Non si farà la piattaforma comune di gestione di crediti deteriorati tra Banca Ifis e Credito Fondiario. Lo hanno annunciato ieri le due banche (si vedano qui il comunicato stampa di Banca Ifis e qui quello di Credito Fondiario) alla fine di una trattativa iniziata lo scorso agosto, che inizialmente prevedeva la creazione di una joint venture per il servicing e l’investimento in crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez) e la cui portata successivamente a settembre era stata ridimensionata alla sola gestione dei crediti (si veda altro articolo di BeBeez).
L’idea dichiarata inizialmente era creare una nuova piattaforma in grado di operare lungo tutta la catena del valore della gestione dei portafogli di crediti deteriorati e presente in tutte le asset class (secured, unsecured, Npl, Utp, leasing, real estate e credito al consumo). Nell’ambito della partnership, si era detto la scorsa estate, Credito Fondiario avrebbe avuto almeno il 51% della joint venture.
A far saltare l’operazione, si legge nei comunicati, state le “difficoltà incontrate nella definizione di un accordo negoziale soddisfacente per entrambe le parti in termini di assetti di governance”. Secondo quanto risulta a BeBeeznella realtà il progetto iniziale di Banca Ifis era molto diverso. L’idea era quella di fare lo spin-off e di quotare società di investimento e gestione degli Npl, Ifis Npl spa, specializzata in Npl consumer unsecured, e contestualmente acquisire un altro operatore, i cui soci avrebbero reinvestito nel capitale della nuova realtà. Quell’operatore era stato individuato poi in Credito Fondiario. In quel caso i pesi di governance sarebbero stati a vantaggio di Banca Ifis, visto che Ifis Npl si dice che fosse stata valutata circa un miliardo contro i 400 milioni circa di Credito Fondiario. L’operazione nel tempo aveva poi cambiato struttura e l’idea era diventata quella di creare un nuovo veicolo al quale ciascuna delle due banche avrebbe apportato l’attività di gestione di crediti deteriorati, ma non i portafogli di proprietà. Da quel punto vista, sarebbe stato invece Credito Fondiario a guidare la governance, perché gli asset in gestione a Credito Fondiario sono di gran lunga superiori a quelli in gestione a Banca Ifis. E quindi il controllo della nuova realtà sarebbe stato di Credito Fondiario per ben oltre il 51%: si parlava in realtà di circa il 70%. Al 30 giugno la semestrale di Banca Ifis indicava che il portafoglio di proprietà del Gruppo Banca Ifis ammontava a 16,4 miliardi di valore nominale mentre il portafoglio in gestione conto terzi era di soli 6,4 miliardi, tramite la controllata FBS. Per contro, al 30 giugno 2019 Credito Fondiario aveva 52,1 miliardi di euro lordi di asset in gestione, tenuto conto anche della partnership con Banco Bpm, mentre il portafoglio di investimenti proprietari ammontava a soli 6,5 miliardi (si veda qui il comunicato stampa sulla semestrale).
Iacopo De Francisco, direttore generale di Credito Fondiario, ha commentato: “Restiamo convinti delle opportunità di consolidamento che il settore del servicing in Italia in questo momento offre. Continueremo a proporci come soggetto aggregante con un ruolo attivo sul mercato, finalizzato anche a realizzare accordi con altri operatori nel settore del debt servicing e del debt purchasing. Allo stesso modo, rimane oggetto di attenta valutazione l’opportunità di portare Credito Fondiario in Borsa per accelerare ulteriormente il percorso di crescita della banca”. Elliott Management, azionista di controllo di Credito Fondiario, è ovviamente interessato a che la controllata italiana cresca di dimensioni, per poter poi uscire dall’investimento con un adeguato ritorno. Per questo motivo sin da quanto Cerved ha annunciato di aver messo sul mercato la sua controllata Cerved Credit Management (si veda altro articolo di BeBeez), si è immaginato un possibile interesse da parte di Credito Fondiario e che anche quindi anche Cerved potesse diventare un tassello dell’operazione allo studio con Banca Ifis.
Lo scorso agosto Elliot ha deliberato di iniettare altri 120 milioni di euro in aumento di capitale per finanziare l’operazione annunciata nel dicembre scorso, con la quale il gruppo Banco Bpm ha ceduto a Credito Fondiario ed Elliott un portafoglio di non performing loan da 7,4 miliardi di euro e il 70% della piattaforma di gestione dei crediti (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione, che si concluderà formalmente a brevissimo, aggiusterà ulteriormente al rialzo la quota di Elliott in Credito Fondiario, oggi all’81,53%. Si tratta del secondo aumento di capitale sottoscritto dal fondo americano in Credito Fondiario, dopo quello da 65 milioni di euro sottoscritto nell’ottobre 2018, che aveva portato partecipazione diretta di Elliott in Credito Fondiario dal 40% al 69,48% del capitale sociale, ma era già stato precisato allora che quella partecipazione sarebbe stata incrementabile sino all’81,53% (si veda altro articolo di BeBeez), quota che infatti era stata raggiunta considerando anche la partecipazione di Elliott nella holding controllata dal management, CF Holding (la ex Tages Holding), e che sarà poi oggetto di fusione inversa con la società operativa. Elliott era entrato nel capitale di Credito Fondiario nel 2015 pagando 100 milioni per il 40%.
Da parte sua l’amministratore delegato di Banca Ifis, Luciano Colombini, ha ribadito la centralità del mercato dei crediti deteriorati: “Il mercato dei non performing loan è e rimane strategico per Banca Ifis. Il nostro obiettivo è mantenere le condizioni per continuare a generare valore in futuro anche in presenza di un contesto regolamentare in evoluzione, continuando a investire sia nell’acquisto di portafogli sia nell’attività di servicing”.
A riprova del suo impegno nel settore dei crediti deteriorati, sempre ieri Banca Ifis ha reso noto di essere salita dal 90% al 100% della controllata FBS spa, quarto operatore nazionale nella gestione di gestione di Npl ipotecari e corporate (si veda qui il comunicato stampa). A vendere sono stati i soci di minoranza Paolo Strocchi, Elena Paola Ruo e Giorgio Fedocci, per un corrispettivo complessivo pari a 12,2 milioni di euro. Strocchi e Ruo usciranno anche dal Consiglio di amministrazione della società e lasceranno rispettivi ruoli di amministratore delegato e direttore generale. Questa operazione permetterà alla banca di completare nel breve periodo l’integrazione di Fbs al suo interno e di realizzare uno sviluppo ancora più incisivo nel mercato italiano degli Npl. Banca Ifis aveva comprato il 90% di FBS nel maggio 2018 per 58,5 milioni, con Strocchi che era rimasto al 7,5% e i manager Elena Ruo e Giorgio Fedocci che avevano mantenuto complessivamente il 2,5% (si veda altro articolo di BeBeez).