Vincenzo Zucchi spa ha presentato nei giorni scorsi al Tribunale di Busto Arsizio la domanda di pre-concordato sulla base dell’art. 161 comma 6 della Legge Fallimentare (scarica qui il comunicato stampa). Si aprono ora le danze per trovare nuovi investitori in grado di ricapitalizzare il noto gruppo produttore di biancheria per la casa quotato a Piazza Affari.
Il dossier è già finito sui tavoli di parecchi fondi di private equity specializzati in ristrutturazioni industriali. Advisor per la ricerca di soggetti finanziari o industriali che siano interessati a investire in Zucchi è stato conferito a Ernst & Young. Interpellato dal Corriere della Sera a margine dell’assemblea del 20 aprile, l’amministratore delegato Giovanni Battista Vacchi ha detto: “Abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse interlocutorie da diverse parti del mondo, siamo una società con un patrimonio così forte che mi aspettavo un riscontro di questo genere”.
All’indomani dell’annuncio del deposito della richiesta di concordato in bianco, lo scorso venerdì 24 aprile Zucchi ha aperto in Borsa con un +7,5% a 0,056 euro per azione, per poi chiudere a 0,0544 euro, in rialzo del 3,03%, per una capitalizzazione di 21,29 milioni.
Il pre-concordato concede un periodo di 60-120 giorni al riparo da azioni esecutive, durante i quali è possibile preparare una richiesta completa di ristrutturazione dei debiti o di un piano concordatario. Obiettivo di Zucchi è quello di depositare successivamente un ricorso per l’omologazione di un nuovo accordo di ristrutturazione dei debiti ai sensi dell’art. 182-bis Legge Fallimentare (scarica qui il comunicato stampa) dopo quello firmato nel marzo 2013 con le banche (scarica qui il comunicato stampa) e omologato il giugno successivo.
In quell’occasione era stato varato un aumento di capitale da 20 milioni e contestualmente le banche avevano confermato le linee a breve termine per 87 milioni e convertito in equity 15 milioni di euro di crediti a medio-lungo termine su un totale di 42,6 milioni. A oggi così il capitale di Zucchi è controllato dal portiere della Juve, Gigi Buffon (56%) e da tre delle quattro banche creditrici (Unicredit 4,7%, Intesa Sanpaolo 3,4% e Bpm 2,5%).
A fine febbraio Zucchi l’indebitamento finanziario netto del gruppo era di 85,3 milioni, in calo di circa 7,4 milioni dai 92,7 milioni di fine 2014 (si veda qui il comunicato stampa). In quella data il gruppo aveva violato alcuni obblighi finanziari (covenant) previsti nell’accordo di ristrutturazione e non aveva pagato la rata di rimborso in scadenza.
Prevedendo la situazione, Zucchi, con l’ausilio dell’advisor industriale AT Kearney, ha predisposto un nuovo piano industriale propedeutico alla formulazione di una proposta di manovra finanziaria, nell’ambito delle trattative con le banche finanziatrici. E nelle more della revisione del piano economico-finanziario, il gruppo ha chiesto e ottenuto dalle banche finanziatrici lo scorso ottobre uno stand-still (sospensione) degli accordi di ristrutturazione in essere, al fine di garantire il mantenimento delle linee di credito accordate.
Il 2013 si era chiuso con un fatturato di 151 milioni e un ebitda negativo per 1 milione. La stima degli analisti è che il 2014 si sia chiuso con un ricavi per 149 milioni e un ebitda nullo (si veda qui lo studio di Banca Akros).