Venchi, lo storico marchio dei maestri cioccolatai, ha emesso un un minibond da 5 milioni di euro. Lo ha sottoscritto il Fondo Sviluppo Export, nato su iniziativa di Sace Simest (Gruppo Cdp) e gestito da Amundi sgr. Il fondo ha utilizzato a tal fine le risorse messe a disposizione dalla stessa Sace Simest e a quelle della Banca Europea per gli Investimenti (Bei). Nell’operazione, lo studio legale Chiomenti ha assistito Sace Simest e Amundi sgr (si veda qui il comunicato stampa).
Con i proventi dell’operazione, Venchi punta a rafforzare la propria presenza internazionale sul mercato europeo attraverso l’apertura di nuovi store monomarca a controllo diretto. Si tratta del secondo prestito obbligazionario per l’azienda, che nel luglio 2018 aveva emesso un minibond da 7 milioni di euro, sottoscritto per intero da Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez).
Venchi produce e vende cioccolato e gelati con una presenza in 70 paesi nel mondo, oltre 100 negozi in città chiave come Londra, New York, Dubai e Hong Kong e oltre 7.500 negozi specializzati in Italia. L’azienda è controllata dal presidente e amministratore delegato Daniele Ferrero (ex McKinsey) con il 27%, dal vicepresidente Nicolò Cangioli con il 24%, dal direttore commerciale Giovanni Battista Mantelli con il 12%, Pietro Boroli (vice presidente del gruppo De Agostini) con il 12%, Marcello Comoli (Reali e Associati sim) e Luca Baffigo Filangieri (socio storico di Eataly) sempre con il 12% ciascuno.
Nel dicembre 2018 Venchi ha effettuato un aumento di capitale da 9 milioni di euro per la sua controllata Venchi Greater China di Hong Kong che è stato sottoscritto per 4 milioni di euro da Simest sia direttamente sia attraverso il suo fondo di venture capital gestito per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, assumendo così una partecipazione del 44,4% (si veda altro articolo di BeBeez). Contestualmente Sace ha garantito un finanziamento da 4,5 milioni di euro, collegato all’aumento di capitale, erogato da Unicredit a Venchi.
Venchi nel 2019 realizzerà un fatturato di 100 milioni di euro, in crescita a doppia cifra su quello del 2018, quando aveva chiuso il bilancio con poco meno di 90 milioni di euro di ricavi, un ebitda di circa 20 milioni, Oggi le esportazioni rappresentano il 33% del fatturato della società, di cui il 10% realizzato solo in Cina, con una focalizzazione sul canale retail che pesa per il 66% dell’intero business.