Il Cda di Sia, gruppo leader nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento controllato all’83,19% da Cdp Equity, ha approvato l’avvio del processo di quotazione in Borsa e il piano strategico 2020-2022. Lo ha reso noto ieri sera la società con una nota (si veda qui il comunicato stampa). In particolare, l’azienda prevede lo sbarco sul segmento MTA di Borsa Italiana entro l’estate 2020.
Di possibile ipo si parla da oltre un anno. Nel febbraio 2019, in occasione dell’approvazione del piano industriale 2019-2021, l’amministratore delegato Nicola Cordone aveva detto che se Sia avesse deciso per l’ipo, avrrebbe puntato a una raccolta di un miliardo di euro e l’operazione sarebbe consistita in parte in un aumento di capitale e in parte nella cessione di una fetta delle quote azionarie in mano ai soci (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma l’ipotesi ipo non era l’unica opzione in circolazione relativamente al futuro di Sia. Sempre nel febbraio 2019 Cordone aveva commentato le voci che dicevano che Cassa Depositi e Prestiti stesse caldeggiando il matrimonio tra Sia e la paytech Nexi, che in quel momento si stava preparando allo sbarco in Borsa, poi avvenuto nell’aprile 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Sul tema Cordone aveva fatto capire di non essere d’accordo, ma che ovviamente se gli azionisti decidessero in questa direzione, il merger si farebbe , ma sarebbe solo un passo intermedio lungo la strada per diventare leader in Europa nel settore dei pagamenti digitali.
Più precisamente, Cordone aveva detto che “attualmente non c’è un file aperto su Nexi, ma se si dovesse fare, a parte i temi Antitrust che rischiano di farci stare fermi per mesi, dovremmo affrontare l’aggregazione, che non è gratis e che comunque rallenterebbe lo scenario della crescita in Europa” e aveva precisato che “le banche sostengono la valorizzazione di Sia e vogliono che si mantenga il modello di business bank friendly (cioè rivolto agli istituti, senza contatto diretto con il cliente finale a differenza di Nexi, ndr). Sono disposte a supportare la crescita in Europa e a sostenere l’ipo e anche la Cdp è pienamente in linea con l’idea di mantenere questo modello di business”. Detto questo, aveva ammesso Cordone, “se però, l’opzione di m&a con la stessa Nexi, fosse decisa dai soci per irrobustirci, può diventare interessante. Ma sarebbe un passo intermedio per arrivare al nostro obiettivo: diventare leader in Europa”.
Più di recente, a valle della sigla dell’operazione che ha portato al passaggio del controllo del gruppo europeo di servizi e infrastrutture di pagamento in capo a Cdp Equity e Poste Italiane, Cordone, intervistato dal Corriere della Sera su possibili fusioni con Nexi o con qualche altro soggetto del settore italiano o internazionale, aveva dichiarato: “Per noi è prioritario preparare l’azienda a una quotazione, per valorizzare al meglio l’investimento dei nostri azionisti nel contesto di qualsiasi operazione di consolidamento”.
Lo scorso novembre F2i sgr e HAT sgr hanno ceduto le loro quote in Sia a Cdp Equity e Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno ceduto le loro quote a FSIA Investimenti, la società detenuta al 30% da Poste Italiane e al 70% da FSI Investimenti, con quest’ultima che a sua volta è controllata al 77% da Cdp Equity e per il restante 22,88% dalla Kuwait Investment Authority. Al termine dell’operazione, Cdp Equity ha quindi comprato il 25,69% di Sia, mentre FSIA, che prima possedeva il 49,48%, è salita al 57,5% del gruppo, per un totale quindi dell’83,19%. Il resto del capitale continua invece a fare capo a Banco Bpm, Mediolanum e Deutsche Bank (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, Cdp Equity ha rilevato il 17,05% del capitale di SIA da F2i Reti Logiche srl, veicolo che faceva capo a F2i sgr e l’8,64% di SIA posseduto da Orizzonte Infrastrutture Tecnologiche srl, che faceva capo al fondo Ict e il fondo Sistema Infrastrutture, entrambi gestiti da HAT sgr. L’operazione, come anticipato da BeBeez lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez), è stata condotta sulla base di un equity value di Sia di 2,4 miliardi di euro e di un enterprise value di Sia di circa 3,2 miliardi di euro, pari a 12,5 volte l’ebitda atteso per il 2019 e 14,6 volte l’ebitda normalizzato 2018, che è stato di 222 milioni di euro, a fronte di ricavi netti per 614,8 milioni e di una posizione finanziaria netta di 723,9 milioni di euro (si veda qui il bilancio 2018). Un affare meno ricco lo hanno invece fatto le due banche, visto che le quote oggetto di cessione erano il sottostante di un’opzione call in mano a FSIA, F2i sgr e HAT sgr. Quell’opzione dava a ciascuno di loro il diritto di acquistare tutte le quote di SIA di proprietà di Unicredit e Intesa Sanpaolo, 3,97% ciascuna per un totale del 7,94% del capitale di SIA, a un prezzo prefissato e corrispondente a un enterprise value di SIA pari a circa 7 volte l’ebitda rettificato del 2018, quindi circa 1,55 miliardi di euro. L’opzione andava esercitata entro il 27 maggio 2019: F2i e HAT non lo hanno fatto, lasciando quindi a FSIA il diritto di acquisire da sola tutta l’ulteriore quota del 7,94%. Ma ovviamente, ai fini dell’ipo, il punto di riferimento per valutare Sia oggi è il valore del gruppo che è stato la base per l’operazione principale, ossia appunto i 3,2 miliardi di euro di EV corrispondenti a 2,4 miliardi di equity value.
