Quello che la Svizzera aveva negato, gli Emirati Arabi hanno concesso. Danilo Coppola, latitante dall’agosto del 2022, uscito dall’ombrello della confederazione elvetica (che aveva negato alle autorità italiane il suo arresto) e arrivato per turismo appunto negli Emirati, si è trovato le manetta ai polsi. Ieri Coppola è stato infatti arrestato ad Abu Dhabi e poi trasferito in carcere a Dubai. L’arresto è la conseguenza della condanna in via definitiva per il crack di tre società: Gruppo Immobiliare 2004, MIB Prima e Porta Vittoria spa. Ora è attesa la sua estradizione. È questo l’ennesimo capitolo dell’avventura immobiliare dell’ex protagonista della stagione dei “furbetti del quartierino”, ben nota alle cronache per il disinvolto tentativo tra il 2004 e il 2006 di scalare Mediobanca, la RCS-Corriere della Sera, BNL e pure Antonveneta. E per aver mandato in bancarotta fraudolenta parecchie società.
Nei fatti, l’Ufficio esecuzione della Procura di Milano, coordinato dall’aggiunto Eugenio Fusco e col pm Adriana Blasco, il 30 settembre 2022 aveva emesso un mandato d’arresto internazionale nei confronti di Coppola, condannato in via definitiva a 7 anni per bancarotta il 1* luglio 2022 per il crac delle tre società immobiliari di cui sopra, a seguito dell’inchiesta dei pm milanesi Mauro Clerici e Giordano Baggio (ora alla Procura europea) e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf.
Nel dettaglio, Coppola (che in 18 anni ha subito più di 30 processi) era stato condannato perché i fallimenti di tre società amministrate da lui sarebbero derivati da suoi comportamenti illeciti. Le tre società sono state dichiarate fallite in tre anni diversi: Gruppo Immobiliare 2004 nel 2013, MIB Prima nel 2015 e Porta Vittoria, società incaricata della riqualificazione dell’omonimo quartiere di Milano, nel 2016. Nel caso di Porta Vittoria, secondo i magistrati Coppola avrebbe sottratto fondi per trasferirli in altre società con sede in Lussemburgo di cui era titolare.
Dopo l’ordine di carcerazione, nel quale la pena da scontare era stata calcolata in 6 anni, 2 mesi e 12 giorni (tolto dai 7 anni il cosiddetto ‘pre-sofferto’) e dopo il verbale di “vane ricerche” sul territorio italiano, il pm Adriana Blasco aveva firmato il mandato d’arresto internazionale. Poi è arrivata l’individuazione, da parte degli investigatori, di Coppola negli Emirati e ieri l’arresto, a cui segue la richiesta di estradizione verso l’Italia.
Prima di andare negli Emirati Arabi Uniti, Coppola si trovava appunto in Svizzera (dove pare sia rientrato anche di recente per un problema di salute) e le autorità elvetiche avevano negato la sua consegna all’Italia in relazione a un’ordinanza di custodia in carcere per un altro procedimento per tentata estorsione sul caso Prelios. Per mesi, tra l’altro, l’immobiliarista, pur se latitante, ha postato video sui suoi canali social attaccando i magistrati di Roma e Milano che hanno indagato su di lui proclamandosi sempre innocente.
Danilo Coppola è imputato anche in altri due processi in corso a Milano, uno dei quali andrà a sentenza a gennaio. In particolare, è imputato davanti alla seconda penale (sentenza il 9 gennaio), con altri tre nel processo che vede al centro accuse scaturite dall’inchiesta principale sui crack Gruppo Immobiliare 2004, MIB Prima e Porta Vittoria. Tra i casi di questo procedimento c’è anche la bancarotta per il fallimento nel 2015 di Editori per la finanza srl (la società editrice del settimanale Borsa&Finanza), di cui Coppola sarebbe stato “amministratore di fatto”. Inoltre, in un altro processo, assieme a un’altra persona che ha già patteggiato, è accusato di tentata estorsione ai danni di Prelios, società di gestione del risparmio, proprietaria del complesso immobiliare Porta Vittoria, nel capoluogo lombardo (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo anche che lo scorso 3 aprile Coppola aveva perso definitivamente in Cassazione l’ultima battaglia per tentare di rimettere le mani sullo storico Hotel Cicerone di Prati, grande struttura alberghiera nel centro di Roma, acquistata da Franco Sensi nel 2004. Con l’ordinanza 9161 pubblicata il 3 aprile dalla Terza sezione civile della Suprema Corte, è stato respinto il ricorso della difesa di Coppola contro la decisione della Corte di Appello di Milano che con verdetto del primo giugno 2021 aveva escluso che l’immobiliarista avesse titolo per contestare la proprietà dell’immobile che era del Banco Bpm, uscito vittorioso dalla lite in Cassazione.
