“Nel bel mezzo dell’emergenza, tra marzo e maggio 2020, abbiamo visto crescere gli incassi di Npl del 15%. Gli incassi sul mondo Npl hanno rappresentato il 14% degli incassi (il doppio rispetto al 2019) a causa di un aumento delle perfomance, non degli asset”. Lo ha detto a BeBeez Claudio Manetti, ad del servicer messinese Fire spa. Che cha spiegato così il risultato ottenuto: “Le persone durante il lockdown erano più facilmente contattabili perché a casa, oltre che più disponibili al confronto e al dialogo. I debitori poi sapevano che le aziende avevano interesse ad accelerare i percorsi di recupero a causa dei tribunali chiusi, per cui hanno impiegato soluzioni transattive”. Un risultato quello di Fire che va in controtendenza con il settore, che in generale ha invece sofferto inn tema di performance dei recuperi.
Attualmente Fire è impegnata in varie operazioni da chiudere entro fine anno e in una nel mercato secondario degli Npl in posizione di servicer. Il servicer messinese sta esaminando portafogli medi-piccoli messi sul mercato dalle banche locali (sotto i 20-30 milioni di euro, posizioni secured non molto concentrate, a basso rischio). “Ho notato un buon livello di competizione sul mercato degli Npl: gli originator non vogliono ridurre la loro offerta e i compratori stanno studiando gli asset. Penso che il 2020 si chiuderà in linea con le previsioni elaborate pre-coronavirus”, prevede Manetti.
Nei prossimi mesi, si aspetta “un autunno caldo per l’impatto del coronavirus” e Fire si sta attrezzando per anticipare alcune iniziative, ad esempio la preparazione in vista della riapertura dei tribunali, congestionati dagli arretrati e dall’ondata di nuove procedure. “Per quanto riguarda le curve di recupero, non abbiamo scontato grossi effetti. Abbiamo applicato una traslazione dei potenziali incassi, ma il suo effetto non sarà drammatico. Non ci aspettiamo un 2020 critico per le performance degli Npl”, afferma l’ad di Fire.
Sicuramente in autunno il mercato sarà inondato da nuove masse da gestire. e conseguentemente, la necessità di supporto da parte di servicer per le banche crescerà e le capacità di execution e di performance dei diversi player verranno messe a dura prova. Chi riuscirà a superarla? “Le discriminanti, ovvero le forze che daranno forma al panorama della gestione del credito di domani saranno a mio parere l’uso della tecnologia e dei dati in maniera intelligente e il continuo investimento sull’innovazione dei processi ripensati su chiave industriale, pur mantenendo la capacità di fornire un prodotto personalizzato a seconda di policy e strategie dei singoli clienti. In particolare, la tecnologia garantisce un approccio industriale al credit management e aumenta la produttività, così il manager può concentrarsi solamente sulle attività ad alto valore aggiunto”, chiarisce l’ad di Fire.
In quest’ottica, la società ha appena lanciato la piattaforma tecnologica di seconda generazione RNext, acronimo di Recupera Next. La piattaforma è utile la gestione di tutti i crediti secured e unsecured affidati a Fire da terzi o direttamente acquistati ed è basata su meccanismi di data science e machine learning. All’interno della piattaforma RNext si trova anche BILL: un componente di recente realizzazione a copertura del processo di ciclo attivo, per semplificarne e automatizzarne la gestione. RNext BILL lega le operazioni gestionali correlate alla performance al calcolo delle spettanze come da contratto con la società che affida a Fire i crediti; inoltre, BILL effettua un controllo di coerenza e monitora i dati del processo di fatturazione elettronica. Sempre sul fronte tecnologico, Fire intende lanciare entro settembre 2020 iSolver, una grande area riservata dove il debitore da soggetto passivo diventa attivo, in quanto potrà gestire in autonomia le sue posizioni affidate a Fire dai propri dispositivi, beneficiando di sicurezza, comodità e riservatezza. Il contatto attraverso altri canali di comunicazione, come quello telefonico, rimane, ma diventa più focalizzato su tematiche più complesse, quelle in cui la vera differenza sta nell’approccio consulenziale di un esperto in carne ed ossa. “iSolver rientra nella nostra strategia di ripensamento delle modalità di recupero crediti sui contratti leasing. Il debitore può comunicare tramite la piattaforma le modalità di contatto preferite, come e quando può pagare, in un’ottica di recovery-as-a-service”, ha spiegato Manetti. Sempre a settembre 2020 sarà sperimentata una nuova modalità di contatto del debitore tramite bot, che in caso di successo sarà esteso ad altri contesti.
Ancora sul fronte tecnologico, Fire si dice “attratta dal fintech”, tant’è che FB5 Investments srl (la holding con cui Sergio Bommarito controlla Fire Group spa) ha partecipato al mega-round da 45 milioni di euro della banca fintech di Nicastro e Sforza, Pbi, chiuso nel giugno scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che nel giugno 2019 FB5 Investments srl ha comprato anche una partecipazione di minoranza nel capitale di Wiserfunding Ltd, società fintech con sede a Londra, specializzata nella valutazione del rischio di credito delle pmi, cofondata da Edward Altman, l’economista statunitense inventore del noto Z-Score, il primo modello di valutazione standardizzata del merito creditizio aziendale (si veda altro articolo di BeBeez). “La nostra strategia sul fintech è sinergica al mondo bancario, per rendere più efficiente la gestione del ciclo del credito, a partire dai primi segnali di deterioramento, quando ancora è classificato come Performing High Risk”, conclude Manetti.
Fire opera nel settore della gestione del credito dal 1992, dove è sempre stato un operatore indipendente, in quanto non partecipato da banche e investitori istituzionali. Conta 1.000 risorse in Italia, prevalentemente a Messina, e altri 500 addetti al customer center in Romania. Fire ha chiuso il 2019 con asset in gestione per oltre 20 miliardi di euro, ricavi pari a 49 milioni di euro (+4% rispetto al 2018), oltre 5 milioni di posizioni gestite, una marginalità (Ebitda) di circa il 10% e oltre 2.000 risorse (si veda altro articolo di BeBeez). Il piano industriale 2020-2023 dell’azienda prevede il raddoppio dei ricavi al 2023 (con un Cagr del 20% anno su anno) e investimenti per 17 milioni di euro, da finanziare con l’emissione di un minibond entro la fine di quest’anno. Il 35% degli investimenti saranno dedicati alla digitalizzazione e alla data science (si veda altro articolo di BeBeez).