Il 66% degli investitori internazionali specializzati in crediti deteriorati e degli advisor si aspetta che il tasso di rendimento medio da un investimento in Npl in Italia salirà nei prossimi due anni.Lo rileva l’ultimo rapporto globale sugli Npl, stilato dallo studio legale internazionale Ashurst (si veda qui lo studio).
Il rapporto rivela anche il 69% degli intervistati punta a un rendimento compreso tra il 16% e il 20% per un investimento in Npl garantiti originati in Italia, mentre soltanto il 24% si aspetta un rendimento più basso, compreso tra 11% e il 20%.
Per contro la percentuale di investitori che si attende rendimenti tra il 16% e il 20% per gli Npl secured è più bassa in Grecia, Spagna e nel Regno Unito e in Irlanda. Sul fronte dei rendimenti di portafogli di Npl unsecured, invece, gli investitori si aspettano per la maggior parte ( cioè il 48% degli intervistati) un Irr oltre il 20%, sebbene la quota di chi si aspetta Irr compresi tra il 16% e il 20% sia poco inferiore (45%).
A livello europeo, il volume di Npl si è ridotto di un terzo dal 2016 (da 1,12 trilioni a 714,3 miliardi). Lo studio rileva inoltre che l’Italia è prima in Europa per transazioni in crediti deteriorati, con 103,6 miliardi di euro, spalmati su 64 transazioni. Numeri che sono in linea con quanto rilevato a inizio gennaio dal database di BeBeez, che nell’aggiornamento del suo Report 2018 su Npl e altri crediti deteriorati indicava che il valore lordo delle cessioni di crediti deteriorati annunciate sul mercato italiano nel 2018 aveva superato i 101 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez), considerando nel conto anche i 18 miliardi di crediti deteriorati che sono stati trasferiti dalle due banche venete alla SGA, la mega cartolarizzazione da 24,1 miliardi di Mps e le ultime cessioni di Mps annunciate a inizio gennaio, ma riferite a fine dicembre, così come le ultime operazioni annunciate da Illimity. Il che significa una cifra più che doppia rispetto ai 46 miliardi di euro di valore lordo dei deal conclusi nel 2017, di cui il più grande era stato quello relativo al progetto Fino di Unicredit da 17,7 miliardi.