Si è chiuso con successo, con richieste per oltre tre volte il valore dell’offerta, il collocamento del minibond da 5 milioni di euro del produttore italiano di cioccolati Domori, quotato da ieri sul segmento ExtraMot Pro3 di Borsa Italiana (si veda qui il comunicato stampa). Il minibond ha scadenza 6 anni, paga una cedola annuale del 3,75% e gode per il 90% del valore della garanzia pubblica di Mediocredito Centrale. Nell’operazione, Domori è stata supportata da Bper Banca, EY, Orrick, Weigmann Studio Legale, EpYon e Value Track.
L’emissione del minibond era attesa. L’amministratore delegato Andrea Macchione lo scorso novembre aveva annunciato l’emissione di due minibond da 5 milioni l’uno: il primo entro fine 2020 e il secondo a inizio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Macchione ieri ha commentato: “I minibond Domori hanno raccolto l’attenzione e la fiducia degli investitori: le richieste per 15 milioni di euro, a fronte dell’emissione di 5 milioni di euro, confermano l’interesse del mercato per questi nuovi strumenti finanziari con cui aziende non quotate possono farsi conoscere sui mercati e strutturarsi per passi successivi. Per Domori si tratta di un passaggio fondamentale”.
Domori è stata fondata nel 1993 dall’imprenditore Luca Franzoni (oggi presidente) e dal 2006 è controllata dal Gruppo Illy: fa parte di Polo del gusto, la subholding del gruppo guidato da Riccardo Illy, ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Il Polo raduna tutte le attività extra-caffè della famiglia triestina: oltre a Domori, che distribuisce lo champagne Taittinger, anche le marmellate Agrimontana, il tè Damman Frères, il vino Mastrojanni. Nel marzo 2019 Domori ha acquisito l’inglese Prestat, il cioccolato della regina (si veda qui il comunicato stampa di allora). Gianluca Franzoni ricopre oggi la carica di presidente di Domori, mentre Andrea Macchione ne è amministratore delegato e presidente di Prestat. Considerando Prestat a perimetro, il fatturato di Domori arriverebbe a 28 milioni di euro. Quest’ultima ha chiuso il bilancio 2019 con ricavi a 19,5 milioni (+7% dal 2018) che dovrebbero toccare quest’anno i 30 milioni. Il margine operativo lordo è salito negli ultimi due anni da 80 mila euro a 660 mila euro. Il Polo del gusto ha invece archiviato il 2019 con ricavi per 89 milioni di euro.
Il Polo del gusto è intanto alla ricerca di un partner di minoranza (si dice dal 20% al 40%) per accelerare la crescita, sulla base di una valutazione per il 100% attorno ai 250 milioni, così come dichiarato dallo stesso Riccardo Illy in un’intervista a La Stampa lo scorso gennaio (si veda qui WineNews). Ricordiamo che nel novembre 2020 Rhone Capital ha comprato dalla famiglia Illy una quota di minoranza, si dice circa il 20%, in illycaffé spa, la società operativa del gruppo produttore di caffè (si veda altro articolo di BeBeez).
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