Meno imprese protestate e pagamenti più puntuali per le imprese italiane nei primi tre mesi del 2018, con i ritardi nella liquidazione delle fatture, che hanno raggiunto il minimo dal 2012. Lo calcola Cerved in un suo report che sarà pubblicato oggi, grazie all’analisi dell’archivio dei protesti e da Payline, il database di Cerved sulle esperienze di pagamento di oltre 3 milioni di imprese italiane.
D’altra parte il quadro è in linea con lo scenario positivo che emergeva dall’ultimo report di Cerved pubblicato lo scorso maggio sui fallimenti (si veda altro articolo di BeBeez), che sono scesi nel primo trimestre dell’anno a 2945 (-4,6% rispetto ai 3.087 del primo trimestre 2017), confermando il trend in atto da dieci trimestri, che ha portato i default sui livelli dei primi anni Duemila: si tratta del valore più basso osservato nei primi tre mesi dell’anno dal 2010
Tornando ai protesti, i dati indicano che tra gennaio e marzo 2018 sono state protestate 8.747 imprese non individuali, il 5,8% in meno su base annua e meno della metà rispetto al picco di 22 mila società protestate toccato nei primi tre mesi del 2013. Tuttavia il miglioramento ha perso slancio rispetto ai precedenti trimestri, quando i protesti si riducevano con tassi a due cifre, soprattutto a causa delle tendenze osservate nel CentroSud. Il numero di società protestate ha infatti ripreso a crescere in Calabria (+8,7%), Sicilia (+7,9%), Campania (+5,3%) e Lazio (+1,3%).
Sul fronte dei tempi di pagamento, invece, nel primo trimestre di quest’anno le imprese italiane hanno pagato i propri fornitori in media in 72,5 giorni, in linea con l’anno prima, ma con una combinazione tra termini concordati e giorni di ritardo più virtuosa. Sono infatti aumentate le scadenze in fattura, mentre i ritardi medi si sono ulteriormente ridotti (da 14,5 a 14,1 giorni), raggiungendo un minimo nell’intero periodo osservato. Anche la presenza di imprese puntuali ha toccato un record positivo nel primo trimestre dell’anno: il 49,8% delle imprese monitorate (in crescita dal 46,9%) ha pagato le proprie controparti entro i termini concordati. Di riflesso è diminuito il numero di società ritardatarie e, soprattutto, di aziende che accumulano ritardi patologici (superiori a due mesi), una quota che si è ridotta dal 6,6% al 6,2%.
Anche in questo caso, però, nelle regioni del Sud Italia, pur avendo registrato importanti miglioramenti, le imprese in grave ritardo sono un numero più che doppio rispetto a quello che si registra nelle regioni del Nord: in Calabria e Sicilia la percentuale di imprese che accumula più di due mesi di ritardo nelle liquidazione delle fatture supera il 10%, in Trentino e Friuli Venezia Giulia non raggiunge il 4%.
I dati per dimensione indicano che i tempi di pagamento si accorciano per le microimprese (da 62,5 a 61,6 giorni per le società con meno di 10 addetti), mentre tornano ad allungarsi per le pmi (da 71,4 a 72 giorni per quelle con 10-250 addetti) e per le grandi società (da 85,3 a 85,6). Nel caso di pmi e grandi società, questo allungamento dipende da scadenze meno rigide (rispettivamente, da 60,7 a 61,3 giorni e da 67,4 a 67,8), mentre i ritardi si attestano sui livelli del 2017 (a 10,7 giorni per le pmi e a 17,8 per le grandi). Viceversa, le microimprese hanno ridotto i propri ritardi (da 15,2 a 14,5 giorni) nonostante scadenze più rigide (da 47,3 a 47,1 giorni).
Microimprese e pmi risultano più puntuali, con un aumento delle società che pagano le fatture entro le scadenze e una riduzione di quelle in ritardo e in grave ritardo. Viceversa, per le grandi società si riduce la percentuale (già bassa) di aziende che saldano nei tempi stabiliti le fatture (da 10,4% a 9,7%) e aumenta la quota di gravi ritardi (dal 5,2% al 5,7%).