Nella cornice suggestiva della Fabbrica del Vapore di Milano, ricostruzione di spazi post-industriali con destinazione in prevalenza artistica, spazi per spettacoli e performance, un caffè e atelier, anche Frida Kahlo il caos dentro allestita fino al 28 marzo 2021, mostra curata da Antonio Arèvaldo, Alejandra Matiz, Milagros Ancheita e Maria Rosso – prodotta da Navigare srl in coproduzione con il Comune di Milano – gioca sulla ricostruzione.
La tecnologia incontra l’arte con un divertissement non di tono didattico quanto evocativo: il mondo di Frida, i suoi affetti, la casa che ha diviso con il marito Diego Ribeira, i costumi tipici locali che amava indossare e i gioielli artigianali. Realizzata in collaborazione con il Consolato del Messico Milano, la Camera di Commercio Italiana in Messico, la Fondazione Leo Matiz – celebre fotografo del quale ci sono le immagini esposte – il Banco del Messico, la Galleria messicana Oscar Roman, il Detroit Institute Of Arts e il Museo Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo, l’esposizione è un colorato viaggio nella caotica esistenza della pittrice messicana. Quest’artista, alla quale sono state dedicate due mostre importanti a Milano, alla Permanente nel 2004 e poi al Mudec nel 2018, non smette di stupire. Frida Kahlo rappresenta il simbolo dell’avanguardia artistica e culturale messicana con la geniale sensibilità, la forza trasgressiva e i pensieri profondi di una delle icone femminili più amate e celebrate del Novecento che, nonostante le traversie della sua vita, non si è mai arresa. Come riporta una frase nella mostra “Non sono malata, sono rotta ma sono felice finché posso dipingere”. La passione è più forte del dolore come nel sodalizio travagliato con il suo amato Diego Rivera che fu tra i principali ispiratori dell’arte muralista.
L’opera di Frida affonda le proprie radici nella tradizione popolare, come nelle sue esperienze di vita e nelle sofferenze patite. Forte anche la partecipazione al dolore e alla passione altrui. Sono costanti, infatti, i richiami a un Messico che attraversa profonde trasformazioni sociali, politiche e culturali, le stesse che lo avrebbero condotto alla modernità del XX secolo. Il percorso della mostra, che si sviluppa in oltre 1.600 mq di spazio presso la Fabbrica del Vapore, accompagna il visitatore direttamente nella vita di Frida Kahlo e Diego Rivera attraverso un racconto fatto di lettere, film e documentari che la vedono protagonista. Una mostra che offre la perfetta ricostruzione degli spazi in cui visse, come lo studio e la camera da letto; disegni, pagine di diario, oggetti di vita quotidiana, abiti, gioielli ed esclusive fotografie scattate all’epoca da Leo Matiz, fotografo colombiano nella suggestiva Macondo di Gabriel Garcia Marquez, molto amico di Frida. In mostra ci saranno anche alcuni dipinti originali mai esposti prima, come il Ritratto di Frida che Rivera disegnò nel 1954 o come La Nina de losabanicos sempre di Diego Rivera del 1913, oltre ad alcuni disegni di Diego Rivera. In mostra è presente una selezione di gioielli e accessori di bigiotteria, forse l’aspetto più interessante dei reperti, tutti realizzati a mano, che danno un’idea dei gusti di Frida Kahlo e dello stile che prediligeva, mettendo insieme stili diversi, anche rifacendosi allo stile precolombiano del quale era appassionato conoscitore Diego Ribeira. I pezzi esposti sono stati scelti dalla curatrice e designer di moda Milagros Ancheita, in collaborazione con altri esperti, prendendo spunto minuziosamente dalla documentazione fotografica, da informazioni riportate per iscritto in fonti ufficiali e dalle stesse opere pittoriche dell’artista. Innanzitutto si è fatto ricorso a pezzi realizzati artigianalmente con materiali che, per la maggior parte, sono di origine naturale, così come piaceva a Frida. All’interno del percorso anche mini-film su Frida Kahlo realizzato espressamente per l’evento milanese che ha voluto rappresentare in modo “nuovo”, o quantomeno con “occhi nuovi”, l’incidente gravissimo occorsole come momento di svolta e di nascita artistica da portare avanti, anche dolorosamente, lungo un percorso di anni, persone, situazioni e luoghi. Il tragico episodio dello scontro tra l’autobus ed il tram in una via di Città del Messico si trasforma in un salto temporale e visionario in cui si mescolano ed intersecano immagini trattate con l’occhio dell’artista Frida.
L’incidente viene anticipato dagli attimi di normalità vissuti a bordo dell’autobus prima che tutto si dissolva e “riemerga” in un mondo dove il dolore diventa l’essenza stessa del riscatto, attraverso la dimensione artistica e pittorica. (Qui a sn. _LEO MATIZ Frida seduta sull_’erba © Fondazione Leo Matiz)
Il mini-film è stato realizzato da DNART The Movie – società di produzione specializzata nelle nuove tecnologie di comunicazione audiovisiva e multimediale, con all’attivo diverse importanti produzioni sia in ambito artistico sia in ambito cinematografico e televisivo con sede produttiva a Firenze – con la tecnica dell’animazione 3d in cui è stata applicata anche la visione stereoscopica attraverso gli “occhialini” polarizzati, in modo da avvicinare lo spettatore agli elementi chiave del racconto.
Nella prima parte, dove viene rappresentato l’incidente, si è data una connotazione foto realistica di ambienti e mezzi, che poi, nello sviluppo successivo delle altre parti narrate, si trasforma in una atmosfera surreale e visionaria di stampo sudamericano, supportata ed enfatizzata da una voce femminile che in spagnolo recita alcune frasi dell’artista.
Sul finale, in un percorso in cui si passa dal giorno alla notte quale emulazione della vita stessa, concludiamo il nostro “viaggio” innalzandoci dalla firma di Frida Kahlo a scoprire tutta la sua identità in un autografo luminoso.
a cura di Ilaria Guidantoni