Nexi Payments, società del Gruppo Nexi, ha ceduto la maggioranza di Moneynet spa, società specializzata nell’erogazione di servizi a pagamento (si vedano qui il comunicato stampa di IVS e qui quello dell’advisor). La quota di controllo della società è stata rilevata da CSH srl, a sua volta controllata da IVS Group spa, società leader in Italia e secondo operatore in Europa nelle vending machine, quotata sul segmento Star di Borsa Italiana. La restante partecipazione è stata acquisita da amministratori e dirigenti del gruppo acquirente. L’advisor legale di CSH è stato Talea Tax Legal Advisory, mentre Nexi Payments è stata assistita dallo studio Baker McKenzie.
Moneynet offre alle pmi servizi e soluzioni pos e di e-commerce. Offre anche servizi a valore aggiunto (programmi loyalty, ricariche tecnologiche, borsellino elettronico) attivabili su pos. Ha sede a Palermo e opera in Italia da oltre 25 anni. La società inizialmente faceva parte di Bassilichi, leader nell’attività di business process outsourcing, partner di riferimento per banche, aziende ed enti della pubblica amministrazione, che è stata rilevata per 230 milioni euro nel dicembre 2016 da Nexi, quando ancora si chiamava Icbpi (si veda altro articolo di BeBeez).
Nexi si è quotata su Borsa Italiana nell’aprile scorso (si veda altro articolo di BeBeez) e lo scorso 31 maggio ha rimborsato in anticipo il bond da 1,375 miliardi di euro senior secured a tasso variabile a scadenza 1 maggio 2023 collocato nel maggio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Post-ipo, i fondi Advent International, Bain Capital e Clessidra, tramite Mercury, hanno ridotto la loro partecipazione nel capitale di Nexi al 61,8% (si veda altro articolo di BeBeez). I nuovi azionisti entrati nel capitale a seguito della quotazione di Nexi comprendono il fondo sovrano di Singapore GIC (più del 3% del capitale); l’asset manager francese Amundi (oltre il 2%), Marshall Wallace, Moneta Asset management e Dws (con quote poco sotto il 2%), ma anche Unipol, Azimut, Amina Sgr, Davide Leoni & Partners e General Investments (si veda altro articolo di BeBeez).
IVS Group è tra i gruppi leader in Europa nella gestione di distributori automatici e semiautomatici di bevande calde, fredde e snack e negli ultimi 10 anni ha condotto un’aggressiva campagna di m&a. La presentazione agli analisti della trimestrale 2019 indica ben 110 acquisizioni dal 2012, per un investimento complessivo di circa 180 milioni di euro, forte dei capitali raccolti con la quotazione in Borsa nel 2012, a valle della business combination con la Spac Italy 1 Investments sa. Si era trattato del primo veicolo di investimento di questo tipo quotato in Italia. La Spac aveva raccolto 150 milioni di euro dagli investitori ed era stata promossa dai manager Vito Gamberale, Carlo Mammola, Gianni Revoltella, Roland Berger, Florian Lahmstein e Gero Wendenburg. Ma IVS ha anche attinto al mercato del debito con una serie di emissioni obbligazionarie. Nel marzo 2013 ha emesso bond high yield per 200 milioni di euro a scadenza 2020 e cedola 7,125% e nel marzo 2014 ha prezzato altri 50 milioni di bond high yield analoghi (si veda altro articolo di BeBeez), che poi ha rifinanziato con un’emissione da 240 milioni con cedola 4,5% a scadenza 2022 nel 2015 (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Il gruppo ha chiuso il bilancio consolidato 2018 con 434,4 milioni di euro di ricavi, un ebitda rettificato di 93,4 milioni e un debito finanziario netto di 285,5 milioni. L’attività core del vending si svolge principalmente in Italia (79% del fatturato), in Francia, Spagna e Svizzera, con circa 202.000 distributori automatici e semiautomatici. Il gruppo ha una rete di 82 filiali e più di 2.900 di collaboratori. IVS Group serve più di 15.000 aziende ed enti, con circa 850 milioni di erogazioni all’anno.