D-Orbit, startup italiana specializzata nel recupero dei cosiddetti “rifiuti spaziali”, ha chiuso un nuovo round di finanziamento, guidato da Seraphim Capital, il più grande fondo di venture capital al mondo dedicato agli investimenti in società New Space (si veda qui il comunicato stampa di D-Orbit e qui quello di Seraphim). Il round, di cui non è stata rivelata l’entità, è stato sottoscritto anche da Noosphere Ventures, il primo investitore americano di D-Orbit, Invitalia Ventures, Indaco sgr, Elysia Capital e Nova Capital.
A dicembre 2015 D-Orbit aveva ricevuto un grant da 2 milioni di euro dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020-Sme Instrument. Il round precedente risaliva all’ottobre 2015, quando la startup aveva raccolto 1,83 milioni di euro emettendo strumenti finanziari partecipativi (si veda altro articolo di BeBeez), di cui 1,3 milioni investiti dal Club degli Investitori, mentre il resto era stato sottoscritto da un gruppo di imprenditori dell’area comasca (per 230 mila euro) e da due fondi già azionisti di D-Orbit, cioé TTVenture (Green Arrow sgr) e Como Venture, che nel dicembre 2014 avevano sottoscritto un aumento di capitale da 2,2 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Al round del 2015 si era affiancato anche un finanziamento di 1,2 milioni di euro erogato da Unicredit grazie al Fondo Centrale di Garanzia per startup innovative, cosicché D-Orbit aveva potuto raccogliere nel giro di poche settimane risorse per oltre 3 milioni di euro. Prima ancora, a inizio 2014, la startup aveva incassato un grant messo in palio da Caixa Capital e aveva quindi aperto la controllata D-Orbit PT a Lisbona. Nel 2012, sempre TTVenture e Como Venture, insieme a 3LB Seed Capital avevano sottoscritto un round da 1,9 milioni, mentre nel 2011 TTVenture aveva investito 300 mila euro nel primo round seed (si veda Crunchbase).
D-Orbit è stata fondata nel 2011 da Luca Rossettini (ceo), Renato Panesi, Giuseppe Tussiwand e Thomas Panozzo e incubata nel parco scientifico ComoNExT. Con sede a Fino Mornasco (Como), è attiva nel settore della space economy, in cui offre servizi di “logistica spaziale”: trasporto orbitale e servizi in orbita per permettere ai satelliti, piccoli e meno piccoli, di funzionare meglio. “Siamo stati i primi a proporre soluzioni concrete per eliminare il problema dell’immondizia spaziale, e oggi i primi a offrire servizi di taxi orbitale ai nuovi operatori satellitari commerciali che lanciano sempre più satelliti e che sperimentano modelli di business che non si adattano più al tradizionale modello di lancio nello spazio”, ha spiegato l’ad Rossettini. La società ha chiuso il 2018 con ricavi per 1,67 milioni di euro, un ebitda negativo di 2,67 milioni e una posizione finanziaria netta di 3,2 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).