Cellulari e smartphone, presenti i primi da oltre 25 anni e
i secondi da quasi dieci, non hanno sostituito del tutto le vecchie
ricetrasmittenti, che mantengono una importante presenza in molti settori
professionali, che per necessità o obbligo di legge, devono affiancare al
canale telefonico un altro tipo di comunicazione, chiuso e dedicato. L’assedio
tecnologico ai vecchi walky-talky è però sempre più serrato: da un lato la copertura
di rete è ormai quasi totale e rende superfluo doversi affidare ai ‘vecchi’
canali analogici delle ricetrasmittenti, dall’altro utilizzare lo smartphone è
più facile per gli utenti, in quanto si tratta di un oggetto familiare e facile
da gestire. In questo contesto nasce il sistema Push to Talk della PMI
innovativa Talkway: si tratta di una soluzione per sostituire le ricetrasmittenti
tradizionali con gli smartphone, grazie ad un app ed una piattaforma dedicate, dando
agli utenti la possibilità della geolocalizzazione e dello scambio di dati.
Il mercato di riferimento di Talkway è quello di tutte le
organizzazioni che storicamente hanno avuto dipendenti equipaggiati con
ricetrasmittenti tradizionali: forze dell’ordine, vigilanza privata, corpi
militari, protezione civile e aziende di trasporto come società di taxi o di
logistica. Ad oggi sono clienti di Talkway, tra gli altri, Security Service di
Roma (vigilanza), Midland (accessori motociclistici), la Marina Militare e la
protezione civile della regione Friuli Venezia Giulia. La diffusione di Talkway
passa anche attraverso i grandi player della telefonia mobile, che per la
natura peculiare del servizio Push-toTalk non sono un competitor, ma un alleato. A fine 2016 è stato concluso un contratto con Vodafone
[VOD.L], che distribuisce Talkway sotto il brand ‘Push and Talk’. È invece di
pochi giorni fa la notizia dell’intesa con TIM [TLIT.MI].
La caratteristica unica, o quasi, di Talkway nel panorama
delle società che stanno raccogliendo risorse tramite equity crowdfunding è la
sua natura di Pmi Innovativa. La società può quindi distribuire utili, un
risultato che ha già ottenuto nel corso del 2016, con un risultato netto di 13
mila euro. Il Business Plan prevede un fatturato da 900 mila euro e un utile di
350 mila nel 2018, mentre la prospettiva al 2020, anno per cui è prevista la
distribuzione del primo dividendo, è di 2,5 milioni di euro di ricavi e 1,45 milioni
di risultato netto.
Il business di Talkway è interamente B2B: i ricavi vengono
dalla concessione della piattaforma (il cui brevetto è registrato e protetto
dal Patent Box, che garantisce importanti agevolazioni fiscali alla società,
quale il pagamento dell’IRPEG ridotta del 50%) e del relativo servizio in forma
personalizzata, in cloud o sul server dell’azienda cliente.
Per sostenere il suo programma di sviluppo, Talkway ha
lanciato una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma Crowdfundme, con
un target minimo di raccolta di 150 mila euro ormai quasi raggiunto. Le risorse
raccolte saranno investite per il 90% per sostenere i costi del personale
tecnico e per il 10% per investimenti in strumentazione tecnica. L’eventuale
overfunding sarà investito per ampliare la rete commerciale.