Idea Fimit sgr e Idea Capital Partners sgr cambiano nome e diventano, rispettivamente, Dea Capital Real Estate sgr e Dea Capital Alternative Funds sgr. Lo ha anticipato nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore, a cui Paolo Ceretti, amministratore delegato della holding Dea Capital, quotata a Piazza Affari, ha spiegato che il rebranding sta a significare che d’ora in poi il gruppo offrirà tutte le asset class di prodotto in maniera coordinata agli investitori italiani e internazionali, anche in vista dell’ampliamento dell’operatività all’intera Europa.
Per accelerare le operazioni su questo fronte, Ceretti ha anticipato anche che il gruppo conta di svilupparsi “ancora andando ad acquistare delle società nell’asset management immobiliare”. Visto che a oggi Dea Capital Real Estate gestisce circa 9 miliardi di asset immobiliari e tutti sono concentrati in Italia, la logica, ha aggiunto Ceretti, “è quella di individuare sul mercato opportunità con qualche miliardo di attivi al di fuori del perimetro nazionale”. E sempre sul fronte immobili, un altro progetto è il fondo Special Opportunities 1, che opererà, con una dote di circa 200 milioni, nel mondo dei crediti problematici con sottostante beni immobili.
L’attività di private equity, invece, resterà concentrata su investimenti in Italia. Già in occasione dell’assemblea di bilancio lo scorso aprile, Ceretti aveva anticipato che per svilupparne il raggio d’azione c’è per esempio in progetto il lancio del fondo Agro, fondo chiuso dedicato alle imprese che operano nella filiera del settore agricolo, che offrirò redimenti tendenzialmente più bassi del private equity classico ma con una generazione di cassa ordinaria a favore degli investitori (si veda altro articolo di BeBeez). Ceretti ha spiegato che “l’idea, stante un obiettivo massimo di 120 milioni di raccolta, è di individuare circa 20 aziende target in cui investire nei prossimi quattro anni”.
Dea Capital Alternative Funds sta poi raccogliendo il fondo Idea Ccr 2 (si veda altro articolo di BeBeez), che come il primo investirà nella ristrutturazione di imprese italiane in tensione finanziaria ma con fondamentali solidi e per questo adatte a un piano di rilancio. Ccr 2 punta a una raccolta di oltre 200 milioni. In avrà una dimensione superiore ai 200 milioni.
E’ prevista poi la raccolta di un nuovo fondo di fondi di private equity, che si rivolgerà anche alla clientela privata, attraverso il supporto di reti distributive e c’è in progetto il lancio tra fine anno e inizio 2018 di un fondo di direct lending, battezzato Direct lending I, con un target di raccolta di 150 milioni.
Infine la capogruppo, Dea Capital, che nei mesi scorsi era stata promotrice della nuova Spac Crescita (si veda altro articolo di BeBeez), ha in progetto nuove iniziative per affiancare le aziende nei loro progetti di sviluppo.