In un momento in cui la maggior parte delle aziende fatica a mantenere sufficiente liquidità sui propri conti e a finanziare così l’attività ordinaria, diventa ancora più importante ragionare sull’opportunità offerta dal mercato di cedere a terzi i propri crediti (factoring), incassandoli quindi subito, anche se ovviamente a fronte del pagamento di una commissione, calcolata come uno spread rispetto a un tasso di riferimento di mercato, sulla base della scadenza e della rischiosità del credito ceduto. In particolare, i crediti Iva rappresentano uno dei problemi che più spesso assillano alcune specifiche tipologie di imprese.
Come noto, l’Iva è un’imposta indiretta che colpisce i consumi, applicata sugli scambi di beni e prestazioni di servizi e dovuta solo dal consumatore finale. Il credito Iva nasce generalmente da un differenziale positivo tra crediti Iva (che si genera la momento di un acquisto) e debiti Iva (che deriva dalle vendite o prestazioni di servizi). Il fenomeno dell’Iva a credito riguarda quindi tipicamente soggetti quali imprese caratterizzate da un’aliquota media degli acquisti superiore a quella delle vendite (per es. settore farmaceutico, alimentare, editoriale), esportatori abituali o imprese che hanno effettuato ingenti investimenti.
«Si stima che ogni anno le aziende italiane chiedano rimborsi di crediti Iva per circa 5 miliardi di euro, con almeno 4 mila aziende che chiedono rimborsi per un importo superiore al milione», spiega Andrea Trupia*, direttore commerciale factoring del gruppo Banca Sistema, controllata al 51,67% dalla Fondazione Sicilia, Fondazione Pisa e Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e dal management e al 46,63% dallo Special Opportunities Fund di Rbs. «Visto che il tempo medio di attesa di rimborso di un credito Iva da oltre un milione è almeno di due anni, lo stock di questa voce sui bilanci delle aziende oscilla tra 10 e 15 miliardi di euro», aggiunge Trupia. Come anticipato da MF/Milano Finanza lo scorso 1° febbraio, infatti, Banca Sistema, già specializzata nell’acquisto di crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica amministrazione, ha iniziato a operare di recente anche nel settore del factoring pro-soluto dei crediti Iva.
Si tratta di un settore che sinora non è mai stato coperto in maniera strutturata dagli operatori di factoring, perché presenta una serie di rischi non da poco in termini di tempi e certezza del pagamento dei crediti. «I tempi di pagamento variano a seconda dell’Agenzia delle entrate territoriale di riferimento e tendenzialmente i tempi sono più lunghi per importi più alti», spiega ancora Trupia, sottolineando il fatto che, nel momento in cui si chiede la cessione pro soluto di un credito Iva, il tasso di interesse applicato dal factor varierà a seconda dei tempi stimati di rimborso. Non solo. Va anche tenuto conto che le frodi fiscali più comuni sono quelle sull’Iva e che non si può mai escludere a priori che un domani l’entità del credito potrebbe venire ridotta da compensazioni con debiti fiscali. Per questo motivo, un’azienda che cede il suo credito Iva a un factor deve ragionare su un tasso di interesse complessivo che potrebbe superare il 5%, che è invece il tasso normalmente applicabile su un credito che si stima rimborsabile in un anno. Il soggetto cedente riceve, a fronte della vendita del credito, due flussi di pagamento : un ammontare iniziale, non appena avvenuta la cessione del credito, e uno differito, corrisposto a seguito del rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate.
La cessione del credito Iva pro-soluto è un’operazione sostanzialmente diversa rispetto ad altre operazioni di finanziamento a fronte del credito Iva (es. cessione pro-solvendo o anticipazione con crediti in garanzia) e presenta per il cedente i seguenti benefici:
- Monetizzazione immediata del credito Iva
- Miglioramento dell’indice di liquidità
- Riduzione dei castelletti e nessun incremento degli affidamenti verso le banche
- Incremento della capacità di indebitamento
- Possibilità di considerare il credito Iva incassato per la parte di prezzo corrisposta immediatamente e di eliminarlo dal proprio bilancio per l’importo nominale
Nella valutazione di acquisto del credito si considerano lo stato giuridico, fiscale e finanziario del potenziale cedente e le seguenti condizioni:
- soddisfacente completamento dell’analisi e verifica della documentazione richiesta relativamente al credito Iva
- esito favorevole della due diligence sulla società
- ottenimento di tutte le necessarie approvazioni da parte degli organi deliberanti della Banca
- mancato verificarsi di un mutamento sostanziale (incluso mutamenti di legge, regolamenti, circolari e/o prassi e/o della loro interpretazione da parte di qualsiasi autorità competente) relativamente alle attività, patrimonio, operazioni o condizioni economiche e/o finanziarie, sia presenti che attese, della Società.
«Per gestire in maniera adeguata tutti i rischi, abbiamo stretto un accordo con alcune società di revisione e con un partner tecnologico ( Officine CST ) che ha sviluppato per noi una piattaforma online funzionale a una prima valutazionedei crediti», conclude Trupia.
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* Andrea Trupia direttore commerciale factoring di Banca Sistema da settembre 2008. Vanta precedenti esperienze in Factorit (Gruppo Banca Italease), Banca Ifis, Faber Factor (Gruppo Meroloni Elettrodomestici) e Cofiri F&L Società Azionaria per il Factoring e per il Leasing (Gruppo IRI).