![Philippe, Credit P. Massol©PhotosANAKA](https://bebeez.it/files/2020/03/P.-Massol©PhotosANAKA.jpg)
Bordeaux, l’antica Burdigala, è senza dubbio il regno del vino, con il suo cuore pulsante a La Cité du vin, non un semplice museo ma un mondo da vivere, colpito da una doppia chiusura per l’emergenza sicurezza, sia per le attività culturali e per quelle di degustazione e ristorazione ma il tempio dell’enologia non si è arreso.
On line continua la ‘messa in onda’ del materiale registrato delle diverse attività. Abbiamo incontrato il direttore generale Philippe Massol, che ci ha raccontato la prossima esposizione temporanea, evento dell’anno, Bere con gli Dei, la cui apertura è rimandata a giugno e un grande progetto al quale la struttura continua a lavorare, l’apertura del Museo del vino a Pechino, con un finanziamento pubblico a copertura totale, prevista nel 2021, che apre nuovi scenari alla cultura e all’economia del vino a livello internazionale.
La chiusura del Tempio del vino ha sospeso tutte le vostre attività?
«In realtà La Cité du Vin resta in contatto con chi da remoto vuole vedere attività e iniziative culturali di vario genere che si svolgono all’Auditorium e delle quali ci sono le registrazioni che adesso assumono una rilevanza nuova con decine di ore di trasmissione».
Sono previste anche delle iniziative interattive?
«In questo momento un web master sta lavorando per mettere sui social degli estratti della mappatura dei territori e in tal senso siamo in piena attività. Ma non siamo organizzati per la didattica on line. Mancherebbe comunque tutta la parte della degustazione.»
In termini di progetti state comunque lavorando a qualcosa?
«Alla mostra Bere con gli Dei, che si sarebbe dovuta inaugurare il 6 aprile e che per ora è auspicabilmente riprogrammata dal 6 giugno al 30 agosto prossimo, che fa parte delle nostre mostre temporanee, dedicata a Dioniso, dopo esserci immersi nell’Universo dei bistrot ne 2017 con l’esposizione Bistrot! De Baudelaire à Picasso, della musica nel 2018 con Le Vin et la Musique, accords et désaccords e del design del vetro nel 2019 con Renversant! Quand art et design s’emparent.
Ora la Cité du Vin si accosta alla mitologia che rappresenta l’evento dell’anno sul quale è concentrata la comunicazione, prodotta dalla Fondazione per la cultura e le civiltà del vino in collaborazione Jean-Yves Marin (museologo, già direttore del Museo di Normandia prima di asusmere nel 2009 la direzione dei Musei d’Arte e Storia di Ginevra) e Isabelle Tassignon (Ricercatore ad archeologia all’Università di Liegi, lavora principalmente sull’iconografia antica e ha dedicato diversi lavori all’iconografia e al culto di Dioniso in Gallia e in Asia Minore), curatori di Boire avec les dieux che presenta una cinquantina di opere antiche tra cui alcuni prestiti eccezionali dal Museo del Louvre, dalla Fondazione Gandur per l’Arte di Ginevra e dal Museo Nazionale Archeologico di Atene. All’interno anche tre creazioni monumentali stie specific affidate ad artisti contemporanei di street art. In particolare Monkeybird, Delphine Delas e Rouge realizzano entrambi un’opera monumentale figurative chef a eco alle opera antiche esposte, pienamente integrate nel percorso espositivo, rappresentano una lettura contemporanea dei miti più importanti raramente rappresentati come il mito di Ampelos (in greco vitigno), le feste dionisiache e ancora i viaggi di Dioniso attraverso il mondo.»
Direttore visto che di questi tempi, se non virtuali, siamo tutti digitali, accompagna i lettori di BeBeez in anteprima alla mostra?
«Con piacere vi guiderò nell’esplorazione del ruolo del vino nella civiltà greco-romana, rivelando i legami tra gli dei e gli uomini. Nettare divino, il vino è anche la bevanda dei banchetti terresti condivisa tra gli uomini desiderosi di avvicinarsi agli dei, tra i quali si distingue Dioniso nato dall’amore di Zeus con una mortale.
