I fondi pensione vogliono investire di più in economia reale. Lo ha detto chiaro ieri il presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, nella sua relazione all’Assemblea annuale dei fondi negoziali, che si è tenuta a Roma (si veda qui il comunicato stampa).
A fine 2017 la stragrande maggioranza degli investimenti in Italia restava infatti in titoli di stato (75,8%), seguiti dai titoli di debito (6,4%), dai titoli di capitale (3,8%), dalle quote di Oicr (0,5%) e dai depositi bancari (13,5%). Questo significa che solo 1,2 miliardi di euro circa vengono investiti dai fondi pensione negoziali in aziende italiane, tramite l’acquisto di titoli di capitale o titoli di debito, su un totale di oltre 50 miliardi di euro di patrimonio.
I fondi negoziali, ha detto Maggi, “sono ormai diventati investitori istituzionali maturi, capaci di essere utili a doppio senso di marcia per l’economia del Paese: da una parte, come collettori del risparmio previdenziale, dall’altra come finanziatori dell’economia nazionale, promotori di un circolo virtuoso teso alla crescita. L’Associazione, al riguardo, si propone di trovare una sintesi di sistema che crei le condizioni per consentire ai fondi pensione di destinare, liberamente e volontariamente, almeno una parte del risparmio previdenziale al finanziamento dell’economia reale e allo sviluppo infrastrutturale. Ciò in cambio di buoni rendimenti e adeguate condizioni di controllo del rischio per gli aderenti”.
A questo fine, ha proseguito Maggi, ““è in fase di definizione il Progetto sugli investimenti, finalizzato a creare un’iniziativa consortile tra i fondi pensione interessati a realizzare investimenti che possano avere ricadute nell’economia reale, attraverso la creazione di un bando comune per la selezione di advisor/gestori finanziari specializzati in investimenti alternativi e un supporto per il controllo del rischio di tali investimenti. È già stato avviato un tavolo di lavoro che sta valutando i dettagli di un Progetto sulle diverse opzioni di investimento per i fondi pensione negoziali, sulla tipologia degli strumenti utilizzabili e le modalità possibili di intervento”.
Non a caso nel testo del Rapporto Assofondipensione si legge che “gli investitori istituzionali sono ora chiamati a valutare una revisione dell’asset allocation strategica e a orientarsi anche verso nuovi strumenti, con un diverso profilo di rischio e rendimento, anche alla luce delle nuove condizioni dei mercati finanziari. Tra questi, l’investimento in strumenti alternativi che consentano anche di veicolare risorse al sistema Paese (private equity, fondi di debito, private credit, infrastrutture e real estate etc.) può rappresentare un’importante opportunità da cogliere, attesa la coerenza con l’orizzonte temporale di lungo periodo dei fondi pensione e la tendenziale stabilità e prevedibilità dei rendimenti prospettici sugli orizzonti medio/lunghi”.
Purtroppo quest’anno il Rapporto non include più l’analisi puntuale degli investimenti in economia reale condotti dai fondi negoziali, come invece era stato fatto nel Rapporto 2017 (si veda altro articolo di BeBeez). Dal rapporto emergeva che a fine giugno 2017 soltanto sette fondi pensione negoziali su 32 censiti avevano investito o intrapreso i primi passi per investire nell’economia reale, tramite fondi di investimento o mandati specializzati. Si trattava di Alifond, Byblos, Eurofer, Laborfonds, Pravaer, Priamo e Solidarietà Veneto.