La Suprema Corte aveva anche condannato Coppola oltre che alle spese legali anche a una sanzione in favore di Banco BPM “per aver perseverato in una iniziativa processuale pretestuosa e valutabile alla stregua di abuso del processo”. Senza successo, il ricorso di Coppola aveva sostenuto che l’immobiliarista era “l’effettivo titolare dei rapporti contrattuali” relativi al leasing dell’hotel Cicerone e che era lui il “dominus” di quei rapporti “solo apparentemente instaurati dalla società Cicerone. “Coppola cerca di prendere gli avversari per sfinimento ma adesso questa vicenda, dopo tanto tempo essendo iniziata nel 2010, è definitivamente chiusa e l’hotel potrà finalmente essere messo in vendita”, aveva commentato l’avvocato Giuseppe Mercanti che ha patrocinato in Cassazione il gruppo bancario Banco Bpm.
Coppola, 56 anni, viene da una famiglia siciliana ma è romano d’adozione. A 28 anni ha preso in mano l’azienda di costruzioni del padre e ampliato il suo business fino a possedere oltre 2 mila immobili, prima nell’area romana per poi arrivare a Milano. Tanto da guadagnarsi il nome di Er Cash.
Ed è all’inizio degli anni duemila che Coppola, insieme a Stefano Ricucci e altri immobiliaristi rampanti, appunto i “furbetti del quartierino”, ha tentato di scalare il salotto buono della finanza, rilevando quote in Mediobanca (arrivando a controllare la robustissima quota del 4,66%) con la regia dell’allora numero uno della Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. Nel 2003 Coppola ha poi messo le mani sul 5% della BNL e sul 2% di BIM. Poi è arrivata anche la squadra di calcio, la Roma, come da tradizione di una certa imprenditoria italiana, di cui ha presoil 2,5%. Il 20 gennaio 2005 il finanziere ha poi comprato il 65% delle azioni di IPI spa da Luigi Zunino e lanciato l’opa obbligatoria sul resto delle azioni. Alla fine Coppola era arrivato a detenere il 74,448% di IPI (la quota scenderà al 47% in seguito all’escussione del pegno da parte di Bim su parte delle azioni di Ipi di proprietà di Coppola).
Ed ecco che nel 2005 si arriva allo scandalo finanziario di Bancopoli (con accuse di insider trading e aggiotaggio insieme al banchiere Fiorani e ai finanzieri Emilio Gnutti e appunto Ricucci), ma a Coppola, dopo 8 anni di processo e 104 giorni di isolamento in carcere (durante i quali ha tentato un paio di suicidi e un’evasione) sono stati concessi gli arresti domiciliari. Questo però non lo ha salvato dalla condanna in primo grado a 6 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta. Una delle sue società, la Micop, avrebbe distratto all’erario 18 milioni di euro. Ma oltre alla Micop, altre 12 società del suo gruppo sono finite in bancarotta, con distrazioni complessive di oltre 300 milioni. Coppola si fa due anni e mezzo di carcere.
Nel 2010 raggiunge un accordo per saldare il contenzioso con il Fisco italiano al quale deve dare 200 milioni. L’assoluzione dell’accusa di bancarotta fraudolenta arriva in formula piena il 7 maggio 2013 “perchè il fatto non sussiste”. Dopo l’assoluzione, scompare dalle pagine della cronaca ma non dalle inchieste delle procure. Il 1° aprile 2016 il Tribunale di Roma lo condanna a 9 anni di reclusione con interdizione in perpetuo dai pubblici uffici per un’altra bancarotta fraudolenta di una decina di società del gruppo, avvenuta tra il 2007 e il 2008, per un buco come detto di quasi 300 milioni. Il 24 maggio del 2016 viene arrestato dalla Guardia di Finanza di Milano con l’accusa di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte in relazione all’indagine su Porta Vittoria spa. E poi arriva la condanna per le bancarotte dei tre gruppi sopracitati, confermata dalla Corte d’Appello di Milano nel luglio 2020 e poi ulteriormente confermata dalla Corte di Cassazione appunto nel luglio 2022.