A Milano, un museo diffuso, punto di incontro dell’ospitalità di lusso con il fashion e la cultura
In occasione della Fashion Week, il 17 febbraio 2020 presso Galleria Vik Milano, il primo art hotel in Italia a racchiudere le opere di oltre 90 artisti internazionali, BeBeez è stata invitata a un evento che ha puntato l’attenzione sul rapporto tra arte e moda. E’ su questo binomio che scommette il nuovo Vik hotel, un punto di incontro nel salotto buono della città tra ospitalità di alto livello, arte e moda, sempre più vicine.
La nuova realtà nasce da un’iniziativa dello svedese Alexander Vik, uomo d’affari e proprietario, con la moglie Carrie, di alcuni hotel della catena sudamericana Vik Retreats legati al tema dell’arte in Sud America, in luoghi lontani dai grandi agglomerati, come Josè Ignacio in Uruguay, introdotto così nelle rotte del turismo di lusso con l’apertura di tre resort; seguiti da altri due nella valle di Millahue in Cile nei pressi di una vigna di 11mila acri dove producono vino. Queste oasi culturali e di incontro nascono dall’apertura originaria di casa Vik in Cile e ora, per la prima volta in Europa e in una città, nasce il progetto di Milano con l’intenzione di offrire una panoramica dell’arte italiana emergente e uno sguardo al contesto internazionale. Così ci ha raccontato Alessandro Riva, critico d’arte e curatore insieme a Micaela Bonetti del progetto, con 89 stanze, ciascuna decorata da un artista diverso, di cui tre sono state aperte a sorpresa per la manifestazione legata al fashion.
Il proprietario ha dichiarato ai curatori “non voglio Fontana ma quello che domani sarà Fontana”, scommettendo quindi su autori magari già storicizzati accanto ai giovani ai quali sarà dato spazio in occasione delle diverse iniziative.
“L’idea è quella di un museo diffuso – ha sottolineato Riva – dove l’arredamento ha seguito la scelta dei quadri, delle opere d’arte e delle decorazioni nelle parti comuni; in particolare con il Vikissimo, bar ristorante e spazio espositivo, al primo piano, che offre una panoramica dell’arte contemporanea italiana a tutto tondo e un’antologia di artisti internazionali.”
I curatori tengono a evidenziare il carattere nuovo di quest’esperienza nata grazie ad un gruppo di lavoro che ha riunito architetti e artisti e che vuol imprimere su ogni progetto una sorta di marchio originale, “Vik”.
Tra le camere aperte per BeBeez, in anteprima, abbiamo visitato la stanza di Mario Schifano, quella decorata da Ali Hassoun, pittore libanese ormai milanese di adozione e la camera arredata con le tele dell’argentina Nina Surel, al secondo piano, affacciata sull’Ottagono, con le sue donne particolarissime in una sorta di bassorilievo. Nella lobby, ad accogliere gli ospiti, una monumentale riproduzione del Pensatore di Auguste Rodin circondata dagli affreschi dell’artista milanese Alex Folla.
In particolare, in concomitanza con la settimana della moda a Milano è stato organizzato un evento per accompagnare la seconda tappa della mostra SurFashion, che racchiude opere di una trentina di artisti italiani e internazionali sul tema della moda e dell’influenza che questa ha avuto e continua ad avere nel tessuto sociale.
Tra le sale del Vikissimo, i corridoi e la Room 210, la galleria d’arte che ha sede al secondo piano della struttura affacciata interamente sulla Galleria Vittorio Emanuele, si sono alternati flashmob, performance, installazioni site-specific e veri e propri tableaux vivants. L’iniziativa ha visto la partecipazione di artisti, stilisti e performer italiani e stranieri, che presenteranno in maniera non convenzionale e originale, abiti e creazioni ispirate al mutevole rapporto tra estetica del vestire e arte contemporanea.
Tra gli altri, hanno sfilato tra le sale del Vikissimo, vistosamente abbigliati con abiti e accessori artistici, bizzarri, estrosi e imprevedibili, la pittrice Elena Monzo, che ha già realizzato abiti e collaborazioni nel mondo della moda; Loredana Galante con i suoi vestiti e cappelli che ricordano i “ragni tessitori”; l’artista di origine argentina Florencia Martinez con le sue stoffe colorate; la poetessa cubana Ana Pedroso e la danzatrice camerunense Madeleine Mbita Nna hanno indossato gli abiti realizzati con materiali naturali dell’artista di origine tedesca Antje Stehn; e ancora le modelle vestite da Leonida De Filippi, i cappelli di Franca Pisani, e i vestiti-sculture di Dania Zanotto. Inoltre hanno partecipato i ragazzi della crew di Felipe Cardeña, indossando i capi coloratissimi della serie “African Spirit”, nati dalla collaborazione con la fashion designer della Costa d’Avorio Mary Koroma, mentre alcune modelle hanno vestito i capi dell’artista e musicista senegalese Mike Sylla; e ancora i giovani fashion designers Fabrizio Bennici e Liu Yikang, i due giovanissimi performers Caledonia Asbesthos & Magenta L’Ambra, e, ancora, i due artisti Filippo Zoli e
Madeleine Fléau, che hanno messo in scena una performance dedicata alla poetessa Antonia Pozzi.
Infine Dorothy Bhawl, fotografo eccentrico, allestirà un vero e proprio set all’interno dell’hotel, interagendo con i performer e gli artisti presenti nelle sale.
Il “programma di sala” ha previsto un VIK TALK – EPISODE ONE, dedicato al rapporto tra arte contemporanea e fashion, condotto da Anna Maria Sbisà, giornalista di moda e di costume, con la partecipazione, tra gli altri, di Christian Gangitano, critico d’arte esperto di street art e street wear – che in questo momento anche nelle aste sono sotto i riflettori e seducono Parigi in occasione dell’asta di Urban Art da Artcurial, il 23 febbraio – di Gentucca Bini, stilista con un lungo background familiare di collaborazioni tra arte e moda, oltre che di alcuni degli artisti che hanno contribuito alla realizzazione delle opere dell’hotel: tra questi, il pittore e scultore Umberto Mariani, autore tra l’altro di una importante mostra nel 2016 presso la Fondazione Capucci a Firenze; il fotografo Antonio Guccione, autore fin dagli anni Ottanta di servizi e redazionali di moda con alcune delle più celebri modelle internazionali; lo scultore Paolo Cassarà, che fin dagli anni Ottanta ha portato la streetwear nell’arte contemporanea. Oggi, com’è stato detto nel corso dell’incontro Gucci sta dettando legge in tale ambito e non è un caso che abbia vestito Achille Lauro che ha vinto il Festival di Sanremo dal punto di vista della comunicazione.
a cura di Ilaria Guidantoni