Sono arrivate le offerte non vincolanti dei fondi infrastrutturali per Open Fiber (controllata pariteticamente da Enel e Cdp), per Flash Fiber (joint venture tra Telecom, che la controlla all’80% e Fastweb, che detiene il restante 20%) e per gli asset FTTH (Fiber to the Home, ossia fibra fino a casa) di TIM.
Il piano potrebbe portare alla fusione delle tre realtà in un unico gruppo italiano delle reti in fibra ottica, così come confermato lo scorso giugno da Tim a seguito di serie di indiscrezioni di stampa. Allora Tim aveva informato “di aver sottoscritto con Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Enel un accordo di confidenzialità volto ad avviare un confronto finalizzato a valutare possibili forme di integrazione delle reti in fibra ottica di TIM e Open Fiber, anche attraverso operazioni societarie. L’obiettivo del confronto è di verificare la fattibilità dell’operazione, le relative modalità ed il perimetro di attività oggetto di un possibile accordo, in funzione della volontà delle parti e del quadro normativo e regolatorio di riferimento” (si veda qui il comunicato stampa).
Lo scorso 8 novembre, in occasione della presentazione dei risultati dei nove mesi del gruppo, TIM aveva precisato che “nel corso del trimestre è continuato il processo per la potenziale operazione su Open Fiber da parte di TIM in partnership con uno o più fondi infrastrutturali, la cui selezione è in corso” (si veda qui il comunicato stampa). Mentre la scorsa settimana l’amministratore delegato di Telecom Italia, Luigi Gubitosi, ha detto che intende selezionare entro fine anno uno o più fondi che affianchino Tim nell’operazione d’integrazione con Open Fiber.
La struttura finale dell’operazione è ancora oggetto di discussione e approfondimenti, ma si dice che i fondi potrebbero rilevare circa la metà di Open Fiber mentre il restante 50%, o poco sotto, potrebbe andare a Tim anche attraverso il conferimento degli asset FTTH, con Cdp che resterebbe della partita, mentre Enel potrebbe uscire dal capitale di Open Fiber, a fronte di un pagamento in contanti per la sua quota, contanti che arriverebbero dai fondi.
Tra i fondi che hanno presentato le offerte non vincolanti si fanno i nomi di F2i, Ardian, Athena, Brookefield, Macquaire, Kkr, GS Global Infrastructure (Goldman Sachs) e Allianz European Infrastructure, ma in realtà si farebbe prima a elencare tutti i principali fondi infrastrutturali del mondo. Il deal, infatti, è ghiotto e soprattutto piuttosto grande, visto che inizialmente si parlava di un valore degli asset di Open Fiber di almeno 3 miliardi di euro, ma addirittura già a giugno uno studio di Mediobanca, commissionato da Enel, forniva per Open Fiber una valutazione di 8 miliardi, di cui 2 miliardi di sinergie. Quanto a TIM, secondo Reuters avrebbe valutato l’asset 5-6 miliardi.