Gli investimenti dei business angel sono saliti a 26,6 milioni nel 2017, con un balzo del 10% dal 2016. Lo rileva la Survey Iban 2017, l’analisi annuale sul mercato italiano dell’angel investing condotta dall’Italian Business Angel Network con il professor Vincenzo Capizzi della SDA Bocconi. Lo studio è stato presentato a Milano giovedì 28 giugno 2018 (scarica qui il comunicato stampa).
Nel 2017 sono state condotte 117 operazioni, soprattutto nei settori Ict (33%), e-commerce (10%) e servizi (9%). Il taglio medio per operazione è di 227 mila euro. A livello geografico, le imprese finanziate sono situate prevalentemente nel Nord Italia e in fase di startup (82%).
Il campione 2017 della ricerca include 229 business angel. L’80% sono uomini, laureati, di età compresa tra i 30 e i 50 anni, imprenditori/dirigenti (64%), con un patrimonio mobiliare inferiore ai 2 milioni di euro, di cui investe meno del 20% in operazioni di angel investment.
I business angel preferiscono investire in gruppo, attraverso un network (Iban o uno dei suoi Ban territoriali) o un club deal (66%, contro il 34% dei business angel che investe individualmente). I fattori principali che considerano al momento della valutazione di un progetto imprenditoriale sono: potenziale crescita del mercato (27%); management team (24%) e aspetto sociale dell’azienda (19%). Oltre a investimenti azionari, il business angel di riferimento di un’azienda (champion) apporta soprattutto competenze strategiche e contatti per sviluppare l’attività sociale, con un coinvolgimento medio-alto nell’impresa finanziata nel 77% dei casi. Mediamente, i loro disinvestimenti si verificano 5 anni dopo l’investimento iniziale.
Grazie al supporto dell’Osservatorio Crowdinvesting coordinato da Giancarlo Giudici del Politecnico di Milano, per la prima volta quest’anno sono stati considerati anche gli investimenti effettuati dai business angel tramite le piattaforme di crowdfunding. Emerge che questa modalità di finanziamento è stata utilizzata dai business angel per finanziare il 22% delle imprese totali nel 2017, ma con un investimento medio pari al 3% del totale (13.450 euro).
Purtroppo l’Italia continua a scontare un ritardo nei confronti dei principali concorrenti europei: ad esempio, in Francia sono stati raccolti 1,8 miliardi di euro. “Oggi il 14% delle imprese finanziate è localizzato all’estero: dobbiamo ragionare sempre più con una prospettiva europeo di investimenti cross-border che facciano circolare gli investimenti italiani ma anche e soprattutto che attirino quelli esteri da Paesi più evoluti da un punto di vista di cultura del rischio”, ha commentato Paolo Anselmo, presidente di Iban.