Bernardo Caprotti ha dato mandato a Citi l’incarico di esaminare le proposte arrivate dai fondi Cvc e Blackstone (si veda altro articolo di BeBeez) per il controllo di Esselunga. La decisione è stata presa ieri nel corso della riunione del Consiglio di amminsitrazione di Supermarkets Italiani (la holding che controlla Esselunga).
Il Cda non ha comunque stabilito una tempistica per valutare le manifestazioni d’interesse. Ciononostante, il fatto di aver dato mandato a un advisor per valutare le offerte è già di per sé un passo significativo per il patron di Esselunga, che sinora non aveva mai fatto un plissé ogni volta che veniva corteggiato da fondi di private equity o colossi internazionali della grande distribuzione da Wal-Mart a Carrefour.
L’imprenditore, che ha 91 anni, avrebbe quindi deciso di passare la mano, per garantire all’azienda una governance e un futuro che vada oltre quello del suo fondatore.e soprattutto per per evitare che i suoi eredi, cioé i figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, e l’altra figlia Marina avuta dalla moglie Giuliana Albera, debbano litigare per aggiudicarsi il controllo dell’azienda danneggiando la governance, l’operatività e la gestione dei supermercati.
“Da italiano naturalmente mi piacerebbe che Esselunga rimanesse in mano a un imprenditore italiano”, ma “credo che il primo obiettivo sia salvaguardare questa impresa”, ha commentato ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti a margine di un incontro a Milano in merito alle voci del possibile passaggio del gruppo a investitori e gruppi esteri. E ha aggiunto: “Ritengo anche che l’importante è avere un imprenditore che ha intenzione di fare bene l’imprenditore, come ha fatto Caprotti finora, con questo bellissimo gruppo. Se rimane in mano a imprenditori italiani ben venga, se così non dovesse essere io credo che l’Italia abbia comunque interesse a portare sul suo territorio investitori internazionali, se vogliamo crescere in un mercato che è aperto e competitivo”.
Le prime ipotesi circolate valutavano Esselunga circa 6 miliardi di euro, cioé 9,5-10 volte il margine operativo lordo del gruppo, Esselunga ha infatti chiuso il 2015 con un fatturato in aumento del 4,3% a 7,312 miliardi e con un ebitda in crescita di ben il 20% a 625 milioni, mentre l’ebit è salito addirittura del 29% a 431 milioni e l’utile netto è arrivato a 290 milioni (+37%). Il tutto con un debito netto in aumento a 116 milioni (dagli 85 milioni di fine 2014), ma a fronte di investimenti di ben 400 milioni (si veda Italia Oggi).
La valutazione di 6 miliardi esclude gli immobili, che rimarrebbero in capo a La Villata Partecipazioni, la cassaforte della famiglia Caprotti.