porta della cantina al tavolo del ristorante”. Così Gambero Rosso ha definito
Enolò, la startup che punta su un nuovo modello di business B2B nella
distribuzione dei vini. L’idea base è semplice: integrare diverse tipologie di
servizi (logistica, marketing e comunicazione) per semplificare e ottimizzare i
rapporti tra i produttori e i rivenditori come bar, ristoranti ed enoteche.
esperienze legate a settori come la logistica e il beverage di cui mi sono
occupato, e dalla conoscenza in campo digitale dove, insieme al mio gruppo,
lavoro da almeno 20 anni per la realizzazione di sistemi innovativi”, spiega
Stefano Baldi, uno dei fondatori della società.
Il produttore che si affida alla
startup ha a disposizione un sistema integrato basato prevalentemente su due
piattaforme: www.enolo.it e www.cartadeivini.wine. Sulla prima, una
redazione produce contenuti originali legati al mondo del vino; una volta che
un prodotto trova spazio su enolo.it viene indicizzato da Google nel giro di 24
ore e poi compare tra la prima e la terza pagina del motore di ricerca.
invece, è la web app con i servizi per far incontrare produttori e rivenditori.
Sulla piattaforma è possibile pubblicare il catalogo dei propri vini e la
storia della cantina, configurare le condizioni di vendita, nonché gestire e
monitorare la pubblicizzazione del marchio sui social. Cartadeivini.wine, inoltre,
gestisce le fatture automaticamente ed è integrato con il sistema per le
transazioni online.
business, dopo la fase di prova, Enolò ha deciso di lanciare una campagna di
equity crowdfunding sul portale opstart.it. L’obbiettivo è fissato a 80 mila
euro e il 58% del capitale è già stato raccolto (47 mila euro). Per investimenti superiori ai 10 mila euro
verranno assegnate quote di tipo “A” con diritto di voto annesso. I
finanziamenti saranno così distribuiti: 50% per attività di marketing e sale,
40% per la logistica e 10% per sviluppare nuove funzionalità della piattaforma.
Importante sarà l’investimento
nel magazzino dove verranno depositati i vini per poi essere distribuiti. “Noi
non compriamo e non rivendiamo il prodotto – precisa Baldi – i vini rimangono
di proprietà dei produttori che li depositano dentro l’hub logistico da dove
seguono processi di distribuzione molto brevi”. Secondo il fondatore: “Il
prezzo è conveniente perché il prodotto viene comprato direttamente dalla
cantina e nello stesso tempo su questi processi si crea un’attività di
comunicazione”.
Per usufruire dell’offerta di
Enolò, il produttore sottoscrive un canone annuo e paga i servizi eseguiti, come
quelli legati alla logistica. “Abbiamo inoltre messo a disposizione un servizio
di crm (customer relationship management, ndr) – aggiunge Baldi – per
promuovere presso i dealer l’acquisto dei vini che sono nel catalogo”.
Il settore vinicolo, su cui ha deciso
di scommettere la startup, è una delle eccellenze dell’economia italiana.
Secondo i dati in possesso di Enolò, sono oltre 500 mila i rivenditori tra
ristoranti, bar, catering e altri esercizi. E solo nel 2016 sono state
commercializzate 850 milioni di bottiglie provenienti da circa 50 mila produttori.
Enolò è nata nel territorio del
cratere sismico aquilano e si propone anche come la testimonianza che si possa
fare impresa partendo da un’idea innovativa in territori disagiati e in tempi
difficili. E l’ambizione della startup non si ferma qui. Nei prossimi tre anni,
infatti, l’obbiettivo è di diventare il punto di riferimento per i
professionisti del settore vinicolo. E, infine, è pronto un piano diviso in tre
fasi: diffondere il servizio a livello nazionale; estendere poi l’offerta in
altri settori affini come la birra, gli alimenti e le bevande. Infine, si
punterà a espandere l’attività anche oltre i confini nazionali.
Enolò ci sono il “QIP” di Confindustra Comitato Abruzzo per lo sviluppo delle
zone terremotate, e “Smart&Start” di Invitalia per la promozione di startup
innovative.