Bank of China ha in pegno il 74% di Pasta Zara, il gruppo produttore di pasta che nelle scorse settimane ha chiesto il concordato preventivo al Tribunale della Marca (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scrive oggi Il Corriere della Sera.
Non solo. Bank of China avrebbe anche altre garanzie patrimoniali su magazzini e marchio della società, a fronte di un finanziamento di 50 milioni di euro erogato alla holding Ffauf della famiglia Bragagnolo.
Sulla società operativa, invece, le banche più esposte sono Popolare Vicenza e Veneto Banca (53 milioni), Mediocredito del Friuli (30) e Mps (12), oltre a Sace (factoring) per oltre 20 milioni.
Banche e bondholder (c’è un minibond da 5 milioni di euro) sono in trattative con gli azionisti per trovare una soluzione nella forma di un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della Legge fallimentare, vista la situazione di grave tensione finanziaria che aveva portato la società a chiudere il 2017 con una perdita di 25,7 milioni, dovuta in parte alla svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,3 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni. Una situazione, questa, che ha portato la società a sforare di parecchio il covenant finanziario relativo al rapporto tra PFN e patrimonio netto, fissato a 1,80 volte.
Nel dicembre del 2012 Pasta Zara aveva visto l’ingresso nell’azionariato di Simest spa, la finanziaria di sviluppo del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, e la conferma dell’impegno da parte del socio Friulia spa. Il Consiglio di amministrazione di ottobre 2013 aveva poi approvato un nuovo piano investimenti, al quale era seguito un ulteriore aumento di capitale da parte di Simest, che aveva portato la propria partecipazione all’11,76%. La finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia, invece, a seguito dell’aumento di capitale si era diliuta dall’11,95% all’11,25% (si veda altro articolo di BeBeez).