Anche Amundi sgr si prepara a lanciare un fondo dedicato ai minibond. Lo ha anticipato ieri MF-Milano Finanza, precisando che il target di raccolta è di 200-250 milioni . Il fundraising inizierà a breve presso la clientela istituzionale italiana della società di gestione che, tramite Amundi sa, per l’80% fa capo a Crédit Agricole e per il 20% a Société Générale e che a oggi in Europa gestisce circa 600 miliardi di euro di asset tra obbligazioni e monetario. Il lancio del fondo italiano va di pari passo con quello di un fondo europeo dedicato ai private placement con target 500 milioni e che investirà anche in titoli di emittenti italiani per emissioni di 30-50 milioni.
Il nuovo fondo italiano avrà una durata di 5-6 anni con periodo di investimento di 18-24 mesi, punta a concludere 30-40 investimenti con un massimo del 10% del fondo su un singolo investimento e si affianca, ma non si sovrappone, al fondo di private debt che la sgr gestirà per conto di Sace con target 350 milioni di euro, annunciato lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultimo sarà infatti dedicato ai private placement di titoli emessi da società italiane, quotate e non, garantiti da aziende esportatrici clienti della stessa Sace.
Per contro, questo nuovo fondo potrà investire in minibond, private placement, quote di fondi di minibond regionali di piccole dimensioni ed eventualmente in cartolarizzazioni di crediti alle piccole e medie imprese. I titoli potranno essere sucured o unsecured, dotati di garanzia esterna o meno. Quanto al rendimento, l’obiettivo è limitare l’esposizione al rischio, investendo in titoli con rating minimo doppia B. Il rating sarà soltanto generato dal nostro sistema di scoring interno, ma in alcuni casi ci rivolgeremo a Cerved. Per questo motivo l’obiettivo di rendimento del fondo è poco aggressivo, attorno al 5-5,5% al netto delle commissioni dell’1%.
Quanto ai contatti con i potenziali emittenti, per il 50% Amundi si rivolgerà alle banche del gruppo, e quindi Cariparma, Friuladria e Carispezia e alle divisioni di investment banking di Crédit Agricole e di SocGen, mentre per l’altro 50% sta finalizzando accordi con 4-5 banche italiane, tra cui Unicredit.