Ha superato i 249 milioni di euro la raccolta di capitali da parte delle imprese italiane e di prestiti da parte di privati e imprese dal 2014 a oggi, cioé da quando sono sbarcate sul mercato le prime piattaforme dedicate a equity crowdfunding, P2P lending e real estate crowdfunding o lending. E la crescita è esponenziale, se si pensa che soltanto nell’ultimo anno la raccolta è stata di oltre 153 milioni e che soltanto nei primi mesi del 2018 è stata di 109 milioni, quindi superiore ai 95 milioni di tutto il 2017
Lo si legge nel 3° Report italiano sul Crowdinvesting, realizzato dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano diretto da Giancarlo Giudici, presentato ieri a Milano.
Anche in Italia si rileva il medesimo trend evidente in Europa, con le attività di lending che sono di gran lunga preponderanti nelle statistiche. L’ultimo report dell’Università di Cambridge sulla finanza alternativa, pubblicato lo scorso gennaio e relativo però agli ultimi dati aggregati disponibili, che sono quelli del 2016, indica infatti che in quell’anno in Europa continentale il primo settore è stato quello del finanziamento ai privati (697 milioni da 366 milioni nel 2015), seguito dal finanziamento alle imprese (350 milioni da 212 milioni), dall’invoice financing (252 milioni da 81 milioni) e infine dall’equity crowdfunding (219 milioni da 159 milioni). Quanto al real estate crowdfunding (109 milioni da 27 milioni), arriva nelle statistiche europee dopo il reward crowdfunding (191 milioni da 139 milioni).
Tornando all’Italia, al 30 giugno 2018, la raccolte delle piattaforme di equity crowdfunding aveva raggiunto complessivamente un valore di 33,3 milioni di euro, di cui ben 20,9 milioni solo nell’ultimo anno, oltre il triplo rispetto a quello scorso. Mentre il lending crowdfunding ha raccolto 216,9 milioni di euro complessivi, di cui 132,3 milioni solo nell’ultimo anno, cioé più del doppio di quello passato. Nel 2017 in Italia è partito anche il real estate crowdfunding, ancora agli inizi con 2,6 milioni di euro di progetti equity e 3 milioni milioni di prestiti.
Nonostante questa accelerazione, in ambito europeo l’Italia rimane ancora indietro rispetto ai volumi di Francia e Germania e soprattutto del Regno Unito, dove solo nel 2016 il crowdinvesting ha raccolto quasi 4 miliardi di sterline. Sempre i dati dell’Università di Cambridge mostrano che tutte le piattaforme web dedicate a tutte le forme di crowdinvesting e crowdfunding (comprese quindi quelle di reward e donation) nel 2016 avevano erogato in Europa un totale di 7,67 miliardi di euro contro i 5,43 miliardi del 2015, ma che in quella statistica il Regno Unito pesava per il 73%, con ben 5,6 miliardi di euro erogati dai 4,4 miliardi del 2015.
L’Italia valeva soltanto 127,6 milioni, di cui 40 milioni relativi al lending alle imprese, 33,6 milioni all’invoice financing e 25,3 milioni dal lending ai privati, mentre il dato relativo all’equity crowdfunding registrato da Cambridge non è da considerarsi valido, visto che lo stesso report dice che una delle maggiori piattaforme italiane non ha fornito i dati. Secondo il database di Crowdfundingbuzz, invece, nel 2016 la raccolta delle piattaforme italiane era stata di 4,36 milioni di euro, passata poi a 11,79 milioni nel 2017 e a 19,16 milioni da inizio anno sino a metà luglio 2018
Più nel dettaglio, l’Osservatorio del Politecnico ha censito 231 campagne di raccolta, di cui 122 negli ultimi 12 mesi, organizzate da 214 imprese con un tasso di successo in miglioramento pari al 67%. Le piattaforme più attive rispetto al numero di campagne proposte sono state Crowdfundme, Mamacrowd e Opstart. Quelle che hanno finalizzato e raccolto più capitale finora sono Mamacrowd (9,3 milioni di euro), Crowdfundme (6,8 milioni di euro) e Starsup (con 3,5 milioni di euro). Il valore medio del target di raccolta per ogni emittente è di 218.368 euro, mediamente viene offerto in cambio il 13,5% del capitale. Fra le imprese emittenti continuano a prevalere le startup innovative, l’84,6% del totale, ma aumenta l’incidenza delle pmi innovative (8,4%) e compaiono per il primo anno le pmi (5,1%), con anche 4 veicoli di investimento. La grande maggioranza opera in Lombardia (seguono Lazio e Piemonte) e nel settore dell’ICT. Gli obiettivi principali per la raccolta di capitale sono investimenti nel marketing / brand (nel 59% dei casi) e nello sviluppo della piattaforma tecnologica (37%).
In media ogni campagna riceve il sostegno di 65,9 investitori. L’investitore tipico è maschio, vive in Lombardia e ha da 36 a 49 anni. Spesso è un ‘affezionato’, che ha scelto di investire in più operazioni. L’Osservatorio ha censito 5.685 sottoscrizioni (nel 35% dei casi inferiori a 499 euro, nel 51% comprese fra 500 e 5.000 euro) effettuate da 3.250 persone fisiche e 279 persone giuridiche. È ancora scarsa la partecipazione di investitori istituzionali di emanazione bancaria, incubatori certificati e fondazioni. Finora, nessuna delle società finanziate ha realizzato una exit, né ci sono stati default e write-off.
In compenso, diverse emittenti hanno realizzato più round di raccolta, a multipli crescenti, con conseguente rivalutazione degli investimenti realizzati nei primi round. Su questa base, l’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dall’Osservatorio calcola un apprezzamento complessivo del valore di portafoglio pari al 16,59% alla data del 30 giugno 2018.