La notizia cattiva è che tempi di pagamento della pubblica amministrazione italiana restano eccessivamente lunghi e questo alimenta un senso di incertezza, oltre che un divario tra l’Italia e gli altri paesi europei. Che infatti ha portato la Commissione Ue a deferire l’Italia alla Corte di Giustizia nel 2017 a tre anni dall’avvio di una procedura di infrazione.
La notizia buona è che questi tempi si stanno riducendo e che nel frattempo le aziende, per aggirare il problema, hanno sempre più fatto ricorso al factoring. In 10 anni il factoring ha raddoppiato il turnover cumulato e nel 2018 ha superato i 240 miliardi di euro dai 221 miliardi del 2017, rendendo l’Italia terza in Europa e quarta a livello mondiale nel settore (si veda altro articolo di BeBeez).
E la pubblica amministrazione rappresenta una fetta importante dei crediti ceduti. Assifact ha calcolato che su un totale di crediti oustanding di 67,7 miliardi di euro a fine 2018 (dai 62,3 miliardi di fine 2017), infatti, i crediti verso la pubblica amministrazione rappresentavano 10,9 miliardi . Di questi, il 34% erano scaduti e in particolare il 23% erano scaduti da oltre un anno (si veda qui Factoring in cifre – dicembre 2018). A fine marzo 2019 il turnover da inizio anno è stato di 58 miliardi, con un outstanding di crediti per 60,7 miliardi.
D’altra parte, se si circoscrive l’analisi ai fornitori di beni e servizi nel settore della sanità in Italia, che rappresentano la fetta più importante dei creditori della PA, a fine 2018 i tempi medi di pagamento (DSO – Days Sales Outstanding) erano ancora a quota 110 giorni. peraltro in calo netto dai 125 giorni dell’anno prima, mentre a fine marzo i tempi erano risaliti a quota 113 giorni. I dati, diffusi mensilmente da Assobiometica, indicano che in tutte le regioni si è registrato un miglioramento, eccetto la Basilicata. In termini assoluti la peggiore a fine 2018 era la Calabria, che paga mediamente a 300 giorni e le regioni migliori erano Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Il divario tra migliori e peggiori è comunque enorme. Assobiometica pubblica anche i nomi delle strutture sanitarie più virtuose e meno virtuose. A fine marzo il peggio si trovava all’Azienda Ospedaliera Mater Domini di Catanzaro con 515 giorni di tempi medi dei pagamenti, contro i 38 giorni della AAS n.5 Friuli Occidentale di Pordenone.
Assifact in occasione dell’evento di presentazione dei dati 2018 lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez) aveva denunciato un atteggiamento di ostruzionismo alla cessione dei crediti da parte della PA, in particolare dagli enti del settore sanitario, che rifiutano sistematicamente le cessioni adducendo motivazioni pretestuose, in quanto preferiscono avere a che fare con il fornitore che con gli associati Assifact per la riscossione del credito, poiché questi ultimi hanno un maggiore potere contrattuale e in base alla normativa europea potrebbe effettuare un’azione legale di richieste degli interessi di mora nel caso in cui il pagamento andasse oltre i 180 giorni. Tra il 2017 e il 2018 ben 134 enti del SSN su 255 (il 55% di quelli censiti da Assobiomedica) di 19 regioni su 20 hanno emanato delibere contro la cessione dei loro debiti di fornitura.
Andrea Trupia, vice direttore centrale commerciale di Banca Sistema, principale player nel factoring sulla PA nato nel 2011 e quotato a Piazza Affari, ha confermato a BeBeez questo atteggiamento delle pubbliche amministrazione: “Quando lavoriamo con la PA collezioniamo le scuse più disparate per giustificare i ritardi nei pagamenti, dalla difficoltà nella riscossione dei tributi al fatto che le fatture siano state emesse con troppo anticipo oppure siano state smarrite o non siano proprio reperibili. C’è poi chi dice che si tratta di debiti fuori bilancio e chi arriva a dire che il ragioniere che si occupa della liquidazione è in ferie, in malattia, non è reperibile o addirittura deceduto”. E ha continuato Trupia: “I problemi principali sono le differenze regionali, la difficoltà di fare controlli, la mancanza di personale competente che gestisca gli ospedali sotto il profilo manageriale”.
Al di fuori del settore sanitario, ha aggiunto Trupia, “gli incassi dei crediti fiscali verso la pubblica amministrazione hanno tempi lunghissimi per l’Ires e molto variabili per l’Iva: dipende dall’importo e dell’Agenzia delle Entrate. In generale, pagano prima le Provincie e sono più lunghi i tempi per Regioni e Comuni, che impiegano fino a mille giorni. I Comuni hanno problemi nei pagamenti perché sono diminuiti i trasferimenti da parte delle Regioni. Se un Comune è in dissesto, i tempi di pagamento sono superiori ai 5 anni”.
Per ridurre i tempi di pagamento della PA dei provvedimenti sono stati presi: flussi finanziari ad hoc a favore della PA, fatturazione elettronica e certificazione delle fatture. “La certificazione ha contribuito a rendere i crediti più bancabili, mentre la fatturazione elettronica prevede maggiori controlli e trasparenza sulle fatture, pertanto può ridurre le giustificazioni pretestuose dei ritardi e gli errori nei pagamenti”, ha detto ancora Trupia, che ha però aggiunto: “Ci sono altri provvedimenti potrebbero essere utili per migliorare i tempi di pagamento, come la rimozione degli ostacoli alla cessione del credito (che molti enti pubblici rifiutano, limitando lo strumento del factoring, utile a dare ossigeno soprattutto alle imprese più piccole) e una maggiore diffusione e incentivazione della certificazione del credito da parte della PA, perché non tutti gli enti che potrebbero farla poi la implementano”.
Banca Sistema a fine marzo aveva crediti outstanding per factoring per 1,82 miliardi di euro, di cui circa l’84% verso la pubblica amministrazione (si veda qui la presentazione agli analisti).