Dopo tre anni di ristrutturazione aziendale, risorge il produttore di pasta fresca Alibert, grazie ad Alibert 1967 spa, nuova proprietaria del marchio e degli stabilimenti dal marzo 2016 (si veda altro articolo di BeBeez).
Alibert ha infatti lanciato ieri una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma WeAreStarting, che costituisce il primo passo verso la quotazione in Borsa della società (si veda qui il comunicato stampa). La campagna, che ha già raccolto oltre 125 mila euro (su un target di 204 mila euro), prevede l’emissione di 32.500 nuove azioni, pari al 2,75% del capitale della società, a fronte di una valutazione pre-money di 21 milioni di euro.
Fondata nel 1967 dalle famiglie Bertagni, Zanasi e Michelato, Alibert è una delle più importanti realtà industriali nella produzione e distribuzione di pasta fresca ripiena. La produzione è concentrata a Preganziol, in prossimità di Treviso, dove si trova anche il quartier generale dell’azienda.
La società aveva raggiunto l’apice del successo negli anni Novanta. E’ poi entrata in crisi dal 2012, dopo aver rilevato uno stabilimento a Padova per aumentare la sua capacità produttiva. Purtroppo il ramo d’azienda individuato aveva rilevato, nel corso dei due anni di locazione, dei vizi occulti che nonostante i costi sostenuti e gli investimenti effettuati non avevanp consentito l’eliminazione delle problematiche riscontrate. A questo si aggiunse il fatto che contemporaneamente la società aveva acquisito un terreno industriale vicino a Preganziol per la costruzione di un nuovo capannone e che entrambe le operazioni erano state finanziate ricorrendo ai fornitori. Tra il 2013 e il 2016 la società aveva accumulato un debito di 5,2 milioni di euro nei confronti dei fornitori, che avevano smesso di approvvigionarla.
Nel marzo 2016 la società ha depositato presso il Tribunale di Treviso la domanda di concordato con riserva e un piano di rilancio, che prevedeva l’affitto del rampo d’azienda e poi la cessione della società a una cordata guidata da Valentino Fabbian (presidente di Chef Express, gruppo Cremonini), affiancato dal fratello Angelbruno (professionista del settore alimentare maturato in prestigiose aziende leader nelle paste ripiene), da Pierluca Mezzetti (esperto in operazioni straordinarie), Giancarlo Simionato (tra i fondatori di Azimut) e Fulvio Conti (attuale presidente di Tim spa).
La domanda di concordato era stata accolta dal tribunale il 14 marzo 2016 (si veda qui il documento di ammissione) e a fine giugno dello stesso anno era stata omologata (si veda il decreto di omologa). Come da piano di rilancio, Alibert ha concesso in affitto alla newco Alibert 1967 srl il ramo d’azienda composto da know how, certificazioni, clienti; personale; sito produttivo; magazzino e terreno. Il contratto d’affitto prevedeva: un canone per un importo di 300 mila euro annui, per un periodo di 3 anni; l’acquisto dell’azienda a un valore di 3,5 milioni, prezzo che è stato pagato considerando i canoni d’affitto pagati fino alla data dell’acquisto e attraverso l’accollo del Tfr (si veda altro articolo di BeBeez).
Attualmente lo stabilimento di Preganziol occupa un’area di oltre 12.500 mq suddivisi tra impianto produttivo, magazzini e uffici. La capacità produttiva con l’attuale assetto delle linee arriva a 8,5 mln di kg annui utilizzando 7 linee produttive, 3 dedicate al secco e 4 dedicate al fresco/ambiente di cui una per il fresco doppia sfoglia. A inizio 2019 il sito produttivo di Bologna ha affiancato quello di Preganziol. Lo stabilimento bolognese occupa una superficie di 4.500 mq, diviso in area produttiva, magazzino ed uffici. La capacità produttiva arriva a 9 milioni di kg annui, utilizzando 3 linee produttive dedicate alla pasta secca. Alibert realizza prodotti a marchio (14,2% della produzione del 2018) e soprattutto in private label (85,8% della produzione del 2018), siglando accordi con aziende come Princess e Kraft-Heinz in Gran Bretagna, Metro in Francia, Carrefour in Belgio e Delhaize in Francia. Negli ultimi 3 anni il fatturato dell’azienda è cresciuto del 98%, passando dai 5,8 milioni del 2016, anno d’acquisizione, ai 10,5 milioni del 2018.