Grande vittoria del fintech alla Camera nella nottata tra lunedì 18 e martedì 19 dicembre, con la Commissione Bilancio che ha approvato l’emendamento a firma di Sebastiano Barbanti (PD), membro della Commissione Finanze, che propone, per interessi e capital gain derivanti da investimenti in prestiti erogati da privati a privati e imprese tramite piattaforme fintech, la medesima tassazione applicata oggi ai redditi degli strumenti finanziari e quindi un’aliquota del 26% e non più l’aliquota marginale applicata ai redditi personali. L’emendamento, quindi, farà parte del testo che sarà portato alla Camera per il voto di fiducia nei prossimi giorni e dunque è dato per scontato che la modifica proposta diventerà legge.
Nel dettaglio, l’emendamento modifica l’art. 44 del testo Unico delle imposte sui redditi, introducendo la specifica che le piattaforme fintech in questione devono essere gestite da società autorizzate da Banca d’Italia in quanto finanziarie ex art. 106 TUB e/o da istituti di pagamento e che le stesse piattaforme devono operare una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta sui redditi da capitale (si vedano qui il testo della discussione in Commissione Bilancio del 18 dicembre e le proposte emendative approvate, in particolare pag. 59) . La modifica era stata chiesta a gran voce da tutte le piattaforme dedicate al lending da parte di privati ed era uno dei temi che erano stati sollevati da AssoFintech in occasione dell’audizione alla Camera lo scorso novembre nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul fintech (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre in quell’occasione l’associazione di categoria aveva chiesto anche di affrontare il tema del codice fiscale di soggetti non residenti: a oggi infatti chiunque sottoscriva un contratto di natura patrimoniale in Italia deve fornire un codice fiscale italiano al fornitore, il che certo non è impossibile ma richiede un impegno da parte dell’utente, il quale spesso vista l’immediatezza di internet, perde interesse all’operazione e non la fa più. Anche questa questione ora sembra risolta, visto che lo stesso emendamento sulla tassazione del lending con una riga introduce una modifica di legge che fa sì che al posto del codice fiscale possano essere considerati sufficienti una serie di dati anagrafici delle persone fisiche o giuridiche
C’è poi da segnalare un altro importante successo che tocca indirettamente il fintech, visto che si tratta di un settore nel quale il venutre capital sta investendo parecchio. E’ stato infatti approvato un altro emendamento, in questo caso presentato da Michele Pelillo (PD), che prevede che gli enti di previdenza e i fondi pensione possano investire nell’ambito dei Pir, e quindi beneficiando dei relativi incentivi fiscali, somme sino al 5% dell’attivo patrimoniale nell’acquisto di quote di prestiti o di fondi di credito cartolarizzati erogati e/o originati per il tramite di piattaforme di prestiti per soggetti non professionali, intermediari finanziari, istituti di pagamento, ovvero soggetti operanti e vigilati sul territorio italiano in quanto autorizzati in altri Stati dell’Unione europea.
Ancora in sospeso sono invece altri due emendamenti proposti nei giorni scorsi che ricalcavano altrettante istanze di AssoFintech presentate in audizione alla Camera. Da una parte Silvia Fregolent, insieme al presidente della Commissione Finanze Maurizio Bernardo, hanno presentato un emendamento che punta rendere possibile un mercato secondario delle quote di società che raccolgono capitali tramite portali di equity crowdfunding; e dall’altro lato, un emendamento presentato da Bernardo, Fregolent e Sebastiano Barbanti che chiede di spingere i Pir a investire almeno l’1,5% dei loro asset in venture capital o meglio, in fondi o società di capitali che investano almeno il 70% dei loro asset in startup innovative (si veda altro articolo di BeBeez).