Sarà lanciata a brevissimo l’opa di BC Partners su IMA, il gruppo attivo nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il confezionamento di prodotti farmaceutici, alimentari, bevande e cosmetici, che fa capo alla famiglia Vacchi.
L’obbligo di opa è infatti scattato nei giorni scorsi, a valle del perfezionamento del passaggio del controllo della holding Sofima (Società Finanziaria Macchine Automatiche Ima) nelle mani del fondo (si veda qui il comunicato stampa e qui l’avviso obbligatorio). L’operazione era stata annunciata a fine luglio (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio i soci di Sofima, che detiene il 51,6% del capitale e il 67% dei diritti di voto di IMA, hanno ceduto a May spa, veicolo che fa capo a BC Partners, il 19,070% delle loro azioni Sofima e il 41,414% dei relativi diritti di voto a 1372,39 euro per ogni azione Sofima, corrispondenti a una valorizzazione di 68 euro per ogni azione IMA (compreso il dividendo) e contestualmente acquirenti e venditori hanno sottoscritto un patto parasociale per condividere la governance. Il titolo IMA ieri ha chiuso a 67,85 euro a Piazza Affari, in leggero rialzo da martedì, dopo aver oscillato poco sopra i 67,5 euro sin dal 30 luglio, data dell’annuncio dell’operazione.
L’opa sarà condotta da IMA BidCo spa (controllata al 100% indirettamente da Sofima spa) sulle azioni residue di IMA, al fine di delistarla dal segmento Star di Borsa Italiana. L’offerta riguarda quindi il 48,158% del capitale della società. BC Partners potrebbe aumentare la sua quota in Sofima fino al 45% circa, mentre gli attuali azionisti terranno il 55% del capitale. L’operazione si basa su un equity value di IMA di 2,93 miliardi di euro e comporterà un esborso massimo per IMA BidCo, in caso di completa adesione, di 1,415 miliardi. L’offerta sarà finanziata per 572 milioni conun aumento di capitale di Sofima sottoscritto da May spa, per 700 milioni con un finanziamento senior secured messo a disposizione da JP Morgan, Bnp Paribas, Unicredit Corporate & Investment Banking, Mediobanca e Morgan Stanley e per 142,7 milioni con l’emissione da parter di Sofima di PIK notes, che saranno sottoscritte da investitori istituzionali.
Il gruppo IMA ha chiuso i primi nove mesi del 2020 con ricavi consolidati per 1,015 miliardi di euro (da 1,008 miliardi al 30 settembre 2019), un ebitda rettificato di 146,6 milioni (da 133,2 milioni) e un debito finanziario netto di 700,9 milioni. L’esercizio 2019, invece, si era chiuso con ricavi consolidati per 1,596 miliardi, un ebitda rettificato di 281 milioni e un debito finanziario netto di 637,1 milioni. Come spiegato nella relazione al bilancio 2019, l’indebitamento di IMA era già aumentato in maniera importante nel 2019 a seguito dell’adozione per la prima volta dello standard contabile IFRS 16, del pagamento di dividendi nel maggio 2019 e soprattutto degli investimenti per le acquisizioni di ATOP da Charme Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), Perfect Pack, Spreafico e Tecmar.
Fondata nel 1961, IMA conta oggi circa 6.200 dipendenti, di cui 2.400 all’estero. Si avvale di 45 stabilimenti in Italia, Germania, Svizzera, Regno, Usa, India, Malesia, Cina e Argentina. E’ quotata alla Borsa di Milano dal 1995 e nel segmento Star dal 2001. L’obiettivo industriale della famiglia Vacchi e di BC Partners è crescere sul mercato americano e definire una grande acquisizione così da prendere una posizione di rilievo e valorizzare il business nel medio-lungo periodo, consolidando la posizione dell’azienda nell’industria del packaging machinery. Oltre oceano per ora il target non è stato individuato mentre in Italia, secondo rumor, le eventuali opzioni sarebbero Coesia e Marchesini.