E’ il dio che scopre la vigna e insegna agli uomini l’arte del vino. Il nostro viaggio si snoderà tra una cinquantina di opere tra ceramiche, sculture e pittura, realizzate dagli artisti nel tempo. All’interno anche dei momenti coreografici come gli estratti del film di Fellini Satyricon»
Qual è l’itinerario in sintesi?
«Si parte dall’antichità e poi, nella seconda sezione, si incontra Dioniso, un dio dalle molte sfaccettature; quindi nella terza sezione il corteo stravagante che segue Dioniso, con pezzi provenienti in parte dalla Fondation d’Art Gandur di Ginevra. La quarta sezione il legame tra la civiltà greca e la civiltà, il cui fulcro è rappresentato dal simposio; l’ultima tappa è la conquista di Roma da parte Bacco».
Avete già in cantiere un altro viaggio?
«Molto ambizioso, destinazione Pechino. Il progetto vede la realizzazione del Museo Universale del Vino che dovrebbe aprire le porte nell’autunno del 2021 a Fangshan nel distretto di Pechino, a 40 chilometri dalla Città proibita. Si tratta di un progetto di 18mila metri quadrati con un percorso permanente di 6.700 metri quadri, articolato su cinque tematiche principali – Cos’è il vino?; Il vino nel mondo; Storia e civiltà del vino; Il vino e i sensi; L’arte di vivere il vino» – oltre un Auditorium, spazi esterni, una cantina, un ristorante, una scuola del vino e animazioni sensoriali. L’obiettivo è ricevere 500mila visitatori alla fine del primo anno. Il progetto sarà integrato in un Villaggio Globale del vino con vigneti, una zona commerciale e hotel di lusso e la realizzazione del museo avrà un forte impatto anche in termini architettonici, seguendo le direttive del Feng-Shui con grandi ambizioni.»
Come nasce questa scelta?
«Siamo stati contattati da un grande imprenditore, Weixing Tang, buon conoscitore della Francia che produce vino nella regione nel suo Château Bolangbao dal 1998, ormai anche con una produzione biologica e che voleva realizzare un progetto culturale. La città di Pechino si è interessata all’idea decidendo di finanziare pubblicamente il progetto interamente e questo è garanzia di un investimento anche in termini di promozione. Alla Fondation pour la culture et les civilisations du vin che gestisce La Cité du Vin è arrivata la proposta di una partnership».
Che tipo di cultura e di mercato del vino c’è attualmente in Cina?
«Finora il vino è stato considerato un bene prezioso, un regalo, più che una bevanda da consumare anche se il Paese ha una tradizione antichissima nelle bevande fermentate a base di frutta oltre che di riso e una produzione considerevole di birra. Oggi si è finalmente espressa una domanda di cultura del vino e stando alle previsioni tra una decina d’anni la Cina diventerà il primo produttore e consumatore di vino al mondo. Al momento è già un grande produttore di uva che negli anni sta gradualmente raggiungendo una discreta qualità nella produzione di vino anche se discontinua.»
Qual è la richiesta cinese?
« Il savoir-faire sia a livello di produzione – è appena uscito il primo «millesimato» – sia in termini di cultura e formazione. Ad esempio stanno sorgendo molte scuole e corsi senza però una struttura adeguata. Ritengo per la Francia e per l’Italia ci sia un decennio di opportunità dopodiché la Cina potrebbe diventare il nostro concorrente diretto che in termini di numeri sarà ovviamente irraggiungibile.»
La Cité du Vin di Bordeaux
Il progetto – costato 81 milioni di euro – è stato inaugurato il 31 maggio 2016 ed è diventato il nuovo simbolo della città, nella linea della nuova museologia, intesa come uno spazio interattivo non solo un contenitore espositivo. La struttura è decisamente moderna, le coq, come viene chiamato per la sua forma che ricorda un decanter, secondo alcuni una gigantesca goccia di vino.
La sua stessa architettura si sviluppa come un racconto, in acciaio e vetro con la volta in legno che ricorda anche la prua di una nave, articolata su più livelli con al settimo piano il ristorante panoramico, Le 7 Restaurant, e all’ottavo piano un Belvedere con terrazza esterna. La struttura si articola 3mila metri quadri, articolata in 19 moduli tematici, che seguono un percorso disponibile in 8 lingue per un totale di più di 10 ore di contenuti di visita grazie ad oltre 120 produzioni audiovisive. Quasi 100 tra esperti e persone qualificate intervistate per realizzare i contenuti per una visita che dura alcune ore ma naturalmente ognuno sceglie il proprio percorso grazie ad uno strumento digitale che accompagna il visitatore per una scoperta personalizzata.
