La normativa sul golden power riguarderà anche i crediti deteriorati con sottostanti asset considerati strategici. Lo ha detto ieri sera Antonio Rizzo (consigliere per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio) nel suo intervento al XXX Talk Resiliente da organizzato su Zoom da Vento&Associati in collaborazione con BeBeez (si veda qui il video del Talk).
“Se ci sono crediti che passano di mano che abbiano come garanzia asset che vengono classificati come strategici, allora anche queste operazioni rientrano nell’ambito della normativa sul golden power. Non ci interessano i trasferimenti di tutti i portafogli di crediti deteriorati, ma di certo ci occuperemo di Npl e Utp corporate, quando le aziende debitrici sono strategiche“, ha detto chiaro Rizzo. Si tratta di una novità importante, tanto più importante se si pensa che la crisi da lockdown avrà certamente l’effetto di aumentare il numero dei casi di aziende in difficoltà e che quindi i bilanci delle banche verranno appesantiti da ulteriori crediti deteriorati.
E’ evidente, quindi, che l’intervento di investitori terzi nella partita, in grado di acquistare i crediti e immettere nuova finanza nelle aziende per il rilancio, sarà ben accetto, come sottolineato nel suo intervento al Talk anche dall’avvocato Paolo Calderaro, partner studio legale RCCD, che ha ricordato una serie di operazioni condotte di recente da banche italiane sul propri o portafoglio Utp, a partire da quella di Intesa Sanpaolo con Prelios sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Lo stesso concetto ribadito anche da Giampio Bracchi, presidente di Intesa Sanpaolo Private Banking, che ha ricordato che ormai sono parecchi gli esempi di fondi creati con l’apporto di Utp corporate da parte delle banche e che nel contempo raccolto capitali freschi dagli investitori per il rilancio (tutte operazioni riportate da BeBeez nella sua sezione Crisi&Rilanci).
Ma appunto, ha detto Rizzo, andrà fatto con attenzione agli interessi nazionali, pur tenendo conto delle necessità del libero mercato. E’ lo stesso ragionamento che oggi in sede governativa si sta facendo a proposito delle mire di Leonardo Del Vecchio su Mediobanca, dove vorrebbe salire dal 10% al 20%, e quindi a cascata su Generali, di cui la banca possiede il 13%. “Al momento non siamo ancora arrivati ad alcuna conclusione e comunque bisogna ancora vedere che cosa dirà la Bce in proposito. Ma certo, per quanto ci riguarda, stiamo analizzando a fondo la questione, perché non c’è solo da stabilire se da un punto di vista economico e dimensionale l’operazione sia strategica, ma anche da capire se, da un punto di vista giuridico, il fatto di non utilizzare il golden power oggi, significa che poi un domani, il governo italiano non potrebbe più intervenire, se mai il controllo ultimo della società acquirente passasse da un italiano a un soggetto estero”.
E l’attenzione, ha poi aggiunto Rizzo, è “ovviamente anche su Borsa Italiana. Certo, qualche tempo fa la soglia di attenzione era massima, perché c’era stato il rischio che potesse entrare addirittura nell’orbita di Hong Kong. Ora quel rischio non c’è più, ma sappiamo che ci sono altri temi sul tavolo, quindi certo anche quel dossier è ben presente al governo”.
Tornando alle banche, Raffaele Volpi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ieri nl suo intervento al Talk ha ricordato che il Comitato sta conducendo un ciclo di audizioni sul sistema bancario e assicurativo. Nelle scorse settimane ha ascoltato l’Aise, Banca D’Italia, Ivass, Ubi Banca, Mediobanca, Cassa Depositi e Prestiti e per oggi è prevista l’audizione di Unicredit. “L’ottica delle audizioni è quella della sicurezza nazionale”, ha detto Volpi, sottolineando poi che “il coronavirus ci sta obbligando a prendere dei provvedimenti in emergenza, ma è anche un’opportunità per cambiare il posizionamento economico dell’Italia a livello geopolitico. Con una strategia ben impostata si può trasformare l’Italia da Paese aggredito a Paese di primo piano nel mondo”. In sostanza, Volpi, che ha tenuto a precisare che “su questi temi i membri del Copasir sono tutti allineati, pur essendo per metà espressione di partiti dei governo e per metà di partiti dell’opposizione” (Volpi è della Lega), ha fatto capire che si sta lavorando perché l’Italia si doti di una vera politica industriale di lungo periodo. Una necessità, questa, sollevata nel corso del suo intervento da Sergio Vento, ex ambasciatore italiano a Parigi e Washington e presidente di V&A.
