Dal 1 ottobre, distribuito da No.Mad Enteartainment, ROUBAIX, UNE LUMIÈRE, film di Arnaud Desplechin – distribuito da No.Mad Entertainment – in Concorso a Cannes 2019 e presentato in anteprima ai RENDEZ-VOUS di Roma, un film notturno, ombroso, sia per come è girato quasi solo di notte e al chiuso sia per l’atmosfera desolata che si respira. Due ore che tengono in tensione lo spettatore, senza un punto di vista unico, né due contrapposti perché arrivare tardi, trovarsi ad essere vittima o giudice è comunque un fallimento, che non interessa pertanto solo chi ha sbagliato. Un film che fa male nella sua desolata delicatezza. Al centro un omicidio e una serie di crimini che afferiscono ad un commissariato ma soprattutto la storia di vite sofferte, uno sguardo profondo, attento, compassionevole e nello stesso tempo intransigente rispetto alla giustizia. I ruoli sono assegnati con sapienza, i dialoghi curati nelle sfumature e nelle pause fino all’eccesso. Il cuore sono le coscienze e il vissuto di ognuno di noi che sia colpevole o vittima; nessun giustiziere. Il commissario Daoud è una figura di grande respiro, che parla poco, non si arrabbia mai perché si irriterebbe, algerino immigrato a sette anni che sceglie di restare nel Paese dove ha trascorso l’infanzia, l’età nella quale la vita sembra incantata. E ancora oggi dopo anni duri ed esperienze pesanti vorrebbe ancora credere alle favole. Non è indurito il suo cuore e cerca di accompagnare due vite conviventi, complici, malate, quella di Marie e Claude una coppia mancata perché possano recuperarsi. La lentezza del percorso ne aumenta l’intensità, in un crescendo, che non si increspa mai ma segna l’inesorabilità della vita, gli effetti del tempo che scorre irreversibile. I suoi interrogatori sono in realtà dei percorsi maieutici. Un film da rivedere, meditare, maturare.
Considerato la quintessenza del cinema d’autore francese, il regista si cimenta, per la prima volta, con il reale e con un genere che non gli è familiare, come il polar. In effetti all’inizio si dice che tutto è vero, al di là dei nomi e degli indirizzi, perché è una storia che si svolge ai nostri giorni e potrebbe passarci accanto. A fare da sfondo e ispirazione alla storia, la sua città natale, antica città industriale della Francia settentrionale, nota per la produzione dei tessuti, nella parte sud-orientale dell’antica provincia delle Fiandre francesi, che si trova vicino al confine con il Belgio che assieme a Lilla, Tourcoing, Villeneuve-d’Ascq e altri comuni forma un’area urbana di oltre un milione di abitanti riunite sotto un’unica intercomunalità chiamati Metropoli europea di Lilla. Roubaix è ritratta nel malore di una profonda decadenza economica: una città che sembrava così serena come l’infanzia nella vita e che si è corrotta diventando off limits. Partendo da un fatto di cronaca, ben raccontato da uno sconvolgente documentario di Mosco Boucault per France 3, Desplechin realizza un thriller sociale teso, febbrile e spirituale, animato dall’intensità teatrale dei suoi protagonisti: Léa Seydoux, Sara Forestier e Roschdy Zem, che per la sua interpretazione ha ottenuto i Premi Lumière e César.
Convinto che la finzione guadagni a essere uno specchio di indagine di quell’enigma che è il reale, il cineasta crea un noir che trascende elegantemente le strutture di genere per scandagliare gli abissi dell’essere umano e la miseria del mondo di oggi. «Per la prima e unica volta nella mia vita – spiega il regista – ho solidarizzato con due criminali: ho voluto riconsiderare le parole crude delle vittime e delle colpevoli come la più pura delle poesie». Non c’è giudizio ma partecipazione al dramma nella consapevolezza che un giudice, un commissario non sono al di fuori della società, ruoli giudicanti ma accompagnatori, regolatori.
Il film inizia a Roubaix, la notte di Natale. Il commissario Daoud (Roschdy Zem) è di pattuglia per le strade della città dove è cresciuto. Al suo fianco c’è Louis Cotterel, agente giovane e inesperto appena uscito dall’accademia di polizia. Daoud e Louis sono chiamati a indagare sull’omicidio di una vecchia donna: le indiziate del delitto sono Claude (Léa Seydoux) e Marie (Sara Forestier), le due giovani vicine dell’anziana.