E’ partito ufficialmente venerdì 26 giugno Garanzia Italia per il factoring, strumento previsto dal Decreto Liquidità (DL n. 23/2020) per sostenere, attraverso la garanzia di Sace e la controgaranzia dello Stato, la continuità operativa e la ripartenza delle attività economiche e d’impresa danneggiate dall’emergenza Covid-19. Lo hanno annunciato Assifact (Associazione Italiana per il Factoring) e Sace (si veda qui il comunicato stampa).
In sede di conversione del decreto in legge a inizio giugno 2020, le operazioni di factoring (ossia quelle attraverso cui le imprese cedono i propri crediti commerciali a banche o società specializzate che provvedono alla loro gestione e riscossione e concedono anticipazioni sui crediti stessi) si sono affiancate a quelle di finanziamento previste dal Decreto come interventi a sostegno della liquidità delle imprese che possono beneficiare delle garanzie di Stato (si veda altro articolo di BeBeez). In particolare, tra le operazioni che rientrano nel perimetro di Garanzia Italia vi sono:
- la cessione di crediti pro solvendo (salvo buon fine), sia spot che revolving;
- gli anticipi a favore delle aziende su futuri crediti commerciali che derivano da contratti di fornitura, commesse o appalti;
- altre operazioni in cui l’azienda incarica la società di factoring di pagare a scadenza per suo conto i crediti relativi alle fatture emesse nei suoi confronti dai fornitori, previa conferma della regolarità delle forniture da parte dell’azienda stessa.
Le linee di credito, inoltre, dovranno essere destinate a sostenere attività in Italia, tra cui capitale circolante e investimenti. Sace e Assifact hanno definito e concordato i termini e le condizioni che disciplinano il rilascio delle garanzie da parte di Sace a beneficio delle società di factoring. Il rilascio delle garanzie avverrà online attraverso il portale dedicato a Garanzia Italia sviluppato da Sace, dove le banche e le società di factoring – una volta ultimata la propria istruttoria e deliberato l’affidamento – potranno inserire le proprie richieste e ottenere in tempi brevissimi le relative garanzie, controgarantite dallo Stato.
Per quanto riguarda il mercato italiano del factoring, il lockdown dovuto al coronavirus ha pesato sul turnover, che, dopo una crescita del 6,44% nel 2019, era sceso solo dello 0,45% a marzo, ma è poi crollato del 5,53% ad aprile. Assifact stima un calo del turnover factoring addirittura dell’11,91% nel primo semestre 2020, con una ripresa importante però nel secondo semestre, tanto che potrebbe azzerare la previsione negativa del primo. Lo ha detto Alessandro Carretta, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata e segretario generale di Assifact il 16 giugno scorso, in occasione dell’assemblea generale annuale dell’associazione (si veda altro articolo di BeBeez).
Contestualmente, Assifact aveva sottolineato che i decreti Cura Italia e Rilancio contengono alcuni provvedimenti sfavorevoli al settore. “Più che un Decreto Rilancio è un Decreto Affossamento, in quanto crea problemi alle imprese nella gestione del capitale circolante”, aveva commentato infatti Carretta.
Nel dettaglio, il Decreto Cura Italia prevede una moratoria dei prestiti a micro e pmi, ma non si applica ai debitori ceduti nelle operazioni di factoring (tranne che per i debitori contrattualizzati). Il Decreto Liquidità ha esteso la garanzia Sace alle cessioni di crediti pro solvendo ma non quelle pro-soluto, non aiuta le imprese debitrici cedute e non si applica ai cessionari captive. Infine, il Decreto Rilancio estende la garanzia Sace in favore delle assicurazioni sui crediti commerciali, ma non ha accolto la proposta di integrazione con l’operatività pro-soluto. Non solo. Sono stati reintrodotti vincoli alle cessioni di crediti nei confronti del SSN (dopo che l’Italia è stata sanzionata per suoi ritardi sui termini di pagamento in passato) e che Assifact prima aveva fatto eliminare; ed è stato reintrodotto il blocco o sospensione di azioni esecutive e di impignorabilità delle rimesse finanziarie trasferite da regioni a enti del servizio sanitario regionale, dichiarato incostituzionale anni fa.