Si tratta peraltro di un valore solo indicativo. Nei giorni scorsi, infatti, un report di Goldman Sachs ipotizzava per Sia un enterprise value di 3-3.5 miliardi di euro nel caso di merger con Nexi, che darebbe vita a un campione nazionale con una quota di mercato di circa il 70% (45% Nexi, 25% Sia), generando importanti sinergie di costo. A comprare sarebbe Nexi, che potrebbe pagare con un mix di azioni e debito.
Lo scorso novembre Intesa Sanpaolo ha annunciato che rileverà per 653 milioni di euro il 9,9% di Nexi, contestualmente all’acquisizione da parte di Nexi per un miliardo di euro delle attività di merchant acquiring del gruppo bancario guidato da Carlo Messina (si veda altro articolo di BeBeez), Nexi è ancora controllata al xx da Mercury UK HoldCo Limited, che fa capo ai fondi Advent International, Bain Capital e Clessidra, che avevano comprato il controllo dell’allora Icbpi nel 2015 (si veda altro articolo di BeBeez), hanno poi diviso da un lato le attività di pagamento e dall’altro quelle di banca depositaria, convogliate in DEPOBank (si veda altro articolo di BeBeez), e poi quotato a Piazza Affari il nuovo gruppo Nexi dedicato alle attività di pagamento. Il titolo Nexi ieri ha chiuso a 13,22 euro, in ribasso dello 0.74%, per una capitalizzazione di circa 8,3 miliardi di euro, poco al di sotto del massimo storico a 13,51 euro toccato il 29 gennaio all’indomani della pubblicazione del report di Goldman Sachs.
Negli ultimi anni Sia è cresciuta in maniera importante e ha dato grandi soddisfazioni ai suoi azionisti. Nel marzo 2019 ha annunciato un dividendo per il 2018 di ben 60 milioni di euro, dopo aver staccato un dividendo analogo da 59,9 milioni per l’esercizio 2017, un altro da 44,55 milioni per il 2016, uno da 49,69 milioni per il 2015 e uno da 35,68 milioni per il 2014. In totale, insomma, di poco meno di 250 milioni di euro di dividendi in 5 anni (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel 2018 il Gruppo Sia ha gestito complessivamente 7,2 miliardi di operazioni con carte (+18,1% dal 2017), 14 miliardi di transazioni per i servizi istituzionali (+6,7%) e 3 miliardi di operazioni di pagamento relative a bonifici e incassi (-2,4% per i più bassi volumi relativi a pagamenti non-SEPA e all’operatività di filiali di banche estere in Italia). Sui mercati finanziari il numero delle transazioni di trading e post-trading è stato di 51,7 miliardi (-8% legato a efficientamenti tecnologici delle logiche di mercato che hanno ridotto il numero totale degli ordini). Sia ha gestito un traffico di oltre 1.204 terabyte di dati, in aumento del 53,6% rispetto al 2017, sui 186.000 km. della rete SIAnet, con una totale disponibilità dell’infrastruttura e livelli di servizio del 100%.
Sia dal dicembre scorso è presieduta da Federico Lovadina. Nel gennaio scorso Sia, insieme a Cetif (Centro di Ricerca in Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari dell’Università Cattolica di Milano) e Reply (società quotata a Piazza Affari, specializzata nella progettazione e nell’implementazione di soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e media digitali) ha avviato la sperimentazione della gestione delle fideiussioni tramite blockchain (si veda altro articolo di BeBeez).
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