di Antonio Quintino Chieffo
ceo di AC Finance e fondatore dell’incubatore Bemycompany
Dalle novità che circolano sulla Legge di Bilancio 2021, i fondi per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese dovrebbero aggirarsi su 1,5 miliardi di euro. Risorse fondamentali per rendere strutturali le risorse stanziate in questi mesi per l’export, a partire dal Fondo 394/81. Si tratta del fondo gestito da Simest, che eroga finanziamenti agevolati per sette attività di internazionalizzazione (fiere, e-commerce, patrimonializzazione, inserimento sui mercati esteri, programmi di assistenza tecnica, Temporary Export Manager, studi di fattibilità). Per affrontare l’emergenza economica legata alla pandemia, infatti, il fondo è stato rafforzato con agevolazioni e la possibilità alle pmi di ottenere finanziamenti a fondo perduto al 50%. Novità rilevanti, tanto che davanti a uno stanziamento di 1,3 miliardi, il presidente di Simest, Pasquale Salzano, ha comunicato nelle settimane passate che le richieste finora presentate al Fondo valgono 3,1 miliardi di euro. La prova della validità dell’offerta risiede anche in quell’85% di imprese che, negli ultimi mesi, hanno fatto domanda al Fondo per la prima volta (tanto che dal 21 ottobre è stata sospesa la possibilità di presentare domande, perché si sono esauriti i fondi a disposizione, si veda qui l’avviso, ndr).
Per questo credo che il successo del Fondo 394/81 sia la cartina tornasole di un tessuto produttivo che ha voglia di internazionalizzazione. Pertanto bisogna alimentare massivamente questo trend. Sono dell’idea che questo successo sia certamente dovuto anche al recente cambio ai vertici di Simest e a una visione più moderna. Più da partner delle imprese.
Le pmi italiane dimostrano quotidianamente di essere iper specializzate e apprezzate dai mercati esteri. Allo stesso tempo, però, soffrono delle piccole dimensioni che spesso non lasciano margine a una programmazione per investimenti espansivi. Alimentare il fondo con ulteriori capitali è certamente il primo driver. Bisogna finanziare le fusioni e le acquisizioni per avere imprese sempre più strutturate e solide. E bisogna finanziare le reti di imprese e le joint venture che si espandono all’estero e creare più sinergie con Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese Italiane). Molto importante sarà vigilare sui fondi destinati, proprio per evitare di pregiudicare uno strumento utile alla comunità delle piccole e medie imprese.