Non sono arrivate altre offerte per lo stabilimento di Pasta Zara a Muggia (Trieste) oltre a quella di Barilla, ampiamente attesa (si veda qui l’Ansa).
A metà aprile il Tribunale di Treviso aveva pubblicato il bando per la vendita dello stabilimento di Muggia di Pasta Zara, fissando 119 milioni di euro come base d’asta e stabiliva il 22 maggio come data ultima per la presentazione delle offerte e il 23 maggio come data di apertura delle buste (si veda altro articolo di BeBeez).
Pasta Zara era stata ammessa a fine gennaio alla procedura di concordato preventivo in continuità (si veda altro articolo di BeBeez), dopo che il produttore di pasta in difficoltà era stato ammesso al concordato in bianco nel maggio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez) e aveva poi ottenuto una proroga dei termini per presentare il piano concordatario entro il 7 dicembre scorso. A quel punto la società aveva siglato con Barilla l’accordo per cedere per 118 milioni di euro lo stabilimento di Muggia, incluso un contratto di co-packing (imballaggio, confezionamento ed etichettatura dei prodotti Zara) per un periodo di cinque anni (si veda altro articolo di BeBeez).
L’impianto di Muggia è uno fra i più grandi al mondo nel settore della pasta e può vantare un magazzino autoportante da 65 mila posti pallet, benché finora utilizzato soltanto per un terzo. Nello stabilimento operano circa 150 addetti in funzioni prevalentemente produttive. Il ricavato dalla sua vendita rimborserebbe parte dei debiti di Pasta Zara. Il bando del tribunale prevede che l’aggiudicatario dovrà sottoscrivere con Pasta Zara un contratto di produzione a beneficio della società per 54 mesi, con volumi minimi vincolanti decrescenti nel tempo; dovrà inoltre assicurare tutti i rapporti di lavoro dipendente in essere ad agosto 2018, ovvero l’intera forza lavoro dello stabilimento di Muggia, e dovrà farsi carico di coprire le passività esistenti verso i dipendenti di Muggia come Tfr e altre componenti differite di retribuzione; dovrà infine garantire i contratti in corso con i fornitori fino a scadenza. Pasta Zara continuerà a operare in autonomia nel quartier generale di Riese Pio X (Treviso) e, attraverso la controllata Pasta Zara 3, nel polo di Rovato (Brescia).
L’iter prevede ora l’assemblea dei creditori fissata per il prossimo 24 luglio, che dovranno dare il via libera al piano di rientro dal debito, già approvato dal Tribunale di Treviso. La proposta concordataria prevede che i debiti finanziari (non leasing, ma compreso il minibond) siano soddisfatti al 33% entro 12 mesi dall’omologa del concordato e che i crediti di SGA e di Bank of China siano a loro volta soddisfatti al 33%, ma entro 5 anni dall’omologa. Infine, i crediti degli istituti di leasing saranno rimborsati al 100% entro 24 mesi dall’omologa (si veda altro articolo di BeBeez).
Pasta Zara è controllata dalla famiglia Bragagnolo e partecipata dalla finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia, Friulia (11,25%), e da Simest (11,76%). E’ gravata da un debito finanziario lordo di 241 milioni di euro, di cui 178 milioni nei confronti di varie banche e in particolare 73 milioni riferibili ad affidamenti ottenuti da Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca e quindi finiti nel portafoglio della Sga. Il tutto senza dimenticare che a livello di holding (la lussemburghese Ffauf sa della famiglia Bragagnolo) ci sono altri 50 milioni di euro di debiti nei confronti di Bank of China. Banche e bondholder (c’è un minibond da 5 milioni di euro) sono da tempo in trattative con gli azionisti per trovare una soluzione nella forma di un accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della Legge fallimentare, vista la situazione di grave tensione finanziaria che aveva portato la società a chiudere il 2017 con una perdita di 25,7 milioni, dovuta in parte alla svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,3 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni. Una situazione, questa, che ha portato la società a sforare di parecchio il covenant finanziario relativo al rapporto tra PFN e patrimonio netto, fissato a 1,80 volte.