Quando abbiamo avuto l’occasione di visitarlo, ne abbiamo apprezzato l’allestimento, che lascia libertà di movimento e di cammino, dando però continuità alla visita. Configurandosi quasi un parco a tema, comprende un giardino esterno, tre luoghi di ristorazione, una cantina, un laboratorio di degustazione, una biblioteca, una boutique, un auditorio per una serie di iniziative e proiezioni. Al di là dell’aspetto ricreativo che può fare l’effetto parco-giochi, è da sottolineare la validità dei contenuti la cui fruizione è garantita da una facile accessibilità.
L’informazione del museo è in francese, inglese e spagnolo, oltre le lingue che si possono scegliere per la guida personalizzata. Il visitatore è protagonista del proprio percorso che si ritaglia su misura, di volta in volta cosa, scegliendo la successione per approfondire i quadri tematici, potendo variare l’itinerario. Ogni tappa è raccontata in un tempo di 2-3 minuti – mentre sono più lunghe solo le proiezioni che hanno un’animazione che ricorda la realtà aumentata – e si ascolta la spiegazione dal momento nel quale ci si collega per poi riattivarla dall’inizio se si è arrivati a «spettacolo iniziato» o se si preferisce si attende la fine del turno perché i moduli sono comunque molto brevi e accanto si trova sicuramente uno spazio per ascoltare qualcosa d’altro. La parte informativa è ben fatta: chiara, sintetica, piacevole ma professionale. Con ampio corredo di immagini e animazioni/proiezioni si può ascoltare ad esempio la storia del vino e della vite nella storia, attraverso le civiltà, la geografia e le innovazioni tecnologica; seguire il cammino del vino dalla vigna al bicchiere e le diverse vinificazioni; curiosare nel mondo dei consumi, dei wine bar e dei collezionisti; viaggiare nel globo in lungo e in largo per incontrare i più noti enologi, zone vocate e vitigni. E ancora, tra le proposte un viaggio lungo 6 fiumi in zone di produzione vinicola cole la Senna o il Douro. C’è poi lo spazio per il gioco, i testi e una serie di esperimenti didattici dove sono esposti oggetti abbinati a odori e si pososno fare blind test per misurare la propria capacità olfattiva. I primi sei mesi di apertura hanno visto 300 mila visitatori. All’interno del museo anche uno spazio espositivo dedicato a mostre temporanee.
Chi è Philippe Massol
Laureato alla Scuola Superiore di Economia di Poitiers, entra nel 1989 al Parc du Futuroscope dove ricopre numerose funzioni, in particolare quelle di Direttore delle attività oltre che Direttore Commerciale e Marketing. Dopo l’acquisizione del diritto di utilizzo del parco da parte del Gruppo Amaury nel 2000, Philippe Massol ha creato BMR & Associés, uno studio di ingegneria per opere di cultura e turismo che co-dirige fino al 2007. Si trasferisce successivamente a Bordeaux con la famiglia. Nel marzo del 2009, insieme a Alain Juppé e Sylvie Cazes avvia il progetto del Centre Culturel et Touristique du Vin. Nel dicembre 2009 viene nominato Direttore dell’Association de préfiguration incaricata in un primo tempo di avviare gli studi e i lavori propedeutici, necessari alla sua creazione, per poi seguirne la realizzazione. Nel 2011 assume anche la direzione del Fondo di Dotazione creato per raccogliere i fondi dei donatori privati desiderosi di sostenere il finanziamento della Cité du Vin. Nel 2015 viene nominato Direttore Generale della Fondazione incaricata di sviluppare e sfruttare La Cité du Vin.
Citazione : «La Cité du Vin incarna un legame che non può venire meno non solo storico tra la città di Bordeaux e i suoi vigneti. Il suo modello economico che mette insieme finanziamenti pubblici e privati si basa unicamente sulla sua redditività e posiziona la La Cité du Vin come una realtà culturale unica in Francia.»
a cura di Ilaria Guidantoni