Dopo mesi di voci, il London Stock Exchange ha confermato venerdì 31 luglio che sta ragionando su un’ipotesi di vendita di tutta Borsa Italiana o della controllata MTS, la società che gestisce il mercato dei titoli di Stato (si veda qui il comunicato stampa). E questo, dopo che la settimana prima LSE aveva comunicato che la Commissione europea aveva iniziato una seconda fase di revisione dell’operazione di fusione tra LSE e l’information provider Refinitiv (si veda qui il comunicato stampa).
Come noto, l’assemblea degli azionisti del LSE ha votato a fine novembre 2019 con una maggioranza di oltre il 99% la proposta di acquisire Refinitiv, in un’operazione di scambio azionario che porterà i fondi di private equity che controllano Refinitiv a possedere una quota del 37% del capitale del nuovo gruppo e con poco meno del 30% dei diritti di voto. Il tutto per una valutazione di Refinitiv di 27 miliardi di dollari (si veda altro articolo di BeBeez). Gli azionisti di Refinitiv sono Blackstone, Canada Pension Plan Investment Board, il fondo sovrano di Singapore GIC e altri coinvestitori oltre a Thomson Reuters.
Perché l’operazione vada in porto, però, ci vuole il via libera delle svariate Authority Antitrust coinvolte e su questo punto infatti LSE dovrà fare una scelta, in particolare sul fronte MTS, che finirebbe a far parte dello stesso gruppo di della piattaforma di intermediazione di bond Tradeweb Markets che oggi fa capo a Refinitiv.
Indipendentemente dalle questioni Antitrust, però, già mesi prima BeBeez aveva ventilato l’ipotesi che le controllate italiane del LSE potrebbero avere un altro destino (si veda qui il Beez Peak del 5 agosto 2019), che potrebbe passare da un intervento di Cdp, che con Cdp Equity e F2i potrebbe facilmente condurre in porto l’operazione, perché le infrastrutture finanziarie sono da considerarsi strategiche e quindi sul tema il governo italiano potrebbe avere tutto il diritto di intervenire, ora a maggior ragione con un golden power rafforzato. A convalidare le ipotesi di un ritorno a casa di Borsa Italiana ci si era messa anche a fine novembre Mediobanca, che aveva confezionato un documento che immaginava la possibilità di un’ipo per Borsa Italiana che vedrebbe l’uscita dal capitale da parte del LSE e l’ingresso in cui un anchor investor (appunto per esempio la Cassa Depositi e Prestiti) e un gruppo di investitori privati. Non piaceva infatti a molti l’idea di avere non solo Borsa Italiana, ma anche MTS, Cassa di Compensazione & Garanzia (CC&G) e Monte Titoli sotto controllo di un’entità non Ue, a valle della Brexit, a maggior ragione con l’ingresso nel capitale di LSE di fondi non Ue. Il tutto mentre Borsa Italiana sarebbe anche nel mirino di Euronext (si veda qui il Beez Peak del 25 novembre 2019).
Lo scorso febbraio, poi, in occasione del suo intervento all’assemblea annuale di Assiom Foreex, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva sottolineato che le autorità italiane hanno ben presente il fatto che la mega-fusione tra il London Stock Exchange e Refinitiv prevista per metà di quest’anno potrebbe avere delle implicazioni non da poco per le controllate italiane e quindi per Borsa Italiana, MTS, Monte Titoli, Cassa di compensazione e garanzia (si veda qui il Beez Peak del 10 febbraio), così come più volte sottolineato da BeBeez (si veda qui un precedente Beez Peak).
