Potrebbero essere maturi ora i tempi perché Investindustrial vada al controllo di Aston Martin, il gruppo britannico produttore delle supercar di James Bond, di cui già possiede il 37,5% (e il 50% dei diritti di voto), acquisito a fine 2012 tramite un aumento di capitale da 150 milioni di sterline.
Il Messaggero, infatti, ha ipotizzato nei giorni scorsi che Investindustrial potrebbe presto salire al 50%, acquistando il 5% oggi in mano a Mercedes, il 3% del management e una quota in portafoglio ai soci arabi (l’altro azionista kuwaitiano è Adeem Investments) che oggi in totale controllano il 54,5%.
L’ipotesi, che ha indotto Investindustrial a comunicare che al momento nulla è assolutamente deciso, non è per nulla peregrina, visto che Investindustrial, al momento dell’ingresso nel capitale del gruppo automobilistico, aveva anche siglato un accordo in base al quale il fondo aveva il diritto di salire fino al 50% del capitale di Aston Martin entro i successivi cinque anni.
Voci che vedevano Andrea Bonomi già intenzionato a salire nel capitale del gruppo delle supercar erano circolate già quattro anni e mezzo fa (si veda altro articolo di BeBeez), quando era entrato in forti difficoltà finanziarie il socio kuwaitiano Investment Dar (Tid), cui faceva capo allora il 48,8% di Aston Martin tramite tre veicoli. Allora si diceva che Investindustrial avrebbe atteso che l’accordo di ristrutturazione del debito di Tid fosse concluso per poi eventualmente siglare un’intesa per rilevare nel medio periodo la partecipazione in Aston Martin dal veicolo a garanzia del nuovo prestito. L’accordo di ristrutturazione prevedeva, infatti, che i creditori di Tid che avevano accettato la proposta rinunciassero al 50% dei crediti, ottenessero il rimborso in contanti del 5,7% dell’esposizione e che il restante 44% venisse rifinanziato con un nuovo prestito first-lien, a garanzia del quale sono state messe tutte le partecipazioni possedute da Investment Dar, quindi anche quella in Aston Martin, che sarebbero poi state vendute nel giro di 4-7 anni per rimborsare il debito.
I tempi, quindi, perché qualcosa accada nell’azionariato di Aston Martin sembrano essere quelli giusti e per questo le voci circa a una prossima mossa di Bonomi sono ritornate.
L’operazione di Investindustrial sarebbe prodromica a un’ipo di Aston Martin, che però potrebbe anche avvenire più tardi di quanto varie banche d’affari vorrebbero. In ogni caso la valutazione di Aston Martin sarebbe ben più alta di quella sulla base della quale era avvenuto l’ingresso di Investindustrial nel capitale. Allora, infatti, con Aston Martin che aveva chiuso il 2012 con 461,2 milioni di euro di ricavi e una perdita netta di 26,4 milioni, Investindustrial aveva messo sul piatto 150 milioni di sterline (allora 190 milioni di euro) per la sua quota e aveva messo appunto a disposizione fino a 80 milioni di sterline (altri 100 milioni di euro), senza però essere obbligato a investirli, per ulteriori aumenti di capitale se si fossero resi necessari per finanziare il piano di investimenti da 500 milioni di sterline per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologia. L’operazione era stata la prima del fondo V di Investindustrial ed era stata conclusa sulla base di una valutazione dell’intero gruppo di 740 milioni di sterline (allora 940 milioni di euro).
Ora i numeri sono ben diversi. Nei nove mesi a fine settembre 2017 (scarica qui il comunicato stampa), i ricavi sono saliti dell’84% a 567 milioni di sterline (646 milioni di euro), grazie soprattutto a una forte domanda per la DB11, l’ebitda si è quadruplicato a 124 milioni di sterline (141 milioni di euro) e si è registrato un utile lordo di 22 milioni si sterline, contro i 124 milioni di perdite delle stesso periodo del 2016.
Nei nove mesi la società ha generato 150,3 milioni di sterline di cassa e a fine settembre aveva cassa per 72 milioni. Sulla base di questi dati Mark Wilson, executive vice presidente e cfo di Aston Martin, ha detto che ricavi ed ebitda chiuderanno a fine anno a livelli più alti delle guidance iniziali, rispettivamente di 830 e 175 milioni. In particolare le nuove previsioni sono di un ebitda di 180 milioni di sterline e ricavi per oltre 840 milioni, dopo aver chiuso il 2016 con 593,5 milioni di ricavi e 101 milioni di ebitda (si veda qui il comunicato stampa). Ipotizzando quindi un multiplo di 14-15 volte l’ebitda (visto che si tratta di luxury car), si arriva a 2,5-2,7 miliardi di sterline.
Non solo. Nel frattempo Aston Martin ha iniziato anche un percorso di diversificazione del business, investendo nel settore immobiliare con il proprio brand. Lo scorso ottobre, infatti, è stato annunciato l’inizio dei lavori, insieme allo sviluppatore G&G Business Developments, delle Aston Martin Residences che sorgeranno al numero 300 di Biscayne Boulevard Way a Miami. Si tratterà di una torre da 66 piani di appartamenti extra lusso, la cui costruzione terminerà nel 2021.
Lo scorso marzo Aston Martin (rating B3/B-) aveva riacquistato i suoi bond subordinati PIK in dollari con cedola 10,25% e in sterline con cedola 9,25% in scadenza a luglio 2018 e contestualmente aveva emesso l’equivalente di 550 milioni di sterline di bond a scadenza aprile 2022, con cedola 6,50% per la tranche in dollari e cedola 5,75% per quella in sterline. Lo scorso novembre la società ha collocato in private placement una riapertura da 55 milioni di sterline del bond da 230 milioni di sterline a scadenza 2022 con cedola 5,75% (si veda qui il comunicato stampa).