Una proposta di regulatory sandbox per il fintech è arrivata nelle scorse ore in Commissione Finanze della Camera nella forma di emendamento all’art. 36 del Decreto crescita (si veda qui il testo del DL 34/2019, qui il dossier parlamentare e qui il testo completo dell’emendamento), inserendo i commi da 2-bis a 2-octies. Secondo quanto risulta a MF Milano Finanza e BeBeez, sul tema ci sarebbe già l’avallo informale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di Banca d’Italia e di Consob. Ma certo poi, una volta ottenuto l’eventuale ok della Commissione, ci vuole il via libera dell’aula. Anche in questo caso, comunque, i numeri dovrebbero esserci, perché il tema interessa a tutti.
La sandbox è letteralmente il “recinto della sabbia” dei parchi giochi per bambini e la locuzione è entrata nel gergo fintech per indicare uno spazio dove le startup possono sperimentare in sicurezza i loro prodotti innovativi per un periodo di tempo limitato e con un numero limitato di clienti, senza dover sottostare alle regole stringenti a cui sono sottoposti gli operatori del credito tradizionali.
A presentare l’emendamento 36.3 sono stati i deputati della Lega Gusmeroli, Cavandoli, Covolo, Ferrari, Gerardi, Pagano, Paternoster e Tarantino, con Giulio Centemero che è il relatore del provvedimento per la Commissione Finanze e che a sua volta lo scorso marzo aveva presentato il disegno di legge 1673, intitolato “Istituzione del Comitato interministeriale per l’economia digitale nel settore bancario, finanziario e amministrativo nonché disposizioni in materia di esercizio delle funzioni regolatorie.
Il testo ricalcava quello dell’emendamento proposto a fine 2017 alla Legge di Bilancio sullo stesso tema da Sebastiano Barbanti, allora deputato PD. L’emendamento era stato poi approvato dalla Commissione Finanze della Camera, ma in aula era passato soltanto in una parte, cioé quella dove proponeva per interessi e capital gain derivanti da investimenti in prestiti erogati da privati a privati e imprese tramite piattaforme fintech, la medesima tassazione applicata oggi ai redditi degli strumenti finanziari e quindi un’aliquota del 26% e non più l’aliquota marginale applicata ai redditi personali (si veda altro articolo di BeBeez).
Quelle modifiche normative, sia sandbox sia tassazione del lending su piattaforma al 26%, erano state chieste a gran voce da tutti i protagonisti del fintech italiano ed erano temi che erano stati sollevati da AssoFintech in occasione dell’audizione alla Camera nel novembre 2017 nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul fintech (si veda altro articolo di BeBeez). In particolare Assofintech aveva sottolineato in audizione che nel Regno Unito e in parecchi altri paesi nel mondo sono previste deroghe normative e regolamentari per le startup che ne facciano richiesta per testare per un periodo limitato i propri prodotti e servizi in un ambiente protetto, senza dover condurre preventivamente importanti investimenti solo per adeguarsi alle norme. Se l’emendamento sarà approvato, ha commentato infatti Fabio Brambilla, presidente di AssoFintech, “si chiuderà un percorso importante per AssoFintech che è iniziato in occasione dell’audizione alla Camera nel novembre 2017 nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul fintech, nel corso della quale avevamo sollecitato l’introduzione di una metodologia di sandbox come quella in vigore nel regno Unito”. Il deposito dell’emendamento ha sollevato ieri il plauso anche di altre associazioni di categoria, come ItaliaFintech e Italia4Blockchain.
Tornando all’emendamento presentato ora (si veda qui il testo completo), questo prevede che il Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentite la Banca d’Italia, la Consob e l’Ivass, adotti uno o più regolamenti per definire le condizioni e le modalità di esercizio di un periodo di sperimentazione per le attività che perseguono o che intendono perseguire innovazione mediante nuove tecnologie, quali ad esempio intelligenza artificiale e registri distribuiti, di servizi e prodotti nei settori finanziario, creditizio, assicurativo, e dei mercati regolamentati (tecno-finanza o fintech).
Il periodo di sperimentazione durerebbe 18 mesi e prevederebbe per chi sperimenta requisiti patrimoniali ridotti; adempimenti proporzionati e semplificati alle attività che si intendono svolgere; tempi ridotti per le procedure autorizzative;
e la fissazione di perimetri di operatività. I regolamenti in questione, inoltre, stabilirebbero obblighi informativi, tempi per l’autorizzazione, requisiti di professionalità degli esponenti aziendali, profili di governo societario e di gestione dei rischi, forma societaria ammissibile.
Viene infine proposto che il numero dei partecipanti al Comitato di Coordinamento per il Fintech, istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze nel marzo 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), sia ridotto a sette e sia composto da: Ministro dell’economia e delle finanze, Ministro dello sviluppo economico, Ministro per gli affari europei, Banca d’Italia, Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Viene proposto inoltre che il Comitato realizzi un portale telematico specificamente dedicato al periodo di sperimentazione e alle iniziative di tecno-finanza, anche al fine di favorire il contatto degli operatori del settore con le istituzioni e le autorità.
Un recente report congiunto di ESMA (European Securities and Markets Authority), EBA (European Banking Authority) e EIOPA (European Insurance and Occupational Pensions Authority) scarica qui il Report su FinTech: Regulatory sandboxes and innovation hubs) ha evidenziato che a oggi sono cinque le giurisdizioni dell’Unione europea che hanno stabilito sandbox regolamentari (Danimarca, Lituania, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito) e che altre quattro (Norvegia, Austria, Spagna e Ungheria) hanno annunciato iniziative analoghe da implementarsi nel corso del 2019. Il tutto nell’ambito del Fintech Action Plan annunciato nel marzo 2018 dalla Commissione europea.