E’ giallo sul futuro di ASPI, la società controllata di Atlantia finita nella bufera dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Sabato 4 aprile, infatti, il sito internet de La Stampa ha riferito di un accordo in dirittura di arrivo con Allianz perché il braccio di private equity infrastrutturale del colosso assicurativo tedesco acquisisca il 51% del capitale di Autostrade per l’Italia, in un’operazione che porrebbe fine al braccio di ferro con il governo senza penali né revoche della concessione autostradale. Nelle ore successive, però, sono arrivate le smentite di Atlantia (si veda qui il comunicato stampa), che oggi controlla ASPI all’88% e che ha detto che “quanto riportato è totalmente privo di fondamento”, e del Governo.
“Sono completamente prive di fondamento le notizie riguardanti un presunto accordo raggiunto dal Governo italiano con Autostrade per l’Italia, volto a porre fine al procedimento avviato dal Governo italiano a seguito del crollo del ponte Morandi e avente a oggetto la caducazione della concessione”, hanno detto fonti di palazzo Chigi. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha parlato di “notizie riportate prive di fondamento”, mentre il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli a sua volta “smentisce totalmente la ricostruzione apparsa sul sito de La Stampa in merito ad un accordo con Autostrade”.
Secondo la ricostruzione de La Stampa, l’accordo al quale Atlantia e Allianz stavano lavorando prevederebbe l’acquisto del 51% di ASPI alle attuali quotazioni da parte di Allianz, che già oggi è azionista di ASPI tramite la Appia Investments srl che dall’agosto 2017 possiede il 6,94% della società (Allianz Capital Partners è
azionista di Appia al 74%, mentre EDF Invest possiede il 20% e DIF, attraverso i suoi fondi DIF Infrastructure IV e DIF Infrastructure V, il 6%, si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017). Mentre i cinesi di Silk Road Fund, oggi al 5% di ASPI, verrebbero liquidati. L’operazione del 2017 si era basata su una valutazione per il 100% del capitale di Autostrade per l’Italia pari a 14,8 miliardi di euro. Nei nove mesi che si sono chiusi al 30 settembre 2019 la società ha registrato ricavi per 3,1 miliardi, un ebitda di 1,9 miliardi e un debito finanziario netto di 8,4 miliardi (si veda qui il comunicato stampa).
Preso atto delle smentite, però, va tenuto conto del fatto che di solito però rumor di questo tipo hanno sempre un fondamento. Quello che è ragionevole immaginare è che la soluzione Allianz sia l’ultima della serie allo studio per risolvere il problema della concessione ad ASPI e che potrebbe essere quella più immediata, visto che Allianz è già nel capitale di ASPI. Quanto alla tempistica, c’è la questione del golden power da considerare. Se è vero che il governo ha in animo di rafforzare il golden power per evitare che le società strategiche quotate finiscano facilmente in mani estere dati i prezzi di saldo per colpa del coronavirus, un’operazione con un interlocutore estero come Allianz che si prenderebbe il 51% di ASPI sarebbe molto più complicata.
Tra le altre soluzioni di cui si era parlato nei mesi scorsi c’era quella della costituzione di un nuovo fondo da parte di F2i sgr, al quale Atlantia potrebbe conferire il controllo di ASPI, mentre F2i trasferirebbe a quel fondo i suoi asset autostradali e aeroportuali, fermo restando il via libera degli investitori del Terzo Fondo che oggi ha in portafoglio quelle partecipazioni (si veda altro articolo di BeBeez). Questo “fondo Aspi” poi verrebbe aperto ad altri investitori che operano nel settore delle infrastrutture e Atlantia passerebbe da azionista a quotista del fondo. Un’altra ipotesi è quella del possibile coinvolgimento nella partita dell’ex amministratore delegato di ASPI nonché ex ceo di F2i sgr, Vito Gamberale (si veda altro articolo di BeBeez). Qusst’ultimo, infatti, è tornato a occuparsi di investimenti in infrastrutture, questa volta a capo di una nuova società di investimento che ha in rampa di lancio due fondi chiusi in partnership con Pramerica sgr. L’sgr ha lanciato la raccolta del fondo chiuso riservato agli investitori istituzionali Pramerica Iter, autorizzato da Banca d’Italia lo scorso 13 gennaio, con il primo closing che è atteso per l’estate, e ha chiesto a Banca d’Italia l’autorizzazione al lancio di un Eltif dedicato agli investitori privati. Il target di raccolta complessiva dei due fondi è di 700 milioni di euro. Advisor esclusivo di entrambi i fondi, he supporterà in esclusiva Pramerica sgr nella selezione delle opportunità di investimento, sarà Iter Capital Partners, la nuova società fondata da Gamberale (presidente) e Mauro Maia (amministratore delegato), con quest’ultimo che in passato è stato senior partner con responsabilità delle attività di investimento di F2i. Le decisioni di investimento saranno prese da un Comitato investimenti presieduto da Salvatore Rossi, ex direttore generale di Banca d’Italia. Sul mercato già si dice che il primo target dei nuovi fondi sarà proprio ASPI.