Sono già arrivati a quota 177.045 gli immobili pubblicati in asta dai 139 Tribunali d’Italia a garanzia di crediti andati in default (esecuzioni immobiliari) da inizio anno, dopo le 267.323 le aste giudiziarie su immobili condotte nel 2016 nei vari tribunali di tutta Italia (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo scrive oggi MF Milano Finanza, anticipando l’ultimo studio redatto da Astasy srl, società di consulenza specializzata in esecuzioni immobiliari guidata da Mirko Frigerio. Il sistema di analisi incrocia i dati di tutti i tribunali e prende in considerazione sia le esecuzioni nate dai pignoramenti sia quelle derivanti dai fallimenti e dai concordati, pubblicati da curatele e commissari.
Il totale degli immobili andati sinora in asta ha un valore lordo degli immobili di oltre 75 miliardi di euro e per un prezzo base d’asta complessivo di oltre 25 miliardi. Di questi, 15,9 miliardi (60%) si riferiscono a 140.056 immobili in esecuzione a causa di pignoramento, 8,5 miliardi si riferiscono 765 immobili che fanno parte di procedure concorsuali già in liquidazione dell’attivo (38%) e solo 720 milioni sono sono invece il controvalore di 224 immobili relativi a tutte le altre cause che portano all’esecuzione immobiliare (divisioni giudiziali, eredità giacenti, liti fra parenti) .
Detengono il record del più elevato numero di casi di aste immobiliari le provincie di Milano, Bergamo e Brescia, con 20.200 aste pubblicate. Le Regioni con il maggior numero di esecuzione ad oggi sono Lombardia (21%), Sicilia (oltre 9%), Piemonte (8%), Lazio (poco meno dell’8%) e Veneto (poco sopra il 7%)
In particolare si conferma il trend che vede la maggior parte delle unità immobiliari poste in asta che è rappresentato da appartamenti di piccole dimensioni, tipicamente bilocali, quindi le classiche prime case delle famiglie medie italiane. Nel dettaglio, il 70% delle unità è rappresentato da immobili residenziali, il 4% da uffici, il 7% da capannoni, il 13% da terreni agricoli ed edificabili, una piccola parte da hotel e il restante 6% da altre unità immobiliari, come castelli, oratori, chiese, monasteri, parchi dei divertimenti, discoteche e così via.
L’immobile medio in asta derivata da pignoramento immobiliare che fa capo alla famiglia media italiana ha un prezzo in base d’asta di 113.450 euro, ma con un debito bancario medio di 141.250 euro e con possibilità di partecipazione in asta a un valore ribassato di poco più di 85 mila euro e questo a causa dell’entrata in vigore della L. 132/2015 che consente la partecipazione in asta a un prezzo ribassato del 25% e con la quasi consapevolezza che, ove non intervenisse una attività specialistica, come per esempio la negoziazione tra banca e debitore, fatta extra-giudizialmente da soggetti specializzati e in accordo tra le parti, l’immobile andrà aggiudicato a una cifra intorno ai 64 mila euro, senza nessuna oggettiva soddisfazione delle parti in gioco (né la banca e i creditori né il proprietario del bene) che si troveranno l’uno senza più immobile posto a garanzia del credito e con un debito residuo dato dalla differenza tra il valore lordo di 141.250 euro e il valore di aggiudicazione in asta del bene di 64 mila euro, al lordo delle spese che la giustizia fa gravare al recupero che sono in media di 16 mila euro nel complesso.
In sintesi la banca avrà recuperato un intorno di 50 mila euro su un credito vantato di 141.250 euro e sul proprietario della casa, espropriato dalla giustizie dell’immobile, graverà di un debito nei confronti dello stesso istituto di credito per la differenza, pari a circa circa 93 mila euro.
Ma non è tutto, perché da considerare c’è anche la bomba sociale che c’è dietro a questi numeri. Se si pensa che in media ognuno dei 140.056 immobili in asta sino a oggi ha alle spalle una famiglia, formata da almeno due persone, con almeno un figlio e, come spesso accade, vede coinvolti spesso come garanti, almeno una coppia di genitori dei mutuatari/proprietari, il problema del default sul mutuo ha colpito circa 700 mila persone da inizio anno e sino a oggi, senza considerare le case ancora non pubblicate nel 2017 e gli immobili con avvio atti ancora non in asta. Secondo Astasy, la stima prudenziale vede circa 1,5 milioni di persone coinvolte.