di Stefania Esposito
cofounder di Blue Ocean Finance
La legge di conversione del Decreto Rilancio approvata nei giorni scorsi ha innalzato da 100 mila a 300 mila euro all’anno la soglia per la detrazione al 50% degli investimenti di persone fisiche in startup e pmi innovative, fatto questo estremamente importante in tema di supporto dell’economia reale del Paese.
Tra le altre misure interessanti, poi, si segnalano quelle a sostegno dell’industria del tessile, della moda e degli accessori: stanziati per l’anno 2020 5 milioni di euro di contributi a fondo perduto per finanziare fino al 50% progetti di creatività e design e 45 milioni di euro di credito d’imposta per coprire il 30% del valore delle rimanenze finali di magazzino eccedente la media dei tre periodi d’imposta precedenti.
Tuttavia va segnalato che un’altra misura introdotta dalla legge, pur benvenuta, esclude una parte importante dell’ecosistema imprenditoriale italiano in un momento in cui l’emergenza Covid ha colpito tutta l’Italia, ma soprattutto il Nord, sede del maggior numero di startup. Si tratta della norma che prevede l’estensione dell’innalzamento delle aliquote per il credito d’imposta Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design alle regioni Lazio, Marche e Umbria, regioni colpite da eventi sismici degli anni 2016 e 2017. Nello specifico, oltre alle regioni del Mezzogiorno, già beneficiarie di un tasso agevolato più alto, avranno una percentuale di copertura più elevata anche quelle regioni.
Questa modifica di fatto permette a tutte le imprese operanti e ubicate nelle suddette aree di beneficiare di un ulteriore vantaggio su questa agevolazione fiscale. Il tasso stabilito è variabile in base alla dimensione e al fatturato dell’azienda. Questo è stato variato dal 12% al 25% per le Grandi Imprese che occupano almeno duecentocinquanta persone, con un fatturato annuo almeno pari a 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio è almeno pari a 43 milioni di euro. Per salire dal 12% al 35% per le medie imprese che occupano almeno cinquanta persone e realizzano un fatturato annuo di almeno 10 milioni di euro e infine dal 12% al 45% per le piccole imprese che occupano meno di cinquanta persone e realizzano un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di euro.
Questo emendamento, quindi, risulta particolarmente vantaggioso per piccole e medie imprese. Si pensi infatti alle imprese piccole il cui tasso di agevolazione è stato incrementato al 45% e alle medie che passano dal 12% al 35%. Un aiuto importante che contribuirà in maniera decisiva agli investimenti in R&S anche per piccole realtà, comprese le startup innovative.
Alla luce della situazione pandemica che ha colpito in maniera disomogenea il Paese sarebbe forse corretto estendere tale emendamento a tutta l’Italia (e non solo al Centro-Sud), proprio per il suo enorme potenziale. Rimangono infatti ingiustamente escluse e penalizzate le imprese del Nord Italia, in particolar modo le startup innovative che fanno R&S allo stesso modo e con gli stessi meriti delle imprese del Centro-Sud che invece hanno l’agevolazione quadruplicata. Per le startup innovative di tutta Italia in particolar modo, avere la possibilità di accedere ad un tasso di agevolazione più alto significa poter far fronte in maniera più solida alla rischiosità dei settori in cui esse tipicamente operano.
In conclusione, se è bene fare una divisione su base dimensionale, non è altrettanto corretto che ve ne sia una territoriale, specialmente considerando l’impatto drammatico del CoVid-19 sull’ecosistema economico di molte regioni del Nord.