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La passione per l’Arte ed in particolare per la Musica mi è stata trasmessa dai miei genitori, frequentatori del teatro San Carlo di Napoli a due passi da casa. Si definivano “verdiani”. Papà, otorinolaringoiatra, tra i libri di Medicina aveva anche una raccolta di vinili di opere liriche, completa di libretti. Dopo la laurea, decisi di specializzarmi prima in Otorinolaringoiatria e poi in Foniatria, una branca che permette di approfondire le conoscenze sulla voce professionale. C’è stato un periodo, da studente, durante il quale ho ascoltato anche due opere liriche al giorno. Quando cominciai a frequentare i teatri, si sviluppò in me una maggiore attenzione per l’interpretazione oltre che per l’intonazione. Dopo la specializzazione, ho potuto assistere alle prove d’opera in vari teatri lirici d’Italia, in particolare al Massimo di Palermo ed al San Carlo di Napoli, durante le quali, ho avuto modo di osservare come sul palcoscenico, il suono orchestrale possa condizionare le voci dei cantanti. Raramente, infatti, si rispetta la regola che vuole che il LA3 sia accordato su 432Hz. È risaputo che i direttori, per avere un suono più brillante, accordano il primo oboe ed il primo violino su 450Hz, costringendo le voci a sforzarsi sin dalle prime prove. Talvolta, l’accordatura è volutamente alta per indurre il cantante in errore, qualora questi non sia gradito al direttore il quale, con la scusa di sentire bene gli acuti durante le prove, forza le voci degli interpreti, che la produzione gli ha proposto, fino a scoraggiarli. Molte voci non sono logorate da abitudini voluttuarie bensì da stress vocale e psicologico indotto dai direttori ed anche dai registi che, pur di sembrare innovativi, propongono di cantare in posizioni del corpo assolutamente antitetiche alla tecnica vocale oppure coperti da scene enormi ed inadeguate per la risonanza del timbro vocale e del suono strumentale. Quando dicono di essere rispettosi del libretto, ecco che i registi, pur di creare la nebbia dove il Duca di Mantova intravede la taverna di Sparafucile, fanno cospargere di ammoniaca tutto il palcoscenico, con il risultato di
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un’irritazione faringea che coinvolge il Duca, Maddalena, Sparafucile, Rigoletto e la povera Gilda. “Il sacco è così grande che ce li metterei entrambi”, disse un Basso alludendo al regista e al direttore quando vide la tela dove mettere Gilda. Nel 1993 insieme con Riccardo Canessa, all’epoca ancora logopedista, fummo autorizzati dall’Ente lirico San Carlo di Napoli a utilizzare, in teatro, un analizzatore di spettro vocale. Lo studio che ne scaturì fu davvero interessante: tutti i cantanti raggiungevano con i loro armonici le prime fila di poltrone, dove normalmente siedono critici, politici, personalità del mondo dello spettacolo. Tuttavia, solo le armoniche delle voci più dotate giungevano fino ai palchi di quarta e quinta fila. Nel palco reale che dista, se ben ricordo 52 metri dal palcoscenico, si rilevavano le armoniche ed il vibrato di pochi e brillanti interpreti. Potevamo vedere sul monitor quella che in gergo viene definita una voce “che corre”, requisito che non corrisponde ad una forte intensità ma ad un incremento di armoniche su frequenze alte ed al di sopra dello spettro del suono orchestrale, collocato normalmente tra i 500 e i 1500Hertz. Fu molto suggestivo verificare l’esistenza di una sorta di corrispondenza tra la percezione dell’arte ed il requisito tecnico. Ho sempre auspicato l’incontro tra cultura umanistica e scientifica. Inutile dire che quando giunse Pavarotti per cantare nell’Elisir d’Amore, il suo timbro risuonava anche in sesta fila e senza sforzo apparente. Alloggiava presso il Vesuvio ed aveva a disposizione una cucina interna alla suite per curare meglio la propria alimentazione. L’igiene vocale è fondamentale per una buona voce, quasi quanto la tecnica di canto. Ho avuto modo di verificare negli anni che tutti gli interpreti di
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successo, sia che appartengano al mondo della lirica, a quello del rock o, ancora, alla prosa, osservano tutti una disciplina rigorosa riguardo al loro stile di vita. Senza dubbio bisogna ridurre al minimo i caffè ed il cioccolato ma anche le fritture e tutte le bevande gassate compresa anche l’acqua frizzante. I sedativi poi, che sono utili per gestire l’ansia da prestazione, provocano disidratazione delle mucose degli organi fonatori, analogamente a quanto avviene per la somministrazione di antistaminici nei soggetti allergici. Il foniatra, essendo medico e chirurgo, deve avere competenze di fono chirurgia: occorre quindi che operi personalmente nel caso si rilevassero formazioni sulle corde vocali non regredibili dopo terapia logopedica. È impensabile insistere per anni con la riabilitazione. Se una neoformazione non regredisce risulterebbe, infatti, inutile scaricare la responsabilità sul terapista. L’intervento, eventualmente necessario, va eseguito con tecniche di microchirurgia con elevato ingrandimento al fine di non ledere le strutture anatomiche deputate al cambio di registro. Una condotta troppo attendista non risolve la disfonia e il cantante, spesso, finisce così per rivolgersi a trattamenti non adeguati come ad esempio la terapia omeopatica oppure ricorrendo superficialmente ai consigli di qualche collega di lavoro.
Con la collaborazione di Panglossina
CURRICULUM breve
Ugo Cesari nato a Napoli nel 1958
Medico Chirurgo dal 1982
Specialista in Otorinolaringoiatria (1985)
Specialista in Foniatria (1990)
– dal 2014 Direttore del Master post-laurea in Fisiopatologia e Riabilitazione della Voce Cantata e Recitata
– Membro del Collegium Medicorum Theatri (COMET), organismo internazionale di Specialisti perfezionati per la cura degli artisti professionisti.
– dal 1992 Consulente Foniatra dell’Ente lirico del Teatro San Carlo di Napoli
– Perito fonico presso la Procura della Repubblica ed il Tribunale di Napoli
– Collabora in qualità di docente con Area Sanremo, progetto nazionale di formazione delle voci della musica emergente italiana.
Settori di ricerca:
Analisi della motilità delle corde vocali Microchirurgia laringea, Fonochirurgia della voce professionale, Analisi spettrografica della voce. Autore di 120 pubblicazioni scientifiche su Riviste specializzate Nazionali e Internazionali, viene invitato in Italia (Sanremo) ed all’Estero per consulenze Foniatriche e corsi di formazione per la voce professionale. Tra i suoi pazienti: Edoardo De Crescenzo, Luca Argentero, Caterina Caselli, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Enzo Avitabile, Serena Autieri, Massimo Ranieri, Giovanna Casolla, Sal da Vinci, Giancarlo Giannini, Gianni Simioli, voce di Radio Marte, Massimo Braccialarghe, speaker di Mediaset, Gigio D’Ambrosio, doppiatore e speaker di RTL. Ha scritto un manualetto divulgativo, Igiene Vocale, che si intravede nei camerini di molti suoi pazienti. Ama definirsi un riparatore di corde vocali e dice di sentirsi un meccanico sì, ma della Formula Uno.