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3.3 €
Autore: Roberto Radice
Casa editrice: Corriere della sera
Anno di pubblicazione: 2020
Acquista su AmazonDescrizione prodotto
E’ il primo volume di una nuova collana del Corriere della Sera, uscito con il quotidiano in edicola il 24 novembre scorso, che consente una divulgazione filosofica di buon livello e qualità, avvicinando il lettore direttamente al testo dell’autore attraverso frammenti, pagine con un commento agevole anche per chi non ha l’abitudine alla lettura di testi filosofici.
La filosofia come storia del pensiero, quindi storia dell’uomo, e come esercizio, allenamento spirituale e terapeutico, nel caso di Platone, vivida reminiscenza di ciò che si è conosciuto nella precedente vita. L’autore, ordinario di Storia della filosofia antica all’Università Cattolica di Milano, che ho avuto modo di apprezzare, avendo sostenuto con lui una parte dell’esame di Storia della filosofia antica quando titolare di cattedra era Giovanni Reale, riesce in modo didattico senza rinunciare alla piacevolezza dello stile a conquistare l’attenzione.
Il primo dei 45 volumi incontra una domanda diffusa di recupero di una materia troppo spesso confinata al circolo degli addetti ai lavori, per diventare uno stimolo alla riflessione che non poteva che partire da Platone, filosofo attento all’interiorità dell’uomo, all’etica, alla necessità della vita spirituale, contro l’effimero dell’esistenza materiale, quanto attento alla vita politica, incarnazione della virtù della giustizia, al centro della riflessione greca. Mai come in questo momento, per quanto utopistica, lo stesso Platone ne ridimensionò l’idea, la repubblica dei filosofi, rappresenta una necessità interiore.
Interessante anche l’ampio capitolo finale dedicato alla biografia del filosofo che diventa una lettura trasversale dell’Atene nel periodo del suo apogeo e la premessa del suo declino.
Ampio spazio è dato proprio alla conoscenza e al percorso che ha condotto Platone a parlare della realtà delle idee e al valore, così come al limite, dell’intellettualismo greco. La tecnica dell’anamnesi si trasforma da esercizio di morte in disciplina d’immortalità: la vita spirituale e l’esercizio della virtù prendono infatti l’avvio e trovano anche la loro risoluzione interamente nel percorso conoscitivo. Occorre purificare, concentrare e separare l’anima che, liberandosi del corpo e bevendo al fiume dell’oblio, cancella ogni evento del passato per innamorarsi totalmente del divenire. Una commistione di mito, raziocinio e scoperta dell’inconscio, ove ognuno è artefice del proprio destino, non tanto per le scelte compiute durante l’esistenza, ma per quell’unica che viene effettuata prima di reincarnarsi. Di grande interesse il tema del racconto di Platone che anche in questo manifesta tutta la sua grecità, con l’importanza fondamentale del dialogo che richiama il valore centrale dell’oralità rispetto alla scrittura e il tema del mito che coesiste accanto al logos. Proprio nella scrittura risiede parte del suo fascino che lo avvicinano anche all’uomo qualunque, ancor oggi. E’ questo il lato che coglie bene Radice che non intende darci la summa della filosofia platonica ma una chiave di lettura.
Platone è da considerarsi probabilmente, secondo Radice, l’autore più completo della letteratura antica occidentale soprattutto per l’innata capacità drammaturgica nel delineare i diversi personaggi, che si contrappongono dialetticamente e con passione discutono come fossero tangibili persone. La forma dialogica permette di procedere infatti, custodendo il fervore della contesa, verso la formazione di un pensiero in perenne divenire, costruito su differenti tesi. Discussioni che spesso si concludono senza una vera soluzione ma che mimano la vita reale e spingono l’uomo a coltivare l’arte della domanda, del dubbio, la voglia di mettersi in discussione.
Inoltre il fondatore della scuola dell’Accademia si trova nel ruolo particolare di raccogliere il pensiero di Socrate di cui fu un allievo devoto che però non scrisse nulla, mentre Platone, al di là della critica alla scrittura, che indeboliva la memoria e anche la capacità di argomentare cristallizzando il pensiero, per fortuna, diversamente da altri autori greci, ci ha lasciato 36 opere (la produzione integrale). Oltre i dialoghi anche il monologo, la celebre Apologia, la ricostruzione della difesa che Socrate formulò dinanzi ai giudici prima della condanna nel 399 a.C. e un gruppo di tredici lettere; in particolare la Lettera VII, che forse non fu neppure scritta da Platone, ma che ne costituisce il testamento filosofico.
Radice ci introduce nel doppio binario di una lettura che distingue dialoghi giovanili, conosciuti anche come socratici nei quali l’arte della maieutica mostra il percorso della conoscenza a quelli della maturità.
Nella sezione dei testi Roberto Radice riporta tre miti: quelli della biga alata, di Er e della caverna: i primi due, nel discorso sull’aldilà, affrontano la reminiscenza, la metempsicosi, l’innatismo delle idee e la sopravvivenza dell’anima, il terzo conduce invece dal buio dell’ignoranza e dei vizi, che incatenano gli esseri umani, verso l’accecante mondo ideale alla luce del Bene. Per Platone, in sintesi, spetta soltanto ai filosofi, gli unici capaci di creare un governo non tirannico, il compito di educare gli altri cittadini.
a cura di Ilaria Guidantoni