I servizi immobiliari fatturano 380 miliardi di euro nei 5 principali paesi europei (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna). Tuttavia di questi, solo 41 milioni di euro sono generati dall’Italia. Lo rileva il quinto Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari in Europa e in Italia stilato da Scenari Immobiliari e illustrato ieri a Milano in occasione dell’evento Futu.Re (si vedano qui il comunicato stampa e qui il rapporto completo). Lo studio è stato presentato da Mario Breglia (Scenari Immobiliari) e commentato da Lamberto Agostini (Cushman & Wakefield), Giuseppe Amitrano (GVA Redilco), Marina Concilio (AGIRE Gruppo IPI), Stephen Coticoni (Bnp Paribas Real Estate), Ugo Giordano (Rina Prime Value Services), Carola Giuseppetti (Sidief), Benedetto Giustiniani (Generali Real Estate), Micaela Musso (Abaco Team), Alessandro Pasquarelli (Yard), David Vichi (Revalo), Paola Visani (Coima). I lavori sono stati moderati da Francesca Zirnstein (Scenari Immobiliari).
In tutti e 5 i paesi esaminati, le attività immobiliari pesano il doppio dell’edilizia, che attualmente è in difficoltà. L’Italia e la Spagna sono i due paesi con i mercati dei servizi immobiliari di dimensioni inferiori sia in termini di fatturato sia di forza lavoro e dimensioni medie delle aziende. Sul tema, Carola Giuseppetti, direttore generale di Sidief, ha spiegato che il settore dei servizi residenziali in Europa è importante e avanti anni luce rispetto all’Italia, dove sta nascendo ora ed è penalizzato dalle regole incerte. David Vichi, ad di Revalo, ha confessato di provare frustrazione a vedere l’Italia sempre in coda alle classifiche, anche se al contempo non può fare a meno di pensare che ci siano grandi opportunità per migliorare la situazione e crescere. A suo avviso, per sviluppare i servizi immobiliari occorre anche una maggiore fiducia nel settore ed esternalizzazione di alcune attività da parte dei committenti.
L’Italia è anche il paese con il peso maggiore delle attività immobiliari nell’economia, pari all’11,9% del Pil, a cui si affiancano lo sviluppo immobiliare (2,9% del Pil) e le costruzioni (4,2% del Pil), per un peso totale del settore del 18,3% del Pil, ben superiore alla media europea. “Il settore immobiliare, insieme a quello delle costruzioni, continua a ricoprire un ruolo di rilievo nei sistemi economici dei principali Paesi europei, con un valore aggiunto che rappresenta una quota compresa tra il 18 e il 19 per cento del totale. Il mondo dei servizi immobiliari sta vivendo una profonda trasformazione, trascinata da una nuova domanda di servizi innovativi legati alle diverse esigenze degli operatori. La connessione tra mondo immobiliare e servizi digitali è sempre più stretta, con le nuove tecnologie informatiche che vedono crescere il loro ruolo nella gestione degli edifici, coinvolgendo tutti i settori, dal residenziale al terziario, dal commercio al turismo”, ha commentato ha affermato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari.
L’ultima parte del rapporto verteva sul futuro dei servizi immobiliari, destinati a essere trasformati dall’innovazione digitale. Da essa deriveranno le aggregazioni societarie (che permettono di effettuare innovazioni di processo, digitalizzazione, formazione ed entrata in mercati esteri) e la flessibilità. A livello di segmento, negli uffici le principali innovazioni sono: digitale, sostenibilità (green building e certificazioni LEED e BREAM, che rendono più complessa la gestione dell’immobile), esperienza degli affittuari (gestione della community e della relazione tra loro e il proprietario), competenze e professionalità emergenti (sviluppo di software specifici, gestione dei servizi alle persone ecc). Nel retail, le innovazioni sono ancora la digitalizzazione (analisi dei big data dei clienti), la customer experience (maggior attenzione marketing e divertimento), la sostenibilità e ancora competenze e professionalità emergenti (relationship manager, data scientist, space manager). Nel residenziale, sta crescendo la locazione (di breve, medio e lungo periodo, con student housing, housing sociale e senior housing) e si fanno strada anche sostenibilità, competenze e professionalità emergenti (property manager specializzati, space planner, relationship manager).
Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, ha spiegato: “Per edifici dotati di sistemi integrati di impianti tecnologici, sistemi informatici e di sicurezza sono necessarie competenze avanzate in Ict, professionisti esperti in questo settore che dovranno essere in grado di leggere e analizzare i dati ma anche di relazionarsi con chi possiede competenze consolidate nel real estate e conoscenza dei mercati. Proprio questa fusione tra settore immobiliare e soluzioni digitali ha portato a coniare il nuovo termine di Proptech, di cui oggi si sta iniziando a comprendere la rilevanza anche in Italia”. “Per poter affrontare tali cambiamenti – ha concluso Zirnstein – le società che operano nel mondo dei servizi immobiliari necessitano di investimenti rilevanti, principalmente in nuove tecnologie e sistemi informatici, oltre che nello sviluppo di competenze costantemente aggiornate. Questo porta a una maggiore strutturazione delle società, attraverso aggregazioni che consentono di crescere e investire in competenze e digitalizzazione. Questo fenomeno è particolarmente evidente anche in Italia, dove nel corso degli ultimi anni sono state numerose le aggregazioni e le fusioni tra società”.
Nella tavola rotonda finale si sono confrontati sui temi dell’innovazione e della tecnologia gli operatori del settore. Paola Visani, ad di Coima, ha ricordato che “la tecnologia serve solo se abbiamo anche un orientamento al cambiamento”. Marina Concilio, ad di Agire (Gruppo Ipi), ha sottolineato che la tecnologia nei servizi immobiliari deve essere user friendly, e al contempo servono anche persone che sappiano rivolgersi al mercato e al cliente che ha bisogno. Carola Giuseppetti, direttore generale di Sidief, ha spiegato: “Gestire tanti clienti in un immobile, anche un centinaio, è complesso. In questo, i sistemi digitali fanno la differenza, anche se per diversi immobili e città servono personalizzazioni, per cui abbiamo 27 contratti di locazione. Inoltre abbiamo appena creato un sistema per siglare i contratti con una app grazie a una firma digitale, che poi sono inviati in automatico all’Agenzia delle Entrate”. Anche Generali si è mossa in tal senso: Benedetto Giustiniani, Head of Southern Europe Region di Generali Real Estate, ha raccontato che hanno creato una business unit focalizzata sull’innovazione tecnologica e di prodotto (gli uffici). “Stiamo digitalizzando il sistema gestionale integrato di attività di property management, per cui è possibile firmare i contratti anche dal cellulare. Molte delle iniziative non sono arrivate dall’IT ma da giovani asset manager, grazie a contest aziendali che abbiamo promosso internamente per fare innovazione e semplificazione”. Infine, Mario Breglia di Scenari Immobiliari ha concluso che per gli operatori del real estate “resta fondamentale avere una conoscenza fisica dell’immobile”.