Balzo del 62% degli investimenti dei fondi di private equity nel primo semestre dell’anno in Italia a quota 1,4 miliardi, spalmati su 161 operazioni (+10% dal primo semestre 2012). Aumenta anche il valore dei disinvestimenti (a 1,1 miliardi da 141 milioni). Cala invece la raccolta indipendente, scesa a 162 milioni (da 271 milioni).
I dati, che indicano anche che a fine giugno 2013 nel portafoglio dei fondi c’erano 1.173 società partecipate per un valore al costo di 20,6 miliardi di euro, sono stati presentati ieri nella sede di Aifi da Innocenzo Cipolletta e Anna Gervasoni, rispettivamente presidente e direttore generale di Aifi, e da Francesco Giordano, partner di PricewterhouseCoopers transaction services, che ha curato l’eleaborazione dei dati grezzi (scarica qui la Presentazione dei dati del 1° semestre).
«A fine anno i fondi di private equity in Italia avranno investito oltre 3 miliardi di equity, in linea con il 2012», ha previsto Gervasoni, che ha continuato: «Nel primo semestre i fondi hanno investito per 1,4 miliardi, ma se consideriamo solo i closing di operazioni annunciate tra giugno e luglio, già contiamo altri 500-600 milioni. E notoriamente il secondo semestre dell’anno è più ricco in termini di capitali investiti rispetto al primo».
I dati del semestre indicano, oltre a un forte aumento degli investimenti dei fondi per valore rispetto al primo semestre 2012 (+62% da 868 milioni, senza contare l’investimento del Fondo Strategico in Generali), anche un aumento nel numero delle operazioni (+10% a 161 da 147), con una dimensione media per operazione, quindi, di circa 9 milioni. «Una dimensione che è più grande di quella media registrata in Germania e in Spagna nello stesso periodo, gli unici Paesi per i quali siano già stati pubblicati i numeri ufficiali del semestre», ha sottolineato Giordano, che ha aggiunto: «L’Italia si è difesa bene in questo periodo, anche nei confronti della Germania che ha registrato un aumento del valore degli investimenti dell’11%. In valore assoluto, però, i fondi hanno investito ben 2,2 miliardi di euro in aziende tedesche spalmati in oltre 670 operazioni. Quanto alla Spagna, il settore ha invece registrato un crollo del 50% in termini di valori a circa 500 milioni di euro con 250 operazioni».
Anche i disinvestimenti sono aumentati rispetto al primo semestre 2012 sia in termini di valore sia per numero di operazioni (65 da 44). Le svalutazioni (write-off) restano ai minimi termini (13 milioni, pari all’1,2% del totale, distribuiti su 6 operazioni contro i 5 milioni per 4 operazioni del primo semestre 2012). Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre hanno prevalso i trade sale, ovvero le cessioni a partner industriali sia per ammontare (373 milioni, 33,7% del totale) sia per numero (24 disinvestimenti, 36,9% del numero totale) seguite dalle vendite ad altri investitori finanziari con 14 operazioni (21,5% del numero totale).
Insomma, «i fondi stanno lavorando bene», ha commentato il presidente di Aifi, Innocenzo Cipolletta, che ha però sottolineato che «resta aperto il tema della raccolta. I grandi investitori istituzionali italiani, penso ai fondi pensione, hanno ancora enorme riluttanza a investire nel private equity e gli investitori internazionali riprendono con molta cautela a interessarsi al nostro Paese». La raccolta dei fondi indipendenti, infatti, ha lasciato a desiderare nel semestre: solo 162 milioni dai 271 milioni del primo semestre 2012, il 93% dei quali di provenienza domestica.
Da segnalare che circa la metà della raccolta sarà destinata all’early stage (cioé aziende nelle prime fasi di vita), che è il settore che nel semestre ha chiuso più operazioni (65, cioé il 40,4% del totale), anche se in termini di valore, invece, il segmento ha registrato un calo degli investimenti di ben il 58,3% a 28 milioni. Nello specifico, le operazioni in early stage high tech sono state il 69% del totale, segno che gli investimenti nell’innovazione sono quelle che spingono i deal di seed/startup. Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese oggetto d’investimento, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 250 dipendenti, che rappresentano l’89% del totale (83% nel primo semestre del 2012).
Risultati simili provengono dalle analisi riferite al fatturato delle società target, che evidenziano come solo il 14% degli investimenti abbia avuto a oggetto realtà imprenditoriali con ricavi superiori ai 50 milioni di euro. Per quanto concerne la distribuzione settoriale, il comparto che ha attratto i maggiori investimenti è stato quello nei servizi non finanziari (28,9% dell’ammontare totale), seguito dai settori energia-utility (16,8%) e dal tessile (8,9%); per quanto riguarda invece il numero delle operazioni, dopo il settore dei servizi non finanziari (14,3%) e dell’energia-utility (13,0%) c’è quello dei beni e servizi industriali (9,9%). Nella distribuzione geografica degli investimenti realizzati in Italia, il 60% del numero totale, sono state fatte al Nord, in calo però rispetto alle 101, il 72%, dello stesso semestre dell’anno precedente; crescono, invece, il numero degli investimenti nel Centro con un peso del 19% rispetto alle 21, il 15% del totale delle operazioni, dello scorso anno stesso periodo. Ottimi risultati si vedono al Sud grazie al fondo HT, 33 operazioni, il 20,9% rispetto alle 19, il 13%, del primo semestre 2012.