Il governatore aveva ricordato che “le società che gestiscono le infrastrutture dei mercati finanziari italiani (Borsa italiana, MTS, Cassa di Compensazione e Garanzia, Monte Titoli) sono inserite in un gruppo che fa capo alla Borsa di Londra, ormai insediato al di fuori dell’Unione europea. Questo gruppo è oggetto di un’importante operazione di acquisizione, il cui perfezionamento è atteso nella seconda metà dell’anno, che ne estenderà la sfera di interesse alle attività di fornitura e analisi di informazioni finanziarie; si collocherà fra i principali operatori del settore a livello globale. Nell’esercizio delle prerogative assegnate dall’ordinamento, le autorità italiane seguono con attenzione gli sviluppi dell’operazione. Le sue implicazioni per le società controllate in termini di governance, assetti organizzativi, equilibri finanziari e indirizzi strategici non dovranno pregiudicare la tutela degli obiettivi di pubblico interesse“.
Ora il tema è stato ripreso nei giorni scorsi anche dalla politica, con il deputato del M5S, Davide Zanichelli, membro della Commissione Finanze della Camera, che insieme ai colleghi Currò, Martinciglio, Raduzzi e Colletti ha depositato una “risoluzione in Commissione Finanze alla Camera per impegnare il Governo d intraprendere ogni iniziativa al fine di concertare un’offerta competitiva in grado di riportare Borsa Italiana all’interno dei confini del Paese e scongiurare l’eventualità di una suddivisione del gruppo. È fondamentale verificare che Borsa Italiana adotti un piano di investimenti atto a sviluppare ulteriormente i mercati dei capitali in Italia. Si tratta di un asset strategico che può giocare un ruolo importante nel panorama finanziario internazionale, a beneficio di tutte le realtà dell’indotto” (si veda qui la nota di Zanichelli sul suo profilo Facebook). Secondo Zanichelli, l’opzione migliore sarebbe quella di mettere insieme un’offerta non 100% pubblica, ma 100% italiana, pur essendo aperti a un futuro a partecipazione anche internazionale in un più lungo periodo (si veda qui la sua intervista a ClassCNBC ).
A rendere l’ipotesi di ritorno a casa di Borsa Italiana ancora più probabile c’è poi, si diceva, anche la nuova normativa sul golden power rafforzato. Non a caso Raffaele Volpi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), sul suo profilo Facebook ha scritto: “Invito il governo a considerare immediate ed improrogabili valutazioni sugli strumenti utili da mettere in campo per intervenire in senso proattivo in questa vicenda. Ritengo importante che sia il nostro paese a decidere il destino di borsa italiana, evitandone smembramenti e riacquisendone il controllo potendone poi decidere alleanze e posizionamenti. Il governo non consenta ad altri di decidere su piattaforme finanziarie essenziali all’interesse del paese. Qualsiasi indugio farebbe ricadere sul governo elementi di grave responsabilità di inerzia rispetto ad una necessaria linea di consolidamento del sistema paese in un momento in cui vi è la necessità di traguardare il futuro con la solidità di tutta la filiera economico-finanziaria”.
Nel suo intervento a un webinar sul golden power organizzato da Vento&Associati in collaborazione con BeBeez lo scorso 3 luglio (si veda qui il video del Talk e qui altro articolo di BeBeez), Antonio Rizzo (consigliere per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio) aveva detto che l’attenzione del governo è “ovviamente anche su Borsa Italiana. Certo, qualche tempo fa la soglia di attenzione era massima, perché c’era stato il rischio che potesse entrare addirittura nell’orbita di Hong Kong. Ora quel rischio non c’è più, ma sappiamo che ci sono altri temi sul tavolo, quindi certo anche quel dossier è ben presente al governo”.
Allo stesso webinar aveva partecipato anche Volpi, che aveva ricordato che il Copasir stava conducendo un ciclo di audizioni sul sistema bancario e assicurativo, spiegando che “l’ottica delle audizioni è quella della sicurezza nazionale” e sottolineando poi che “il coronavirus ci sta obbligando a prendere dei provvedimenti in emergenza, ma è anche un’opportunità per cambiare il posizionamento economico dell’Italia a livello geopolitico. Con una strategia ben impostata si può trasformare l’Italia da Paese aggredito a Paese di primo piano nel mondo”.