Le piccole e medie imprese italiane tra il 2017 e i primi sei mesi del 2018 hanno raccolto circa 3,5 miliardi di euro dagli investitori di finanza alternativa. Il calcolo è degli Osservatori Entrepreneurship & Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ieri hanno presentato il primo Quaderno sulla Finanza Alternativa, coordinato dal Giancarlo Giudici, che fornisce una quadro completo del mercato italiano.
Più nel dettaglio, le imprese che hanno beneficiato della finanza alternativa sono 1800. La quota più importante di capitali è arrivata tramite il canale dei minibond con il 51% del mercato (contro il 28% del periodo 2008-2018) e 1,84 miliardi di finanziamenti generati, al secondo posto si trova invece il private equity (considerato solo per le operazioni di expansion e replacement) e il venture capital, al 22% del mercato. Netta anche la presenza dell’invoice trading, lo strumento più utilizzato in assoluto (adottato da 900 pmi), che vale il 16% del mercato e che nei 18 mesi ha prodotto un flusso di finanziamenti quasi pari a quello dell’ultimo decennio (580,8 milioni di euro su 612,2 a partire dal 2008). Ancora minoritari ma in crescita il crowdfunding (3%) e le ICOs (al 2%), marginale il direct lending (0,6%) che però il Politecnico considera al netto degli investimenti del fondi specializzati sulle piattaforme fintech, già conteggiati invece tra gli investimenti delle piattaforme fintech di lending e invoice financing (per il Report di BeBeez su 10 mesi di direct lending, clicca qui).
A proposito delle emissioni di minibond, il Politecnico ha calcolato che nei dieci anni tra il 2008 e il giugno 2018 le pmi italiane ci sono state 221 pmi emittenti di minibond, 36 delle quali si sono affacciate sul mercato per la prima volta quest’anno, per un valore di 3,545 miliardi di euro suddivisi in 335 emissioni. Più di metà dei finanziamenti è stata raccolta negli ultimi 18 mesi: 1,527 miliardi nel 2017 e 313 milioni nel primo semestre del 2018. La cedola media dei mini-bond emessi dalle pmi è pari al 5,3% e la scadenza si attesta mediamente a 4,9 anni.