Intanto è pronta la bozza di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di attuazione delle nuove norme sul golden power contenute del Decreto Liquidità (si veda qui altro articolo di BeBeez), che nel frattempo lo scorso 27 maggio è stato approvato dalla Camera con una serie di modifiche (si veda qui il testo approvato dalla Camera). Come noto in via temporanea gli artt. 15-16 e 17 del Decreto Liquidità (si veda altro articolo di BeBeez) hanno ampliato in maniera orizzontale i settori oggetto del controllo governativo, ma anche in maniera verticale, includendo anche aziende non quotate e di qualunque dimensione, perché, ha sottolineato ancora Rizzo, “abbiamo molte aziende italiane anche piccole che però hanno prodotti altamente sofisticati, tecnologie che davvero sono strategiche e che sarebbe un peccato andassero altrove”.
Già, ma se con il golden power si decide di mantenere in patria gli asset strategici, allora agli imprenditori che cercano investitori, siano questi a capo di aziende in bonis o di aziende in difficoltà, va data un’alternativa italiana. “Infatti il governo si è dotato di una serie di strumenti per ricapitalizzare le aziende”, ha risposto Rizzo. E all’appunto che molti hanno fatto sul tema, Associazione del Private Equity, Venture Capital e Private Debt in prima fila (si veda altro articolo di BeBeez), paventando uno spiazzamento del settore del private equity, Rizzo ha risposto dicendo che “il governo ha tutte le intenzioni di coinvolgere anche gli investitori privati“.
E sulla collaborazione tra pubblico e privato Rizzo ha citato l’esempio virtuoso di Fondo Italiano d’Investmento sgr, che tra l’altro proprio nei giorni scorsi ha lanciato il Fondo Italiano di Minoranze per la Crescita – FIMiC con un primo target di raccolta di 400 milioni di euro e target finale a quota 800 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Come sempre l’anchor investor del fondo sarà Cdp Equity, che è anche il socio di controllo dell’sgr, ma l’obiettivo è coinvolgere altri investitori istituzionali, italiani ed esteri. Inoltre, la nota diffusa ieri dalla società di gestione presieduta da Andrea Montanino e guidata dall’amministratore delegato Antonio Pace, aveva precisato che “nelle strategie di investimento, il fondo cercherà quanto più possibile il coinvolgimento di altri operatori del mercato del private equity in modo da creare sinergie finanziarie e industriali che supportino le nostre eccellenze”. Si tratta di un tema caro a Montanino, che ne aveva parlato in occasione del suo intervento il 14 maggio scorso all’ultima giornata di Milano Capitali, organizzata da MF Milano Finanza, tutta incentrata sul tema del private capital, di cui BeBeez è stato media partner (si veda qui la registrazione del video). Montanino, infatti, aveva auspicato una Fase 2 anche per il mercato del private capital italiano: “Ci vuole un aumento delle dimensioni dei fondi italiani, perché le imprese italiane devono a loro volta diventare più grandi”, per questo “FII continuerà a investire in fondi italiani, ma anche a investire direttamente nelle imprese, anche in coinvestimento con gli stessi fondi nei quali andremo a investire, così da scalare davvero di dimensione”.
Non è chiaro, invece, come verranno gestiti il Fondo Patrimonio Rilancio, a sostegno delle imprese di medie e grandi dimensioni, con ricavi superiori ai 50 milioni di euro, che avrà una dotazione di oltre 50 miliardi di euro; e il Fondo Patrimonio Pmi, per le aziende più piccole, la cui gestione sarà affidata a Invitalia, che investirà in strumenti finanziari partecipativi (si veda altro articolo di BeBeez). L’auspicio, come detto ancora da Giampio Bracchi, è che anche qui “i privati vengano coinvolti, conn il pubblico che potrebbe strutturare fondi di fondi e/o stipulare accordi di coinvestimento, utilizzando la sua dotazione come matching fund”.
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