Punta ad affermarsi come un polo di eccellenza nel ramo vita e a continuare lo shopping la nuova Eurovita, come sarà ribattezzato il gruppo Phlavia Investimenti dopo la fusione delle tre compagnie Ergo Italia, Old Mutual Wealth Italy e Eurovita che avverrà il prossimo 31 dicembre. Lo ha detto ieri Erik Stattin, ceo del gruppo Phlavia Investimenti, rispondendo a una domanda del pubblico in occasione del suo intervento al Caffè di BeBeez, al quale sono intervenuti anche Andrea Battista, ex amministratore delegato di Eurovita uscito dal gruppo a valle della staffetta tra i fondi JC Flowers e Cinven nel capitale della compagnia, e il partner del fondo Cinven, Eugenio Preve (clicca qui per il video del Caffé). Phlavia Investimenti è infatti stata creata negli ultimi 18 mesi dal fondo Cinven con l’acquisizione delle tre compagnie (si veda altro articolo di BeBeez).
“Partiamo già da oltre 17 miliardi di euro di riserve lorde“, ha detto ancora Stattin, “ma non intendiamo fermarci qui. Ci sono parecchie opportunità di crescita in Italia, sia per via organica sia per acquisizioni. Il nostro progetto è molto chiaro, abbiamo acquisito tre compagnie in grado di presidiare ciascuna un diverso canale distributivo e su questo fronte ciascuna manterrà la sua identità. Ma è certo che il fatto di far parte di un gruppo permetterà ai tre brand di beneficiare di economie di scala e di sinergie in grado di rendere più redditizio il business”.
Peraltro, ha sottolineato Stattin, “in un momento in cui gli oneri regolamentari sono diventati molto più importanti: se prima con la direttiva Solvency 1 avere 5 miliardi di euro di riserve poteva essere sufficiente per sostenere questi costi, oggi con Solvency 2 ce ne vogliono almeno 15-20. Cifra che noi abbiamo raggiunto, ma che certo vogliamo veder crescere in fretta. Possibilità di acquisto di altre compagnie ce ne sono ancora parecchie. Per esempio le posso dire che negli ultimi mesi abbiamo studiato almeno quattro dossier per un totale di altri 15 miliardi di riserve. Poi alcuni dossier sono stati ritirati dal mercato perché l’azionisti ha deciso di non vendere più, mentre altre aste le abbiamo perse (per esempio le compagnie italiana dell’austriaca Uniqa, poi acquistate da Reale Mutua, si veda altro articolo di BeBeez, ndr). Tuttavia ci sono altre opportunità in giro”.
E limiti di spesa non ce ne sono. “Non abbiamo un’allocazione precisa agli investimenti in Italia. Se si trova qualcosa di interessante per proseguire nella strategia di consolidamento, si può comprare”, ha detto Preve, ricordando che “è dal 2008 che Cinven ha scelto di approcciare i servizi finanziari in Europa e ha ormai investimenti in Regno Unito, Irlanda, Austria e ora appunto Italia, in alcuni casi rilevando portafogli in run off, ma in altri casi, appunto con l’obiettivo di consolidare il settore”.
E a proposito di Solvency 2 sia Battista sia Stattin hanno sottolineato il fatto che la nuova normativa di vigilanza per le assicurazioni rende di fatto molto più oneroso di prima l’investimento in equity e in particolare in equity non quotato, chiedendo di accantonare molto più capitale di vigilanza e di fatto tagliando brutalmente i rendimenti netti, mentre favorisce gli investimenti in private debt.
Non a caso Eurovita è stata molto attiva in questa asset class negli ultimi anni. Per esempio nel 2016 ha investito nel fondo di direct lending di Tikehau Capital (si veda altro articolo di BeBeez) e in quello di private debt di RiverRock (si veda altro articolo di BeBeez) e lo stesso Battista in un’intervista a MF Milano Finanza nel giugno 2016 aveva detto di aver investito anche nei fondi di private debt di Muzinich, Tenax, Ver Capital, Antares, Anthilia ed Equita.
Quanto alla strategia industriale, sia Battista sia Stattin hanno sottolineato che il comparto vita in Italia oggi è molto interessante perché ci sarà uno spostamento della massa di risparmio verso forme di risparmio gestito, dove il comparto assicurazioni vita è quello che offre i margini più ricchi. E per questo a Stattin non fa paura il fatto che di recente l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, abbia detto che il suo obiettivo è far diventare la banca “una delle principali compagnie assicurative sul danni in Italia nei prossimi quattro anni e la prima nei quattro anni successivi2, cioè nell’arco di due piani industriali, aggiungendo che “sul viita siamo già la numero uno”.
Stattin ha detto chiaro: “Le ambizioni di Carlo Messina nel mondo assicurativo non ci fanno paura, anzi ci conforta il fatto che una banca così importante abbia la nostra stessa percezione rispetto alle opportunità che ancora ci sono nel settore in Italia” e ha sottolineato che quella di Intesa Sanpaolo “è una compagnia captive e che quindi lavora con un tipo di approccio molto diverso dal nostro. Il che significa che non può essere un nostro concorrente, perché i nostri canali distributivi sono diversi”.
Una considerazione che ha visto concorde anche Battista, che ora ha allo studio “possibili opportunità nel ramo danni e nell’insurtech”, anche se ancora con l’incarico di traghettare il passaggio di consegne in questa fase importante per il gruppo.