Si scioglie Ideami spa, la Spac promossa da Banca Imi e Dea Capital, che nel dicembre 2017 si era quotata all’Aim Italia dopo aver raccolto 250 milioni di euro , di cui 200 milioni da investitori terzi e 50 milioni investiti direttamente dai promotori (si veda altro articolo di BeBeez).
A inizio dicembre 2018 gli azionisti della Spac avevano detto no alla proposta di business combination con A. Agrati spa, uno dei principali produttori mondiali di sistemi di fissaggio nel settore dei componenti per l’industria automobilistica (si veda altro articolo di BeBeez). L’assemblea, infatti, non aveva raggiunto il quorum deliberativo in sede
straordinaria, per cui il progetto di fusione e la conseguente business combination non erano stati approvati, con la conseguenza che non è nemmeno sorto per gli azionisti il diritto di recesso. A quel punto i promotori erano tornati a cercare un nuovo target di investimento. Ma evidentemente non è stato trovato.
La nota diffusa da Ideami nei giorni scorsi precisa infatti che “non sono state identificate, per ragioni in gran parte riconducibili alle condizioni non favorevoli del mercato primario, ulteriori opportunità per realizzare una business combination in grado di creare valore per gli azionisti tenuto conto del termine statutario di durata della società dell’11 dicembre 2019” (si veda qui il comunicato stampa).
A questo punto il Consiglio di amministrazione ha deliberato di convocare l’assemblea di Ideami, in sede straordinaria, per il 13 e 16 dicembre 2019 (rispettivamente, in prima e seconda convocazione) per la nomina di Roberto Capone quale liquidatore unico e il conferimento dei relativi poteri, tra cui l’autorizzazione all’utilizzo delle somme depositate sul conto vincolato, investite in liquidità e polizze di capitalizzazione a capitale garantito (a oggi sono 253 mila euro).
Quanto ai warrant Ideami, a loro volta quotati su Aim Italia, questi dovranno ritenersi decaduti. “L’esistenza e la conservazione infatti di tali titoli presuppongono la persistente fattibilità dell’operazione rilevante”, ha precisato ancora la società nella sua nota.
Nel dettaglio, il patrimonio netto di liquidazione, al netto dei costi di liquidazione, sarà distribuito agli azionisti titolai di azioni ordinarie e speciali fino a concorrenza del prezzo di sottoscrizione di 10 euro per azione, con i titolari delle azioni speciali che hanno diritto a veder liquidata la propria quota di patrimonio netto di liquidazione solo in via postergata rispetto ai titolari delle azioni ordinarie. Intanto in Borsa il prezzo si è portato a 9,9 euro, coerentemente con le aspettative di rimborso.
Quella di IdeaMi non è stata l’unica storia non di successo di una Spac italiana. A inizio dicembre 2018 era fallito anche il progetto di Capital for Progress 2 rispetto alla proposta di integrazione con ABK, specializzata nella produzione e commercializzazione di pavimenti e rivestimenti ceramici (si veda altro articolo di BeBeez).. In quel caso l’assemblea della Spac aveva approvato la business combination, seppure con una maggioranza risicata, ma poi aveva subito recessi per un valore del capitale superiore al 57%. CPF2 ha poi risolto la situazione proponendo ai soci di trasformare la Spac in un veicolo di investimento diverso, senza più i lacci temporali della Spac, ha rimborsato quelli che non hanno approvato il progetto ed è andata avanti con gli altri, cambiando nome in Capital For Progress Single Investment e annunciando che investirà 15 milioni di euro in Copernico Holding (si veda altro articolo di BeBeez).
Il problema, che BeBeez ha segnato più volte, non sono state le aziende target proposte. Si è trattata di mera opportunità finanziaria. Il risultato delle elezioni politiche del marzo 2018 aveva spaventato molti investitori, soprattutto gli esteri, e chi aveva raccolto capitali tra gli stranieri ha subito il fuggi-fuggi. Il risultato è stata una depressione delle quotazioni che in molti casi per le Spac a fine 2018 viaggiavano molto sotto i tradizionali 10 euro utilizzati in ipo da praticamente tutte le Spac. E se c’è chi ha venduto, c’è stato chi ha comprato, spinto dall’opportunità di acquistare a sconto oggi un titolo che, quando si presenterà l’occasione per il recesso, potrà essere rimborsato a 10 euro o poco meno, il tutto nel giro di pochi mesi. Certo, se tutti fanno questo ragionamento l’operazione salta e quindi la nuova scommessa è sperare che la Spac in questione non riesca a trovare una soluzione prima della scadenza dei canonici 2 anni dalla quotazione, nel qual caso sarà costretta a sciogliersi e rimborsare i soci sempre a 10 euro.
E’ evidente, quindi, che chi deve presentare business combination ai propri soci oggi, deve immaginare dei correttivi per evitare di cadere nelle trappole di cui sopra, mentre chi deciderà di andare in raccolta dovrà a sua volta immaginare strutture un po’ diverse. Un tema che abbiamo ampiamente trattato lo scorso agosto nell’ultimo Report Spac di BeBeez (disponibile per gli utenti di BeBeez News Premium 12 mesi, scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese).
Per la verità già in passato, ancora in pieno boom di Spac tradizionali, si è visto che la creatività non manca. Electa Group, fondata da Simone Strocchi, ha strutturato due veicoli non quotati che hanno emesso bond che sono stati poi rimborsati con il consenso discrezionale dei sottoscrittori, in azioni e warrant delle target, determinandone il primo flottante in accesso al listino. E’ stato il caso di Ipo Challenger e Ipo Challenger 1 per le quotazioni, rispettivamente di Italian Wine Brands e Pharmanutra. Sempre Electa è arrivata addirittura a evitare di costruire prima il veicolo che raccogliesse i capitali, introducendo la figura del cornerstone investor attorno al quale aggregare altri investitori, utilizzando una piattaforma fintech. La procedura è stata battezzata Spac-in-Cloud e, utilizzando la piattaforma Elite Club Deal di Borsa Italiana, ha quotato nel dicembre 2018 Digital Value, grazie all’intervento del cornerstone investor Ipo Club, una sorta di feeder-fund destinato a investire a sua volta in Spac, oltre a condurre coinvestimenti diretti, promosso dal gruppo Azimut e appunto dal gruppo Electa.