Sta per concludersi la tormentata storia della crisi di Artoni Trasporti spa e Artoni Group spa, società di trasporti ammesse dal Tribunale di Reggio Emilia alla procedura di amministrazione straordinaria rispettivamente nel giugno 2017 (si veda qui il decreto di allora del Tribunale) e nell’ottobre 2017. Prima dello scorso Natale 2018, infatti, il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato il commissario straordinario Franco Maurizio Lagro ad accettare le offerte vincolanti e migliorative presentate da Fercam e Prelios sgr, rispettivamente per le attività industriali e immobiliari di Artoni Trasporti spa e di Artoni Group spa (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio, il Gruppo Fercam, l’azienda dei trasporti di Bolzano fondata nel 1949 da Eduard Baumgartner, rileverà la gestione operativa del Gruppo Artoni e si farà carico dei dipendenti. Il coinvolgimento di Fercam segue un primo tentativo di acquisto del gruppo avvenuto nel gennaio 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), quando era stato annunciato un affitto di ramo d’azienda e successiva acquisizione da parte di una nuova società battezzata FercamArtoni srl. Nel febbraio 2017, però, l’operazione era saltata (si veda altro articolo di BeBeez), e il gruppo era appunto stato dichiarato insolvente dal Tribunale di Reggio Emilia (si veda qui il decreto del Tribunale) e poi era stato ammesso all’amministrazione straordinaria.
Quanto alle attività immobiliari, saranno assorbite da Prelios sgr, che rileverà gli asset in nome e per conto di un fondo di investimento alternativo chiuso riservato da costituire. Secondo quanto riferisce MF Milano Finanza, il fondo sarà sottoscritto da Davidson Kempner, azionista americano di riferimento della stessa Prelios, e acquisirà una porzione degli attivi composta da un portafoglio immobiliare di 22 asset, di cui 20 immobili a uso logistico, un immobile a uso terziario-residenziale e un terreno. Gli asset sono concentrati nel Nord Italia e in parte saranno riaffittati poi alla stessa Fercam.
Il commissario straordinario nei giorni scorsi ha tenuto però a precisare che la vendita delle attività non si è ancora conclusa e che quindi non è ancora possibile calcolare esattamente quanto potrà essere distribuito ai creditori (si veda qui il comunicato stampa).
Il gruppo Artoni faceva capo ad Anna Maria Artoni e al momento della crisi a fine 2016 fatturava circa 200 milioni di euro e contava su una rete di 60 filiali, circa 7 milioni di spedizioni in Italia, 13 mila clienti e 600 dipendenti, ma aveva ebitda negativo ed era schiacciata da un debito complessivo di 210 milioni di euro, di cui 113 milioni di debiti finanziari. Oltre a 41 milioni di debiti verso società di leasing, ci sono infatti 72 milioni di indebitamento verso il sistema bancario. La banca più esposta è Cariparma, con due mutui per complessivi 11,5 milioni di euro. Ma nella lista dei creditori ci sono anche Bper, Unicredit, Mediocredito Italiano e altri istituti. I debiti con i fornitori, poi, superano i 75 milioni di euro (si veda qui ReggioOnline).