C’è una vera e propria folla di pretendenti per Quadrivio sgr, uno dei maggiori operatori nella gestione di fondi alternativi in Italia con oltre 1,3 miliardi di asset in gestione, messa in vendita dagli azionisti a seguito di un repentino cambio dei vertici la scorsa primavera, richiesto da Banca d’Italia (si veda altro articolo di BeBeez).
Secondo quanto riferisce oggi MF Milano Finanza, infatti, scadono a metà della prossima settimana i termini per presentare le offerte non vincolanti per l’intero capitale di Quadrivio sgr e l’advisor Lazard a metà della scorsa settimana ha inviato gli information memorandum a chi aveva già manifestato interesse, dopo aver fatto firmare almeno una trentina di confidentiality agreement.
Il dossier è allo studio di asset manager internazionali del calibro di Eurazeo, Tikehau Capital Partners, Muzinich, Adam Smith Capital e Advanced Capital (casa britannica, da non confondersi con l’omonimo asset manger italiano) e la cinese Fosun, mentre l’altra cinese, Haitong, che inizialmente aveva mostrato interesse, si è poi fatta indietro. Tra gli italiani, il dossier di Quadrivio è sul tavolo di Idea Capital Funds sgr, Clessidra sgr e Tages Holding.
L’affollamento di nomi si spiega con il fatto che l’sgr è una delle piattaforme specializzate in asset alternativi più grande a livello italiano, con in particolare tre nuovi fondi raccolti da poco (private equity, private debt e clean energy) e un’ampia base di investitori che comprende casse di previdenza, banche e family office. L’occasione, quindi, è ghiotta sia per asset maanger italiani che vogliono crescere di dimensioni magari all’estero sia per gli internazionali che vogliono crescere in Italia.
L’sgr, che genera circa 12 milioni di euro all’anno di commissioni e ha un ebitda rettificato atteso per il 2017 di 2,4 milioni, è in carico nel bilancio della holding di controllo per 20 milioni ed è quindi immaginabile che la richiesta degli azionisti sia al di sopra di questa cifra.
Azionisti della holding di controllo dell’sgr sono per il 70% Alessandro Binello e Walter Ricciotti, sino allo scorso aprile rispettivamente presidente e amministratore delegato di Quadrivio sgr, mentre il restante 30% fa capo a FuturaInvest, holding di partecipazioni controllata dalla Fondazione Cariplo). Nell’operazione gli azionisti sono affiancati dai legali dello studio Pedersoli.
Binello e Ricciotti avevano dato le dimissioni all’improvviso dalle cariche e lasciato il posto ad Adalberto Alberici (docente all’Universita Statale e alla Bocconi di Milano) e Francesco Ceci (ex cfo di Cdp), a seguito di una precisa richiesta di Banca d’Italia, che nel verbale di ispezione la primavera scorsa aveva scritto parole molto dure e aveva giustificato la richiesta di rimozione dalle cariche dei due manager con il fatto che le loro scelte di gestione avessero dato luogo a un “quadro aziendale, condizionato negativamente dalla subordinazione degli interessi della sgr e dei fondi gestiti a quelli della proprietà e delle altre componenti del gruppo al quale appartiene la sgr” e che ci fosse la “necessità indifferibile di evitare la reiterazione delle condotte in pregiudizio alla sana e prudente gestione dell’intermediario”. Alla sgr non sono state comminate sanzioni di sorta né è stato intimato ai due manager di cedere le loro quote nell’sgr, tuttavia la decisione di vendere è parsa opportuna.
La scorsa primavera la spiegazione del cambio di management repentino fornita allora agli investitori era stata quella che da tempo l’autorità di vigilanza preme perché le società di gestione separino in maniera netta gli azionisti delle sgr e i loro manager, almeno nei casi delle sgr più grandi. Fatto questo, che comunque resta vero. Quadrivio sgr era infatti l’unica società di gestione italiana di asset alternativi cosiddetta “sopra soglia”, cioè con asset in gestione superiori ai 500 milioni, che non aveva una governance di questo tipo.
Le altre grandi sgr italiane sono Clessidra, Idea Capital Funds, Fondo Italiano d’Investimento e F2i. Altre sgr più piccole, invece, sono controllate dagli stessi manager, secondo un approccio tipico del private equity anglosassone, dove la management company fa capo appunto agli stessi gestori dei fondi. E’ il caso, per esempio, di 21 Investimenti, di Alcedo sgr, di Progressio sgr e di Wise sgr.
Secondo quanto risulta a MF Milano Finanza, il reale oggetto del contendere da parte di Bankitalia sono stati 4,3 milioni di euro di crediti registrati a bilancio 2015 e vantati dall’sgr nei confronti dei due manager e della società con la quale detenevano la quota della holding della sgr stessa, crediti originati da un’operazione di cash pooling (2,8 milioni) e dal fatto che negli anni scorsi i due manager avessero acquistato le quote di alcuni fondi gestiti da Quadrivio sgr, che un family office estero aveva sottoscritto, ma per le quali poi aveva comunicato che non avrebbe più dato seguito agli impegni di investimento.
Per quelle quote sul secondario non si era trovato un compratore e quindi Binello e Ricciotti hanno deciso di acquistarle e risolvere il problema in casa, facendosi però finanziare dall’sgr. Fatto questo, che a Bankitalia non è piaciuto. In ogni caso, nel bilancio 2016, quei crediti non ci sono più, per cui la situazione a fine 2016 era stata sanata.
Intanto lo scorso 20 giugno Banca d’Italia ha nominato Alessandro Zanotti come liquidatore del fondo immobiliare riservato Pegaso Real Estate (gestito da Quadrivio sgr ed ereditato nel 2012 con l’acquisizione di Fondamenta sgr, si veda qui MF Milano Finanza), il cui patrimonio immobiliare residuo era stato messo in vendita all’asta a fine dicembre (si veda qui la documentazione e l’annuncio dell’asta) e che non è quindi parte del perimetro di vendita dell’sgr.