L’opera d0arte più costosa battuta all’asta nel 2019 è stata Meules di Claude Monet (110,747 milioni di dollari), seguita da Rabbit di Jeff Koons (91 milioni di dollari) e Buffalo II di Robert Rauschenberg (88,8 milioni di dollari). Le 5 opere più costose del 2019 sono state tutte battute all’asta a New York, da Sotheby’s o Christie’s. Lo rileva la sesta edizione del rapporto “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione”, stilato da Deloitte Private (si vedano qui il comunicato stampa e qui lo studio completo).
Nel corso del 2019 il mercato ha confermato l’elevato l’interesse per i lotti top quality, la cui disponibilità si è tuttavia ridotta rispetto al biennio 2017-2018, con un conseguente calo dei fatturati complessivi. A causa della scarsità di opere, nel 2019 si è ridotto il fatturato del settore della pittura e degli altri beni da collezione (passion asset) rispettivamente del 18,6% e del 6,1%, ma il numero di transazioni è rimasto stabile, grazie al crescente numero di nuovi acquirenti attivi sulle piattaforme online.
Secondo la ricerca di Deloitte Private, la scarsità di opere d’arte oggetto di compravendita è stata dovuta al clima di cautela generato dalle guerre sui dazi e dalle turbolenze relative ai regimi fiscali in alcune aree di grande importanza per il mercato dell’arte e dei beni da collezione. Pietro Ripa, private banker di Fideuram, ha commentato in proposito: “Anche il mercato dell’arte ha subito gli effetti dell’incertezza che ha caratterizzato il panorama politico e in parte economico a livello internazionale a fronte dell’emergenza Covid-19, dimostrando tuttavia la propria resilienza”. Alla stasi del mercato dell’arte e dei beni da collezione può aver contribuito anche il calo registrato dal livello di benessere e dalla quota di High-Net- Worth-Individuals (HNWI), che nel 2018 hanno registrato rispettivamente una riduzione del 3,% e dello 0,3%, dopo 7 anni consecutivi di crescita. Gli HNWI hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo del mercato dell’arte e dei beni da collezione, poiché sono spesso in cerca di nuovi prodotti in grado di difendere il valore del proprio patrimonio complessivo, “diversificare il portafoglio finanziario e affermare anche il proprio status symbol per ottenere consenso sociale”. I principali trend del mercato dell’arte e dei beni da collezione nel 2019 sono stati: l’interesse verso opere inedite, correnti artistiche lontane e carriere di artisti poco conosciuti; maggiore varietà dei beni proposti in asta dalle principali major internazionali; forte dominio delle artiste donne in termini di crescita percentuali; orientamento al social impact investing; successo delle vendite dedicate alle collezioni private; attenzione verso l’arte contemporanea africana e gli artisti afro-americani.
L’arte come asset class è sempre più legata alla gestione patrimoniale: l’86% dei gestori patrimoniali interpellati ha dichiarato di includere nei servizi offerti la gestione di beni artistici e da collezione. Il dato risponde anche alla volontà espressa dagli stessi collezionisti (81%) sia di essere guidati in questa direzione che di avere report consolidati.
Se parliamo di servizi, il 77% dei gestori patrimoniali ha introdotto formule di intrattenimento nella forma di visite private, ingressi a fiere d’arte, musei e mostre; il 71% si è occupato anche di educazione e formazione in materia d’arte per la clientela; più della metà degli interpellati offre la possibilità di diversificare fra investimenti in opere o art fund ma la gestione di collezioni d’arte resta la priorità.
Fra le principali preoccupazioni a minacciare la reputazione e il funzionamento del mercato dell’arte emergono: la poca trasparenza (58%), la regolamentazione del settore ancora frammentaria (58%), la carenza di expertise (42%) e la difficoltà di misurare i benefici derivanti dall’offerta di servizi di gestione di beni artistici e da collezione (43%).
Lo studio è stato condotto da Deloitte Private prima dello scoppio della pandemia da COVID-19. La società di consulenza internazionale prevede che indipendentemente dal suo impatto sul mercato dell’arte, Parigi dovrebbe ricoprire una maggiore importanza per il mercato delle aste su scala internazionale, a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Brexit). Sarà inoltre sempre più importante la tecnologia, che sta ampliando il bacino di interessati al settore, riducendo l’asimmetria informativa che da sempre lo caratterizza ed è diventata una necessità nel “new normal” determinato dal COVID-19.
Barbara Tagliaferri, Art & Finance Coordinator di Deloitte Italia ha concluso: “Quello dell’Art & Finance è un settore in continua crescita e richiede ai player finanziari di stare al passo con lo scenario mutevole e le nuove richieste da parte dei propri clienti. La tecnologia è chiamata a svolgere un ruolo chiave in ottica di autenticità e provenienza, maggiore tracciabilità delle opere e facilità nell’accesso alle informazioni per far fronte alle sfide di un mercato che risulta ancora opaco”.